Menu

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi

Fino al 7 novembre è possibile visitare presso il MUDEC di Milano, Via Tortona 56, la Mostra Donne, Messico e Libertà, dedicata al lavoro fotografico di Tina Modotti. Una mostra che vale la pena di visitare.

Militante comunista, fotografa e attrice, Tina Modotti seppe realizzare la piena fusione nella sua vita dell’ impegno politico con quello artistico, dagli anni venti del secolo scorso sino alla sua morte, avvenuta in un taxi che la riportava a casa dopo una serata da amici, la notte del 5 gennaio 1942.

La vita di Tina Modotti fu quella di una militante internazionale che seguì i grandi fatti storici della sua epoca. Giunta negli Stati Uniti nel 1913 per raggiungere il padre, che a San Francisco aveva aperto un’ attività di fotografo, si trasferì, nel 1922, in Messico, dove si svolgeva allora una vivace vita artistica, animata dalla presenza di intellettuali di grande rilievo, come José Clemente Oroczo, Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, Xavier Guerrero. In Messico Tina diventa anche amica della pittrice Frida Kahlo.

E’ proprio in tale clima che Tina Modotti inizia la sua attività di fotografa, dopo avere abbandonato negli Stati Uniti quella di attrice. Una carriera di fotografa caratterizzata da un forte impegno sociale e politico che si esaurisce quasi completamente, purtroppo, in un decennio, quello degli anni venti. Le sue fotografie sono pubblicate soprattutto su El machete, rivista del Partito Comunista Messicano a cui aderisce nel 1926.

Le sue fotografie non ricercano l’effetto artistico, non sono manipolate, come è nella maggior parte dei suoi colleghi eppure sono di una bellezza formale assoluta. Le fotografie di Tina Modotti ritraggono la vita dei contadini e delle contadine e del popolo ma non solo, poiché riprende anche palazzi e costruzioni in cui si concentra su particolari che testimoniano lo scorrere del tempo e l’usura che esso provoca, quasi a introdurre una dimensione storica nel suo lavoro.

Tina è ormai una fotografa affermata quando incontra Julio Antonio Mella, esule comunista cubano con cui vive una passione totale ma anche una condivisione politica e artistica importante, che si concreta in una serie di produzioni visive sul El Machete. Purtroppo la felicità di Tina e Juan Antonio è interrotta tragicamente quando quest’ultimo, nel gennaio del 1929, è assassinato, mentre i due camminano per strada, da sicari che, anche se ben noti alla polizia, non sono puniti.

Una situazione inaccettabile per Tina che rifiuta la carica di fotografa ufficiale del Museo Nazionale di Città del Messico. Un fatto, quest’ultimo, che aprirà una serie di pretestuose ritorsioni, sino all’accusa di avere organizzato un attentato al presidente messicano, che la costringono ad abbandonare il paese.

Da questo momento, la vita di Tina diventa quella di una militante comunista a tempo pieno, tipica di quel periodo storico. Nell’ottobre del 1930 si trasferisce a Mosca, per lavorare nell’apparato centrale del Soccorso Rosso Internazionale (SRI).

Nel 1933 è in Francia, con Vittorio Vidali, per costituire un ufficio clandestino del SRI, per curare i rapporti con gli intellettuali che si sono fortemente impegnati per difendere Dimitrov e i comunisti accusati dell’incendio del Reichstag. Un’anticipazione, questo incarico, della nascente politica dei Fronti Popolari.

Tuttavia, i fatti di Spagna la portano presto a essere in quel paese per organizzare, sempre con Vidali, il soccorso ai 30.000 detenuti politici imprigionati dopo l’insurrezione delle Asturie.

Tina e Vidali rimangono in Spagna sino al 1939, partecipando a tutta la guerra civile. Vidali diviene il famoso comandante “Carlos” della Quinta Brigata, mentre Tina è responsabile, con Matilde Landa, dell’organizzazione dell’assistenza, della solidarietà e dei soccorsi alla popolazione civile.

Ma ancor più Tina Modotti è ricordata per l’organizzazione del sistema degli ospedali militari e dei soccorsi ai combattenti feriti e alla popolazione colpita dai bombardamenti franchisti. Un lavoro estenuante, compiuto senza risparmiarsi, che ha conseguenze gravi sulla sua salute, che saranno messe in relazione con la sua fine prematura per infarto.

Nel lavoro per la costruzione di una rete di ospedali per i combattenti, ma anche per i civili, Tina collabora tra l’altro con il medico canadese Norman Bethune, inventore dei centri trasfusionali mobili, che è in seguito protagonista nella rivoluzione cinese, tanto da essere ricordato da Mao Ze Dong con un commosso scritto commemorativo1.

Quelli della guerra di Spagna sono anni intensi e devastanti per la salute di Tina Modotti, ma anche ricchi di contatti politici e intellettuali. Infatti conosce e collabora con scrittori e artisti che partecipano allo sforzo internazionalista per la difesa della Repubblica Spagnola: Anna Seghers, Pablo Neruda, Rafael Alberti, Antonio Machado, Robert Capa e Gerda Taro.

Restano di lei non solo il ricordo di una grande artista e rivoluzionaria, ma anche le poesie appassionate che vollero dedicarle Rafael Alberti, poeta e combattente della Quinta Brigata Repubblicana:

Io già ti conoscevo, Tina Modotti,                                          

il tuo prezioso nome, la tua grazia,                                    

l’esile, dolcissima presenza,                                        

molto prima di vederti, d’incontrarti.                                  

In una notte di guerra, o al mattino                                         

nel sole madrileno, in quei giorni                                           

che vedevano insorgere il Quinto Reggimento germoglio di una immensa spiga                               

che s’apriva sui campi di battaglia.                                           

Ti ho visto appena. Ma fu abbastanza                                  

per ricordarti e capire ciò che eri:                                  

l’umano fervore delle tue fotografie                                   

volti malinconici del Messico, paesaggi,                               

quell’amore negli occhi che fissavano ogni cosa.                   

Tu sei viva fra tutti noi, non è giusto                           

pensarti estranea a qualsiasi terra,                                    

la tua terra è l’aria che ci dona                                     

la fortunosa luce del tuo esempio.                             

E’ vero. Non sei morta, Tu non dormi                                

perché hai colto il fine che speravi.                                

Dammi la mano, sorella, camminiamo insieme.            

Oggi tu stai parlando, qui. Vieni. Ascoltiamo.

e di Pablo Neruda, amico fedele, che il giorno stesso della sua morte le dedicò queste parole:

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.

1 La casa editrice Red Star Press ha recentemente ripubblicato Il bisturi e la spada, biografia di Norman Bethune scritta da Sidney Gordon e Ted Allan, giornalisti amici compagni di lotta del medico canadese.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *