Pubblichiamo un ritratto, curato da Marina Angelino [1], del musicista e compositore sovietico Arseny Avraamov il quale ha fatto della rivoluzione il tema centrale della sua produzione artistica, mescolando musica, cinema, poesia, occupandosi di etnologia musicale e inventando nuovi strumenti.
«Le note compongono il tema dell’Internazionale. Lunačarskij si gira verso Bogdanov, la bocca nascosta dal palmo della mano. Ricordi, bisbiglia, quando mi chiesero di bruciare tutti i pianoforti del paese? Bogdanov annuisce. Accadde nel foyer di un teatro, chissà quale, durante l’intervallo di uno spettacolo, chissà di chi. Che anno era? Il 1921?
Tempo e luogo sono ormai dimenticati, ma non il disagio di Anatolij di fronte all’autore della proposta. Quella che in bocca a chiunque altro sarebbe stata una battuta scherzosa, sulle labbra di Arseny Avraamov era invece una richiesta serissima. L’uomo che aveva diretto il porto di Baku come un’orchestra, maneggiando due torce segnaletiche, armonizzando la sinfonia delle sirene antinebbia con i cori del pubblico e le mitraglie, poteva ben concepire lo sterminio dei pianoforti, per liberare i russi dal giogo secolare dell’accordatura ben temperata» [2].
Tra i tanti meriti di Proletkult, splendido libro scritto dai Wu Ming, c’è quello di aver rievocato Arseny Avraamov, e di averlo rievocato in tutta la sua potenza.
Proviamo a chiedere a un musicista che abbia concluso gli studi al Conservatorio, o a un cultore di musica, se conosce la musica di Shostakovic. Questi vi dimostrerà di conoscere le sue composizioni e, forse, vi ricorderà anche che la seconda sinfonia (in si maggiore, op. 14) venne composta ed eseguita nel 1927 per il decimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Non farà lo stesso cosa per Arseny Avraamov, anche se ha scritto e diretto a Baku la Sinfonia delle sirene per commemorare, nel 1922, il quinquennio della Rivoluzione d’Ottobre!
Arseny Avraamov, figura poliedrica, dai tanti nomi veri o falsi, dalle tante passioni e utopie, dagli innumerevoli mestieri per necessità o per vocazione, dai molti amici ma anche detrattori, non lo si potrà descrivere senza dire che è stato: un militare, un sovversivo, un marinaio, un circense, un critico musicale, un teorico della musica, un inventore di strumenti musicali, un docente, un compositore, un direttore d’orchestra, un direttore di coro, un etnologo musicale, un militante di partito, un esperto di cinema, un poeta, uno scienziato ma, tutto questo «agito» con un solo leitmotiv che potremmo definire «tema della rivoluzione».
Dagli studi militari a rivoluzionario
Avraamov Arseny Mikhailovich nasce nell’aprile del 1886 a Krasnokutsky, nel distretto di Rostov, nella famiglia di un colonnello cosacco; ancora adolescente intraprende la carriera militare prima presso il Donskoy Cadet Corps e successivamente alla scuola di artiglieria Mikhailovsky dove, non trovandosi a suo agio, fa il possibile per farsi espellere preparando un discorso nel quale critica sia lo stato delle due scuole sia il sistema militare in generale.
Attenzionato dalla polizia come pericoloso rivoluzionario interrompe la sua carriera militare a favore di campagne per il comunismo e la socialdemocrazia di cui si fa portavoce frequentando anche l’organizzazione studentesca Overt Surveillance.
Dopo il 1904 si trasferisce in Ucraina, dove studia presso il politecnico di Kiev che viene chiuso per disordini studenteschi il 15 gennaio 1905, in seguito all’occupazione alla quale partecipa armato di manichette e bombe chimiche fatte in casa. Disordini che si concludono quando il 17 ottobre lo zar Nicola II firma un Manifesto per il miglioramento dell’ordine pubblico. È in questo periodo che un terrorista armeno gli dona un fucile Mauser che conserverà per molti anni e i compagni di partito un passaporto falso (sotto il nome di Dimitry Ivanovich Donskoy) con annessa moglie finta.
