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All’università di Siena lezioni ideologiche di imperialismo, quello europeo

All’Università di Siena assistiamo a una vera e propria operazione di propaganda promossa dall’ufficio Europe Direct, che sotto il nome “Lezioni d’Europa” ha organizzato una serie di incontri per promuovere l’operato della nuova Commissione Europea. Il terzo di questi momenti si svolge oggi e riprende il titolo del programma, riassumendo il senso dell’intero ciclo: Un’Unione europea più ambiziosa. La Commissione von der Leyen e le priorità dell’Unione europea dal 2019 al 2024.

Ma cosa significa che l’UE deve essere più ambiziosa, mantra ripetuto anche dal Commissario all’Economia Paolo Gentiloni? La caduta del Muro di Berlino ha segnato la fine del bipolarismo della Guerra Fredda, ma la progressiva perdita di egemonia da parte degli USA non si è arrestata e, tanto più con le accelerazioni prodotte dalla crisi economica, il colosso americano affronta oggi la sempre più pesante competizione di nuovi attori globali.

L’Unione Europea è uno di questi, un polo imperialista in costruzione che ha individuato nella formazione un settore strategico del suo sviluppo, con lo scopo di diventare “l’economia della conoscenza più competitiva al mondo”.

Ed è proprio dagli orientamenti strategici della Commissione Von der Leyen che, come scritto nella presentazione del programma, prendono le mosse le lezioni; l’Università di Siena promuove l’indottrinamento delle giovani generazioni che devono essere abituate sin da subito a immaginare la propria vita solo ed unicamente dentro la dimensione dell’Unione Europea, in funzione del suo modello di economia sociale di mercato, al punto che durante gli eventi “uno spazio particolare verrà riservato alla divulgazione di informazioni sui programmi, sui finanziamenti e sulle opportunità che l’Unione Europea offre ai suoi cittadini”. L’alternativa non deve esistere.

Questa operazione punta a legittimare il quadro imposto dalla UE in una fase in cui il pensiero unico europeista incontra sempre più critici. Per questo gli incontri vertono da una parte sui sovranismi riluttanti, chi più chi meno fittiziamente, al progetto comunitario, con esplicita preoccupazione per la “tenuta dell’apparato politico europeo”; dall’altra su tematiche che possono garantire un consenso ampio, come la questione di genere o quella ambientale, salvo poi proporre narrazioni e soluzioni non solo mistificanti ma addirittura funzionali al rafforzamento della gabbia europea.

Le conferenze organizzate sul Green Deal ne sono un esempio lampante, nascondendo dietro un finto interesse per l’emergenza climatica una nuova ondata di investimenti inadeguati nella quantità e negli scopi ad affrontare il problema ambientale, ma bensì molto utili al processo di valorizzazione di un capitale che si dibatte in una crisi da cui ancora non trova vie d’uscita. Per il ruolo che l’Unione Europea vuole assumere è di primaria importanza però anche avere strumenti militari comuni, e non è certo un caso che uno degli eventi si intitoli “La Difesa dell’Unione Europea”; Bruxelles deve sapere come farsi valere negli scenari di crisi internazionale, come negli ultimi mesi sono stati la Libia e l’Iran, e ciò è stato ribadito sia da Gentiloni sia dalla Von der Leyen.

L’ultima lezione riguarderà la Brexit, l’esempio più chiaro di come l’Unione Europea non sia qualcosa di ineluttabile. Il titolo dice esplicitamente “la storia continua…”, e noi siamo d’accordo. La storia però la scriviamo noi, una storia che vuole rompere con la precarietà, con l’austerità e che vuole costruire un futuro a noi giovani senza essere costretti a emigrare dal sud al nord, o addirittura verso il centro economico di questo mostro imperialista chiamato Unione Europea!

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