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Guantoni e cultura, se ne va Tullio Pironti

«Viciè, e allora, quando ripigliamo a combattere?»

Così, Tullio mi apostrofava le volte che lo incontravo, durante occasioni inevitabilmente legate alla cultura di questa nostra, magmatica e sofferente città.

Presentazioni di libri, teatro, mostre d’arte. O di passaggio dalla sua libreria.

Si riferiva alle Arti Marziali che ho praticato, ovviamente.

Ma alludeva anche alla lotta politica e agli ideali “di sinistra” che ci accomunavano.

E me lo chiedeva, credo, con quella commistione di tenero affetto, sincera preoccupazione e sottinteso rimprovero per il figlio e il nipote di amici che, un giorno, all’inizio degli anni ’90, aveva incrociato strafatto a Piazza Dante.

«Enzù ma che cazzo staje facenno?» mi chiese.

Domanda alla quale io mentii spudoratamente, dichiarando, stravolto in volto, di aver semplicemente alzato un po’ il gomito.

Non finse neanche di crederci, sbattendomi in faccia la verità come un montante al mento.

«Guagliò tu ti buchi» mi disse tra la delusione e la rabbia trattenuta.

Una frase che colpì precisa e fulminea, mettendomi al tappeto per la vergogna!

Perché Tullio Pironti era così. Un pugile, un fighter. Innanzitutto nella vita.

Diretto e incapace di ipocrisie.

Godevo della sua cortese benevolenza e immeritata stima come giornalista culturale.

“Tieni una bella penna graffiante. Non la sprecare”. Mi diceva con la sua voce profonda e roca, seducente e tranquillizzante.

Voce impastata dal dialetto, che saliva dai vicoli del Centro Storico. I cui pori trasudano creatività, cultura, violenza.

Non ho mai avuto il coraggio di proporgli qualcosa di mio, purtroppo.

Tullio era amico di famiglia come tutti i Pironti. Legati soprattutto a mio nonno che, in quanto giornalista, scrittore, poeta, grande conoscitore della lingua napoletana e socialista, amava intrattenersi a chiacchierare per ore presso le loro librerie.

Carlo a Piazza Cavour, i figli del quale, Mario e Masino, hanno poi continuato la tradizione. Il Professore Pasquale, a Via Toledo. Wanda a Port’Alba. E chiaramente Tullio, a Piazza Dante.

Una stirpe di librai che tanto hanno dato alla cultura di Napoli.

Tullio però aveva sognato in grande ed aveva creato quella sua piccola casa editrice che è stata ed è, oggi più di ieri, un avamposto di resistenza in un deserto chiamato mercato.

Editore coraggioso, dal pensiero forte e solcato dalla vita, come il suo ruvido volto, Tullio Pironti ha dato a Napoli ed ai libri tutta la sua passione.

Atleta dell’intelletto e cuore da combattente. Compiendo scelte editoriali spesso scomode e in controtendenza col mainstream.

Soprattutto in una Napoli, quella degli anni ’70 e ’80, che, malgrado il conformismo di superficie, lasciava scorrere, sotto la pelle, il fuoco indomabile della rivolta.

Non lo incontravo più da tempo. Ieri, la notizia della sua morte.

Ciao Tullio. Torneremo ad incrociare i guantoni, un giorno. Te lo prometto!

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