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Il Gobbo del Quarticciolo. Capire la complessità e le dinamiche sociali

Massimo Recchioni e Paola Polselli hanno scritto un nuovo libro sul Gobbo del Quarticciolo, figura complessa e contraddittoria, che ha lasciato un segno indelebile quantomeno nell’immaginario collettivo di un territorio.

Si tratta di un libro prevalentemente destinato ai giovani, ma non solo. Il volume, arricchito dalle illustrazioni di Saverio “Indio” De Marco, si articola in due parti.

La prima (insieme alle appendici) è la contestualizzazione dei fatti, dall’avvento del Fascismo al primo dopoguerra. Quasi si potrebbe dire che si tratta delle parti mancanti nei libri di testo scolastici, quanto viene omesso o decontestualizzato per far sì che gli studenti non possano cogliere le reali dinamiche.

Il cuore del libro è nella seconda parte, quella relativa alla breve vita del Gobbo del Quarticciolo. Una storia che con tutti i suoi limiti e le sue incoerenze, ci aiuta a leggere anche il nostro presente. Attraverso la biografia del Gobbo si descrive efficacemente la “non linearità” di una fase storica troppo semplificata e schematizzata. Quella che ci è stata tramandata è una versione dei fatti quantomeno alterata, che non tiene in debito conto la complessità.

Notoriamente la storia viene scritta dai vincitori e il Gobbo, seppur aveva dato un contributo enorme alla sconfitta dei nazifascisti, non poteva essere uno dei vincitori, soprattutto perché incapace di liberarsi dalla sua condizione di sottoproletario.

La narrazione dominante ci porta a pensare che la Resistenza a Roma sia stata condotta solo dal PCI e dagli altri partiti che poi finiranno per formare l’Arco Costituzionale. Tuttavia non è così, nelle borgate era egemone la formazione partigiana comunista denominata Bandiera Rossa (che si pose su posizioni critiche rispetto al PCI). Bandiera Rossa era un movimento comunista con un forte radicamento di classe, vi aderivano anche numerosi sottoproletari (tra cui il Gobbo), forse non interessati alla Rivoluzione, ma che avevano le idee molto chiare su chi fossero i propri nemici.

Il proletariato, anche qualora non arrivi a sviluppare una piena coscienza di classe, sa perfettamente che ogni oppressore è un nemico, sa cioè distinguere la giustizia dall’ingiustizia. Sulla base di questa elementare distinzione il proletariato può passare all’azione anche senza riferimento a raffinate teorie politiche, giusto per istinto. Quando lo fa si scatena una lotta di popolo difficilissima da contrastare, in quanto può contare: su alti numeri di combattenti e sostenitori, radicamento e appoggio di ampi settori, conoscenza del territorio, la combattività data dalla difficoltà della propria esistenza, competenze tecniche, ecc.

L’attualità di questa vicenda sta anche nella sua genesi.

La ridefinizione del tessuto cittadino voluta da Mussolini puntava a mostrare sfarzo e a rimuove tutti gli “elementi di disturbo”, tipo il popolo. I fascisti volevano una Roma per certi versi simile a un quadro di de Chirico: dei bellissimi monumenti con nulla intorno. Per arrivare a ciò, si doveva necessariamente espellere il popolo dal centro cittadino, spostandolo nelle borgate.

All’epoca la deportazione era coatta, oggi si usano mezzi meno grossolani che per esempio portano il nome di “gentrificazione”. Allora come adesso questi fenomeni innescavano un conflitto sociale. In quel quadrante della città ancora si assiste ad uno scontro di classe che le istituzioni e le forze politiche fanno fatica a cogliere. A ciò ora si aggiunge un legalitarismo miope, che inevitabilmente si scontra con la realtà e a cui fa da contraltare la tendenza giovanile a mitizzare riprovevoli condotte criminali.

Conoscere la vicenda del Gobbo ci aiuta a capire la complessità della storia e a cogliere una serie di fenomeni ancora esistenti, in definitiva ci offre una chiave di lettura delle dinamiche sociali. Si tratta di un qualcosa di estremamente utile, soprattutto per chi voglia fare politica. Ancora oggi in tanti odiano il popolo, quindi il popolo finisce per odiare molti.

Ma il popolo ama chi lo aiuta nei momenti di difficoltà, si tratta di dinamiche (a volte anche perverse) che vanno capite per rimarginare le scollature e per progettare il futuro.

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