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“The Master” e la manipolazione ideologica delle masse

Il mare è una costante nel film del 2012 The Master, di Paul Thomas Anderson. Da qui partono le vicende che riguardano il suo protagonista, Freddie Quell (Joaquin Phoenix).

Soldato in quello che è presumibilmente il teatro del Pacifico della Seconda Guerra Mondiale, Quell si ritrova su una spiaggia a noi sconosciuta e su una nave da battaglia, dove lo vediamo cercare di sfogare i propri istinti sessuali o, per appagarli, darsi all’alcool, completamente isolato dal resto del mondo, se non per quei pochi commilitoni che lo circondano.

Parallelamente, torna su una nave, questa volta uno yatch, nel momento in cui, finita la guerra, scappa da una vita che si prospetta monotona e senza senso come fotografo in un centro commerciale. Sullo yatch in questione, la mattina dopo una festa, incontra l’altro personaggio principale della storia, Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman).

La figura di Dodd è chiaramente ispirata a quella di L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, su cui è anche ripresa la setta rappresentata nel film, ovvero “La Causa”. Così come Freddie, anche Hubbard fu arruolato nella Marina americana durante la Seconda Guerra Mondiale, arrivando a comandare due navi per poi essere rimosso da vari incarichi proprio alla fine della Guerra.

Nel loro primo incontro, Dodd richiama in effetti al fatto che Freddie gli ricorda lui stesso da giovane, essendosi presentato come un “marinaio fisicamente abile a svolgere qualsiasi tipo di lavoro”.

Questo crea subito un rapporto padre-figlio (o servo-signore, come richiamato vagamente dal titolo del film) tra i due il quale si sviluppa durante un’intensa sequela di domande che Dodd rivolge a Freddie, nella quale si rivelano tutti i traumi che affliggono quest’ultimo, dalla mancanza di una figura paterna alla separazione forzata tra lui e la ragazza che amava a causa del servizio militare.

Dodd, persona dotata di straordinaria accortezza, riesce a portare dalla sua un giovane erratico e poco avvezzo alla disciplina come Freddie.

Questo avviene non solo tramite le parole, ma innanzitutto grazie alla forte presenza fisica di Dodd che riesce ad incarnare la figura autoritaria paterna che è sempre mancata nella vita di Freddie. Di fatto, mentre gli altri membri della setta sembrano essere piuttosto ammaliati dalla grande vena retorica di Lancaster, Quell sembra ignorare quello che dice ma si trova invece più predisposto a seguirlo nelle sue reazioni più violente. Ad esempio, quando Dodd insulta un uomo che aveva messo in dubbio la pseudo-scientificità delle basi filosofiche della setta, Freddie arriva addirittura a picchiarlo.

Lancaster è quindi costretto a rimettere all’ordine Quell che si era comportato, a sua opinione, come “un cattivo bambino”. Similmente a quanto accadeva nella Marina, Freddie è sottoposto alla disciplina della setta, anche se meno formale, da cui, appena può, cerca di liberarsi.

Sotto questo aspetto, l’ossessione nei confronti di una propria libertà sessuale, che notiamo continuamente nel film, assume i caratteri di una vera e propria liberazione a tutto tondo. Da questo punto di vista, si spiegano i tentativi della setta di sublimare i suoi istinti ai fini della Causa.

Ma il tentativo di liberazione più estremo di Freddie può essere considerato quello in cui abbandona la setta per tornare alla casa del suo amore della sua vita pre-bellica, Doris. Qui, sperando di ritrovarla, scopre dalla madre che lei si è ormai sposata ed ha già due figli. La disperazione che ne scaturisce è la prova inalienabile dell’impossibilità di una propria salvezza.

Al personaggio di Freddie si contrappone la figura della moglie Peggy (Amy Adams), la quale serve innanzitutto per far tenere il punto a Dodd e a non farlo distrarre con Quell, e, allo stesso tempo, di reprimere prima quest’ultimo e poi di farlo espellere dalla setta.

Sin da subito, dal primo dialogo con Freddie, Peggy si presenta come colei che deve mantenere i rapporti di forza tra la setta e il mondo esterno, tanto da arrivare ad accusare Freddie di essere una spia. Emblematico, infine, il discorso che rivolge a suo marito in una scena: “Siamo arrivati al punto […] in cui dobbiamo giustificarci. Se non lo facciamo perderemo ogni battaglia in cui ci ritroveremo. Non domineremo mai il nostro ambiente nel modo in cui dovremmo a meno che non attacchiamo”.