A novembre del medesimo anno a Kiev scoppia un’insurrezione armata e Arseny deve fuggire in seguito al ritrovamento, nel suo appartamento, di materiale per fabbricare armi. Non ha ancora vent’anni ma dalle armi della caserma è passato a quelle del rivoluzionario e ha già incontrato il suo secondo nome.
Rivoluzionare la scala musicale: il ritorno alla natura
Tornando in Russia nel 1906, decide di accantonare l’impegno politico per dedicarsi alla musica studiando teoria musicale nella Società Filarmonica di Mosca con i professori Ilya Protopopov e Arseny Koreshchenko. Privatamente studia anche composizione con Sergei Taneyev e pubblica articoli di critica musicale con lo pseudonimo di Ars.
Nel 1912, arrestato e imprigionato per propaganda, mentre si trova nella divisione militare cosacca, fugge dal carcere e cerca rifugio in Norvegia, dove lavora prima come marinaio sul mercantile Malm Land e, in seguito, come dzhigit-equestre, acrobata e musicista-clown in un circo itinerante. Nel 1913 si trasferisce a San Pietroburgo con una lettera di presentazione nella quale il compositore Nikolai Roslavets scrive a Nikolai Kublin pregandolo di prendersi cura di questo «abile musicista e giornalista propagandista della scala naturale (basata sulle armoniche) e inventore dei corrispondenti strumenti musicali» [3].
È proprio qui a San Pietroburgo che, tra il 1914 e il 1916, dopo essersi rifiutato di arruolarsi per non andare in guerra, troviamo Avraamov nei comitati editoriali delle riviste «Muzikalni Sovremennik» (Rivista musicale contemporanea) e «Letopis» (La cronaca), mentre parallelamente scrive una serie di articoli per la rivista «Muzika» di Mosca [4] dove espone la teoria della musica microtonale «ultracromatica» basata sulla scala enarmonica [5]. In questa scala che procede per quarti di tono i diesis non coincidono con i bemolli come nelle tastiere costruite secondo la teoria di Andreas Werckmeister del «buon temperamento» (Musicalische Temperatur, 1691 ) «adottata» dalla musica occidentale di cui ne è esempio il «Clavicembalo ben temperato» di J.S.Bach [6].
Avraamov non ha ancora trent’anni ma ha già firmato con il suo terzo nome e il mondo lo ha già conosciuto come militare, rivoluzionario, carcerato, marinaio, circense, critico musicale, teorico musicale e inventore.
Dal passato un’idea rivoluzionaria: «la società Leonardo da Vinci»
Tra il 1916 e il 1917 i suoi interessi scientifici lo conducono ad insegnare acustica musicale al Conservatorio Pressman nella città di Rostov-na-Donu. È del 1916 infatti uno dei suoi articoli in cui si occupa, per la prima volta, dell’analisi, dell’elaborazione e della sintesi dei suoni [7] anticipando quello che sarà, poi, lo sviluppo dei sintetizzatori.
Ma ciò che rende peculiare questo articolo è la «chiamata» rivolta a scienziati e musicisti per «unire gli sforzi di chi crede nell’importanza delle conoscenze scientifiche per sostenere la teoria della musica». Infatti, anche come conseguenza di questa «chiamata», nel 1917 Avraamov fonda, con l’inventore Evgeny Sholpo e il matematico e musicologo Sergei Dianin la «Società Leonardo da Vinci» allo scopo di produrre una rivoluzione nella teoria musicale e nelle tecniche basate sulla connessione incrociata delle arti e delle scienze.
Non più solo l’opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk) di wagneriana memoria ma l’incrocio delle arti con il sapere scientifico. Fulcro della ricerca è un’idea nata dalle riflessioni futuristiche [8] di Velimir Khlebnikov della musica non esecutiva che utilizza la tecnica del suono disegnato e prodotto tecnologicamente.
Così come aveva cercato nell’antichità un ritorno alla natura con la scala enarmonica ora Avraamov trae ispirazione dalla figura di Leonardo per risvegliare un passato che diventa rivoluzionario.
