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La parabola ermetica dell’”uomo nero”

«L’Uomo Nero è alle porte. E con sé reca un fascio, per darvi le botte!!!». Gridavano mamma e papà, per spaventare i fanciulli che volevano uscire in giardino.

«La libertà non è fuori, dove sono i pericoli bui», ammonivano affettuosi. Ma indossavano la maschera del clown di It.

«Non è fuori, dove possono togliervi i soldi di tasca, picchiarvi coi manganelli e farvi diventare brutti e cattivi. Come gli sbirri. O razzisti e classisti, come il pelato fissato con l’urbano decoro».

Su quest’ultima affermazione si guardarono in faccia dubbiosi. Confondevano pelati? Si domandarono. Ma poi proseguirono, certi.

«Meglio starsene nella gabbia dorata, protetti e a riparo da sgradite sorprese. Uniti, nel vincolo della famiglia allargata». Di nome facevano Erasmus-Europeo.

«E poi, capiamoci ragazzi», continuarono. «La libertà non può essere gratuita e totale. Va ordinata. Una sorta di ordolibertà, per così dire.

Certo, noi vi sfruttiamo, benché siate i nostri figli. Vi facciamo fare ogni sorta di lavoro, ancorché minorenni. Anche sessualmente vi schiavizziamo. Però vi diamo la settimana. Vi diamo da mangiare e da bere. E vi accudiamo.

È sempre meglio della dittatura e della tirannia dell’Uomo Nero, non credete? Senza diritti, senza lavoro, senza assistenza, senza affetto. E pure stuprati, se capita».

Così, con viscida e falsa amorevolezza, parlarono mamma e papà ai loro dodici figli. Cui avevano tolto tutto. Persino i sogni. Persino l’incubo dell’Uomo Nero!

E allarmati, correvano in tutte le stanze, si affacciavano alla finestra, agitando le mani per attirare l’attenzione delle famiglie vicine. «Aiuto! C’è l’Uomo Nero e il fascismo alle porte.

Urlavano con quella apprensione morbosa, impastata di ansia e voce tremante, a dissimulare l’atavica vocazione del genitore, democratico e ansiogeno, all’ autoritarismo, al legalitarismo, alla teocrazia e alla Carta della Legge. Vocazione all’istrionismo attoriale, che tutto mistifica. Altro che storie.

Fingevano di ignorare, gli scaltri e perfidi mamma e papà, nel loro narcisismo egosintonico di genitori di sinistra, elargitori di machiavelliche paure, il vero mostro notturno che si materializza negli incubi dell’infanzia. L’idra Capitale. Nove teste chiamate, con il gergo postmoderno del filosofo Fuffaro, Turbismo-Capitale. Che, con la sua più virulenta anima contemporanea – soprannominata Signora Thatcher, un po’ come una pasticca di ecstasy – è diventata, oramai, la nostra ombra.

Un mitologico altro da sé, che ci segue ovunque, cambiandosi continuamente d’abito, e con cui chiacchieriamo amabilmente. Come un amico lisergico immaginario. Lo schizode alter ego di 21st Century Schizoid Man.

E se bussano alla porta, il nostro amichetto ombra – il velenoso ecstasy/serpente pensiero invadente, denominato Signora Thatcher – ci aiuta ad accogliere gli ospiti. Vestiti di nero. Con invito esclusivo alle 120 giornate di Sodoma.

Quell’ombra -quel nostro alter ego schizzato- qui da noi, in Italia, agghindata con abito bianco papale o abbigliata di rosso luciferino, ha da sempre un nome orwelliano e simbolico, clericale e democratico, cristiano ma moderatamente progressista. Un po’ massonico.

La chiamiamo, Gonus P2. Ovvero: Governo Ombra Nazionale di Unità Solidale Playstation 2.

Se proprio vogliamo vezzeggiarla con nomignoli giovanilistici ed erotici, la nostra ombra, aliena ed inconscia, la coccoliamo con Picci, Arcobaleno, Ulivina. Nell’intimità, nei momenti più torridi, quelli dell’orgasmo onanistico, reiterato con l’ossessività della coazione a ripetere, l’abbiamo chiamata perfino Rivoluzione Civile.

Oggi però, siamo cresciuti. Vogliamo lasciare la famiglia e i suoi miti terrorizzanti. Abbandonare le case/gabbie. Non ci fa paura l’uomo nero col fascio in una mano. Noi vogliamo decapitare sua madre. L’Idra Capitale. Liberarci, insomma, della nostra ombra. Del nostro amico immaginario. Del nostro 21st Century Schizoid Man.

Non vogliamo più parlare con finte famiglie unite. Patologici nuclei micragnosi di paure e legami soffocanti.

Noi vogliamo insorgere. Sovvertire l’ordine costituito. Distruggere la famiglia tradizionale. Rivoluzionare l’esistente. Cancellare la cultura della merce. Spezzare le catene della coazione a ripetere e a perdere. Uscire dai letti sinistrati dell’aristocrazia borghese e onanista. Tornare a fare l’amore col popolo. E con i dannati della terra.

Così dissero quei dodici figli, rivolgendosi a chi aveva ucciso il sogno del Comunismo. E aggiunsero, sibillini.

Il Grande Padre è morto. Il Piccolo Padre pure. La Cina non è più così vicina. Il Novecento resta solo un gran bel film, specie sul finale. In America Latina, scorre ancora giovane il sangue della rivoluzione. Ma il Sud del mondo muore, sotto i colpi degli Imperi.

Morale della favola: La Sinistra del fronte unico antifascista, la sinistra che canta Bella ciao solo per tornare vergine, vada a farsi fottere. Dalle carceri alle aule di tribunale. Dalle Piazze ai cortei. Nelle fabbriche e nei teatri. Si torni a cantare L’Internazionale. Fino alla vittoria!

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1 Commento


  • giancarlo staffolani

    Crisi di governo, che si voti prima o dopo, è ora di finirla con facilonerie consolatorie….
    >>> I sondaggi ed il buon senso dicono chiaro che la “Sinistra comunista rivoluzionaria” oggi non può riuscire ad avere rappresentaza istituzionale. Allora è meglio un voto, il più numeroso possibile, ma ad “alta identità ideeologica militante”, costruendo “punti di forza” radicati territoriali e sociali, anche circoscritti (Basi rosse), da cui riprendere la “Lunga Marcia”..
    Perdere altro tempo con ammucchiate socialdemocratiche o volontaristico-moraliste non servirà a nulla anzi peggiorerà la situazione.

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