In senso lato, potremmo paragonare questa mentalità bianco-nero, dentro-fuori della setta a quella di formazioni paramilitari di ispirazione reazionaria, come il Ku Klux Klan o le squadracce fasciste, le quali, in un modo o in un altro, servendosi di giovani sbandati delusi dall’esito di conflitti in cui avevano partecipato, riuscivano a manipolarli nel fare il lavoro sporco per uno Stato che, di fatto, non riconoscevano come legittimo e che aveva voluto renderli carne da macello.

L’intuizione delle contraddizioni del sistema capitalistico e, allo stesso tempo, la mancanza di un riconoscimento delle loro cause profonde porta ad una visione distorta della realtà.

Non possiamo quindi non trovare un parallelo con la situazione di Freddie, il quale proviene evidentemente dallo stesso ceto economico di tanti che hanno perso le speranze di migliorare le proprie condizioni e si sono gettati su ideali assurdi e controrivoluzionari. Le pulsioni guerresche di Peggy e il nichilismo violento di Freddie vengono tenuti assieme dal tentativo conciliatore di Lancaster.

Nelle sue parole, però, egli riporta sempre tutti i concetti base che vengono determinati nella fase imperialista del capitalismo, da cui emergono i caratteri distinti dei due personaggi a lui vicini.

Anzitutto, il richiamo costante all’Uomo, come concetto astratto, fuori dal tempo e da ogni rapporto di classe; un ritorno alla sua “intrinseca perfezione”, segno di una razionalità ormai fine a se stessa perché non produce più un vero e proprio progresso culturale; l’eterno “ciclo della vita”, base della cancellazione della storia; le scempiaggini pseudo-scientifiche che propina tramite la sua religione, dalle vite passate ai trilioni di anni del pianeta Terra.

Significativo, da questo punto di vista, il fatto che, nella sequela di domande già citata, chieda a Freddie se, parallelamente ad essere membro di una formazione aliena che vuole invadere la Terra, fa parte di un’organizzazione comunista.

Tutti i suoi sforzi di riconciliazione con la realtà sono quindi vani. Fondamentale per capire questo è la sua risposta isterica al membro della setta Helen Sullivan (Laura Dern), che gli chiede di cosa parli realmente il suo ultimo libro.

Dodd non è chiaramente convinto del suo credo, fatto testimoniato, inoltre, dal suo alcolismo, tentativo di evasione per antonomasia, e dai momenti più ludici che si concede con Freddie, nonostante questo lo riconosca come una figura paterna.

Egli è, in definitiva, l’espressione di una borghesia parassitaria che non sa più dare risposte al mondo su come portare avanti le sorti dell’umanità.

Ma se nel 1950, anno in cui è ambientato il film, una tale mentalità era ancora in fase embrionale, in quanto l’accumulazione di profitto era più che possibile nell’Occidente capitalista grazie agli sforzi bellici riconvertiti nell’economia reale, in questo momento storico essa si è diffusa estensivamente all’interno della borghesia aristocratica americana. La nave statunitense sta affondando e non c’è alcun capitano al comando.

Da Trump – che nella sua assurda gestione della pandemia da coronavirus ha causato più di 230mila morti – che avalla e fomenta le teorie cospirative più insulse (dalla candeggina antivirus al rifiuto della mascherina, siccome non ha una vera e propria strategia per accantonare la creazione di nuovo profitto per pochi), a Biden, che propone le solite ricette neoliberiste decotte per riparare ad un sistema sanitario completamente devastato dalle privatizzazioni.

L’economia di mercato continua ad essere considerata l’unica forma possibile di economia, nonostante la realtà dica esattamente l’opposto.

In questa fase, però, le masse non riescono ancora a mettersi alle spalle un sistema così palesemente iniquo, sia per la propria necessità fondamentalmente economica di sopravvivere con quel poco che rimane del sistema produttivo, sia perché manca proprio quella forza ideologica che una soggettività politica può dare.

In definitiva, la mancanza di una visione alternativa e realistica, sostenuta da un’organizzazione adeguata e credibile, non consente di compensare le distorsioni a livello ideologico nelle vite delle persone, che vengono ancora manipolate dalla forza delle idee delle classi dominanti.

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