Il rivoluzionario Revarsavr
Nella notte tra il 6 e il 7 novembre 1917 (24 e 25 ottobre del calendario giuliano) mentre al Bolshoi di Mosca è in corso la rappresentazione del Don Carlos di Verdi [9] il primo Comitato rivoluzionario dei Soviet assalta il Palazzo d’Inverno di Pietrogrado. È del giorno seguente la creazione, sotto la direzione di Anatoli Lunačarskij, del Commissariato del popolo per l’istruzione pubblica (priorità assoluta per Lenin) il Narkompros, che era già stato concepito nel 1908, quando, in esilio, a Capri, Lunačarskij aveva incontrato Alexandre Bogdanov (suo vero nome Malinovski) [10]. Lunačarskij, personalità eclettica e fantasiosa che conosce e apprezza l’arte moderna, promuove nuovi approcci culturali nella Russia bolscevica, caratterizzati da tolleranza e audacia verso i molti movimenti d’avanguardia. Bogdanov, assume, invece, la direzione del Proletkult, organismo del quale fa parte anche Avraamov, che ha lo scopo di fornire le basi di una vera arte proletaria; un’arte creata dai proletari per i proletari, priva di tutte le vestigia della cultura borghese.
Ed ecco che ora possiamo chiarire l’incipit di questo scritto che ci descrive, tramite i Wu Ming, il colloquio tra Lunačarskij e Bogdanov a proposito della richiesta di Avraamov di distruggere tutti i pianoforti.
Chissà quanti lo avranno preso per pazzo quando ha proposto a Lunačarskij un progetto per bruciare tutti i pianoforti in Russia! In verità questa «strana proposta» è solo la diretta conseguenza della volontà di inventare nuovi strumenti musicali in grado di combinare la scala temperata con quella naturale che non provoca l’alterazione negli intervalli di terza. Alterazione che già, nel 1709, il filosofo e matematico Leibniz dava come avvertibile «ma solo ai musicisti e alle orecchie più sensibili».
I pianoforti che Avraamov vorrebbe bruciare sono quelli che abituano il popolo ad accontentarsi di un suono non naturale. In questo è assolutamente congruente con il futurista Luigi Russolo [11] che, però, non ci risulta abbia mai teorizzato falò di pianoforti. Ma Avraamov che adesso incontriamo come Revarsavr (pseudonimo di Rivoluzionario Arseny Avraamov) uno dei suoi nomi più conosciuti, ora è un rivoluzionario del Proletkult e sente il dovere di proteggere e rieducare la percezione uditiva del popolo sovietico.
E quanto avrà contato, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, nel suo desiderio di eliminare i pianoforti, la consapevolezza che questo è, per eccellenza, lo strumento della borghesia? [12].
La Rivoluzione vede i principali fautori, da Lenin a Trotsky, favorire le arti in senso avanguardista e in chiave sperimentale. Sono questi gli anni (1917-1927) del decennio delle utopie [13], durante i quali, almeno fino alla morte di Lenin (nel 1924) le avanguardie conoscono grande libertà di espressione [14] e Avraamov ne approfitta come scrittore, politico, docente, etnologo, compositore, inventore, scienziato, e direttore d’orchestra e di coro. La firma di Avraamov la si trova, ad esempio, nel giugno del 1921 sotto il manifesto degli Immaginisti[15], che, teorizzando il verso libero e la sperimentazione ritmica e metrica, desta non poco scalpore[16]. Come politico, tra il 1918 e il 1919 lo troviamo a capo del dipartimento artistico del Narobraz (comitato per l’educazione) a Kazan e durante la guerra civile curatore culturale nel Dipartimento politico dell’Armata Rossa. Come docente ancora al conservatorio di Rostov-na-Donu (dove è anche redattore del quotidiano On the Guard of Revolution) ma questa volta sulla cattedra di etnologia fino al 1920.
Questo interesse per l’etnologia musicale lo porta, tra il 1921 e il 1922 a prendere parte, come folklorista musicale, a una spedizione scientifica dell’Accademia delle Scienze russa che si reca nel Caucaso per osservazioni etnografiche. Osservazioni che gli consentono di verificare la presenza, nel canto popolare, dei microintervalli dei modi antichi.
