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La Palestina sarà alla Biennale di Venezia

Non saranno contenti gli apparati ideologici dello Stato israeliano che da anni perseguono il politicidio verso i palestinesi, ma quest’anno la Palestina sarà presente con gli allestimenti di due artisti – Rula Halawani e Lawrence Abu Hamdan – alla Biennale di Venezia.

Rula Halawani è nata nel 1964 in Palestina,vive e lavora a Gerusalemme.

https://www.labiennale.org/it/arte/2019/partecipanti/rula-halawani

Le immagini spettrali di Rula Halawani catturano le conseguenze della violenza che ha trasformato il suo Paese in una zona di guerra. Attingendo al proprio passato di fotogiornalista e ai ricordi della vita durante l’occupazione israeliana, Halawani scandaglia un paesaggio a lei ormai estraneo, alla ricerca delle tracce sempre meno visibili della Palestina storica. Sfruttando il mezzo fotografico, le implicazioni spaziali dell’occupazione non vengono rese solo attraverso la rappresentazione delle strutture politiche nell’ambiente antropizzato, ma emergono con chiarezza persino maggiore dal vuoto degli spazi negativi e delle illusioni.

In risposta alle rappresentazioni fotogiornalistiche della situazione israelo-palestinese, le immagini di Rula Halawani testimoniano le pressioni destabilizzanti e disumanizzanti imposte al popolo palestinese. Nelle sue inquietanti serie fotografiche in bianco e nero, The Wall e The Wall at night, Halawani ritrae la barriera di “sicurezza” che le forze di difesa israeliane hanno iniziato a costruire nel 2000 per controllare l’accesso ad israele e ai territori occupati, un intervento che ha ulteriormente frammentato il territorio rimasto alla Palestina.

In Gates of Heaven, la fotografa documenta i nuovi “passaggi” comparsi insieme al muro di separazione. Il titolo si riferisce alle otto antiche porte da cui in passato si accedeva alla città Vecchia di Gerusalemme; a differenza di quelle porte, i nuovi cancelli disturbano e ostacolano la vita dei palestinesi, impedendo loro l’accesso ai luoghi religiosi e separando le famiglie.

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Lawrence Abu Hamdan è nato in Giordania nel 1985; vive e lavora a Beirut.

https://www.labiennale.org/it/arte/2019/partecipanti/lawrence-abu-hamdan

Definendosi un ‘orecchio privato’, Lawrence Abu Hamdan si concentra sulle politiche dell’ascolto, sull’impatto legale e religioso del suono, sulla voce umana e sul silenzio. La sua pratica è nata dall’esperienza nell’ambito della musica autoprodotta, ma attualmente comprende video, installazioni audiovisive e saggi sonori dal vivo, espressione che l’artista preferisce a lecture performance poiché rispecchia meglio l’intreccio tra voce e contenuto, tra un discorso e le condizioni in cui viene pronunciato. Nelle sue opere tratta la voce umana come un materiale politicizzato, di cui i governi e le aziende che si occupano di dati possono facilmente appropriarsi.

L’altopiano del Golan é un territorio siriano annesso a Israele dopo la guerra del 1967. Le famiglie e le comunità che vivevano sui lati opposti della linea del cessate il fuoco vennero smembrate. Sulle alture del Golan c’è un luogo chiamato “valle delle grida”, dove la conformazione del luogo agevola la dispersione del suono oltre il confine. Le famiglie si riuniscono proprio qui per poter sentire le voci dei propri cari e per salutarsi a gesti, unico modo per oltrepassare l’altrimenti invalicabile linea di separazione. Questi sono i suoni che si sentono.

Le immagini che vedete sono del 15 maggio 2011, quando manifestanti provenienti da tutto il paese si riunirono sul versante siriano della “valle delle grida” per l’anniversario della Nakba. In quell’occasione non furono solo le voci a varcare il confine. Centocinquanta manifestanti palestinesi provenienti dalla Siria, infatti, fecero inaspettatamente irruzione nel territorio di Israele. Per la prima volta dal 1967 il confine venne violato.

Quattro manifestanti furono poi uccisi dai soldati israeliani, ma la maggior parte di essi riuscì a esercitare, seppur per poco tempo, il diritto a tornare sul territorio.

Questa violazione del confine è stata immortalata da fonti anonime che l’hanno filmata con i loro cellulari dalla parte israeliana, dove le comunità locali della “valle delle grida” si erano riunite in solidarietà con i manifestanti. In questo video, tra i forti canti di protesta di coloro che stanno oltrepassando il confine, possiamo appena distinguere in sottofondo le voci delle famiglie della “valle delle grida”. Ma questa volta non gridano i soliti saluti. Così come il confine stesso, le loro voci vengono sopraffatte dal rumore, mentre gridano a squarciagola:

Basta
Basta
Fermi
Fermi
Ehi. Fermi
Basta
Basta
Basta
Fermi Basta
Fermi Basta
Fermi Basta
Ci sono mine antiuomo
Fermi
Fermi
Ci sono mine antiuomo. Mine antiuomo
Mine antiuomo. Mine antiuomo
Basta

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