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“L’estremismo, malattia infantile del comunismo”. Con l’Accademia Rebelde

L’ultimo appuntamento del ciclo di formazione su Lenin e lo Stato è dedicato al testo “L’estremismo malattia infantile del comunismo”, scritto nell’aprile del 1920 da Lenin in vista dell’importante appuntamento del II Congresso della Terza Internazionale, tenutosi a Mosca e Pietroburgo tra il luglio e l’agosto del 1920.

È un testo che ha suscitato nella storia del movimento comunista internazionale discussioni e divisioni anche profonde, un testo che sintetizza sia i risultati raggiunti dal bolscevismo nella storia russa, sia i caratteri principali della necessaria bolscevizzazione dei partiti comunisti europei. È uno dei contributi più importanti allo sviluppo della scienza rivoluzionaria nel Novecento.

Se vogliamo indicare un tema centrale di questo scritto, sta nel trattare la scienza politica della strategia e della tattica in un momento storico in cui l’onda della rivoluzione tende a rifluire.

Questo scritto precede di pochi mesi l’elaborazione della Nep e il processo di consolidamento interno del potere bolscevico uscito vittorioso dall’assedio controrivoluzionario, ma anche stremato dalla guerra con “i bianchi” sostenuti dal mondo capitalista.

Per Lenin si deve quindi da una parte costruire su solide basi la nuova Internazionale, che si definisce a partire dalle 21 condizioni per l’ammissione al Komintern, noto come “processo di bolscevizzazione dei partiti comunisti”; dall’altra, sul piano interno, bisogna lavorare a ricostruire un paese totalmente disfatto dalla guerra. Si deve “fare un passo indietro per farne alcuni avanti”.

Da qui nasce il discorso di Lenin sulla ritirata. In questo testo forse più di altri, si misura il carattere profondo e concreto della capacità leninista di fare bilancio della propria storia e definire con metodo materialista l’analisi concreta della situazione concreta, scevra da illusioni e desideri solo ideologici.

Nonostante il testo presenti, com’è inevitabile, passaggi parzialmente superati dalla storia – come la polemica con il comunismo “di sinistra” tedesco olandese e italiano – in larga parte possiede una forte vitalità teorica e politica, riesce ancora a parlare ai comunisti del XXI secolo e in particolare al movimento comunista occidentale, che in realtà non è mai riuscito a sciogliere alcuni dei temi trattati nell’Estremismo.

Dal nodo parlamentarista al rapporto tra fermezza strategica e flessibilità tattica, e in particolare la mancanza di una linea di massa rivoluzionaria, che di fatto ha impedito alla soggettività rivoluzionaria nel Novecento di fare il proprio Ottobre.

Riportiamo questo passo di Lenin dall’Estremismo perché ci indica il punto di riflessione su cui concentrare il momento formativo in questo prossimo appuntamento:

I partiti rivoluzionari devono portare a termine la loro istruzione. Hanno imparato a condurre l’offensiva. Bisogna adesso capire che questa scienza deve essere integrata da un’altra scienza, da quella che insegna come ritirarsi in buon ordine. Bisogna capire – e la classe rivoluzionaria impara a capire in base alla sua amara esperienza – che non si può vincere senza aver appresa la scienza dell’offensiva e la scienza della ritirata”.

Partiremo da questo spunto per tracciare le linee generali e particolari di questo importante testo della teoria leninista.

Appuntamento: venerdì 7 maggio, ore 18:00, in diretta dalla pagina Facebook di “Rete dei Comunisti Roma” e “Radiosonar.net”, oltre a quella Instagram dell'”Accadema Rebelde”.

Puoi ritrovare i video dei precedenti appuntamenti sul canale YouTube dell’”Accademia Rebelde”, e i podcast sul canale Spotify dell’”Accademia Rebelde” e sul sito di “Radiosonar.net”.

Leggi anche: “Lenin e lo Stato”. Parte il terzo ciclo dell’Accademia Rebelde

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