Josette Audin è morta sabato scorso. Aveva ottantasette anni, ed era da quando ne aveva venticinque che lottava per fare giustizia della morte del marito Maurice Audin.
Una storia che in molti non ricordano, o nemmeno conoscono.
Maurice Audin era un matematico algerino, docente presso l’Università di Algeri. Giovane – aveva 25 anni il giorno della sua morte -, brillante, già padre. Membro del Partito Comunista Algerino e militante anticolonialista.
Nel 1957, anno della sua morte, l’Algeria era colonia francese, e da tre anni stava lottando per l’indipendenza. Una guerra di liberazione che costò la vita a quasi un milione di algerini, tra cui moltissimi civili, e che si concluse con l’indipendenza dell’Algeria proclamata il 3 luglio del 1962.
Lo scontro fu cruento: la Francia, dopo la dura sconfitta subita in Indocina, applicò una strategia di “guerra contro – sovversiva” che prevedeva una forte repressione della popolazione civile.
La morte di Maurice Audin si determina in questo contesto: fu arrestato l’11 giugno del 1957, e dopo giorni di torture continue morì.
O meglio, scomparve. Il suo corpo non venne infatti mai ritrovato.
La responsabilità dell’esercito francese era evidente: eppure l’ammissione di responsabilità non arrivò mai, da parte di nessuno.
Soltanto nel 2018 l’attuale presidente Macron ha iniziato ad appoggiare la tesi della morte di Audin in seguito alle torture, e quindi a considerare in maniera più o meno ufficiale la possibilità della morte per mano dello Stato Francese.
La presa di posizione di Macron – pure se è soltanto una dichiarazione di intenti, al momento – ha suscitato polemiche e forti opposizioni in Francia.
Che poi, se vogliamo, anche l’eventuale atteggiamento di Macron nei confronti di un riconoscimento dei crimini francesi nei confronti dei loro ex “coloni” saprebbe comunque di ipocrisia: la Francia ad oggi prosegue senza problemi a sviluppare politiche neocolonialistiche in molte aree dell’Africa, mantenendo una presenza militare consistente ed attiva. Mali, Niger, l’area dello Shael, il Ciad – dove proprio Macron si è recato in visita qualche settimana fa: la Francia fa decisamente fatica a dimenticare il proprio passato (ed il presente) di potenza coloniale. Se dovessero finalmente essere chiarite le responsabilità dell’omicidio di Maurice Audin, già sarebbe un risultato. Almeno per onorare il ricordo di Josette, che non ha fatto in tempo ad avere giustizia, ma che la merita.
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