Al rientro lo troviamo, dal 1922 al 1923, a Baku (Azerbaigian) dove insegna al liceo del partito Comunista e, nel frattempo, realizza strumenti musicali ultracromatici che suona nelle sue esibizioni tra le quali una performance a Mosca, nel 1923, con l’utilizzo di quattro armonium riaccordati e pianoforti preparati che necessitano, per essere suonati, di piccoli rastrelli fissati alle mani[17].
I rastrelli alle mani non avranno un seguito e non lo renderanno famoso; ciò che lo farà ricordare, invece, e che sarà esemplare della libertà espressiva del «decennio delle utopie», sarà la performance organizzata proprio nel porto di Baku la mattina del 7 novembre 1922 quando dirige la Sinfonia delle sirene.
Una sinfonia con gli strumenti della rivoluzione
Dato l’intento celebrativo più che una sinfonia questa composizione soddisfa la forma del poema sinfonico, in un solo movimento, su ispirazione di una poesia di Alexei Gastev. L’orchestra, fatta di sirene di fabbrica, due batterie di cannoni d’artiglieria, un certo numero di reggimenti di fanteria, idrovolanti, mitragliatrici, clacson di varia natura, cinquanta fischietti a vapore controllati da 25 musicisti, locomotive da manovra e sirene da nebbia dell’intera flotta del Mar Caspio comprende anche cori che eseguono l’Internazionale e la Marsigliese. Dal tipo di sonorità questa è un’orchestra che rispetta, in tutto e per tutto, l’estetica musicale futurista [18] che trova uno strumento di propaganda nell’esaltazione della macchina.
Se l’intento è quello di celebrare il quinquennio della Rivoluzione d’Ottobre, Avraamov ci riesce nei primi 30 secondi. I 27 minuti che seguono li possiamo considerare come uno sviluppo delle prime due immagini sonore. Il colpo di cannone iniziale che, in dissolvenza, prepara un suono «interminabile» di una sirena di fabbrica celebra istantaneamente sia la presa del potere dei soviet sia la guerra civile che si è appena conclusa con la caduta di Vladivostok.
I 5 secondi che separano la cannonata dal suono della sirena creano, nell’ascoltatore sgomento, l’attesa di altri suoni bellici che, per il momento tacciono, per lasciar spazio a quello che, per tutto il Novecento, ha gestito il sonno e la veglia delle fabbriche: la sirena. E perché, tenuta così a lungo? Per ben 26 secondi di orologio? Forse per dare il tempo all’ascoltatore di immaginare il flusso delle operaie e degli operai figli della rivoluzione e del sol dell’avvenire?
Ciò che segue, l’Internazionale e la Marsigliese che si incrociano e si scambiano le parti, la marcia dei soldati, le urla del popolo, i colpi di pistola, lo sferragliare dei treni e le sirene da nebbia della flotta del porto sono suoni che, inequivocabilmente, raccontano sia la rivoluzione sia l’utopia che la alimenta. Non a caso, l’opera si conclude con l’Internazionale seguita da una polifonia di sirene. Il cannone ha perso la sua voce. È rimasta quella della fabbrica a testimoniare che questa composizione è un inno al lavoro operaio.
Non esiste una registrazione di questa esecuzione ma, fortunatamente, la precisione della partitura ha permesso a due studiosi Miguel Molina Alarcòn e Leopoldo Amigo di ricrearla elettronicamente evitando loro l’arduo compito di dirigerla alla guisa di Avraamov [19] «dall’alto di una torre ricorrendo a torce, banderuole segnaletiche e colpi di pistola per ottenere l’avvicendamento degli strumentisti e dei proletari chiamati ad eseguire l’Internazionale e la Marsigliese» [20].
Con la Sinfonia delle sirene Avraamov raggiunge il massimo della sperimentazione compositiva e della popolarità. Gli anni che seguono lo vedono, prima nel Daghestan e poi a Mosca dove partecipa alla realizzazione dei primi film sonori sovietici e, in seguito, a dirigere il laboratorio sonoro presso l’istituto di ricerca cinematografica.
Nel 1935 viene inviato a Nalchik dove, dopo l’osservazione e la raccolta di musiche dei popoli del Caucaso settentrionale, compone brani ispirandosi a queste. Dal 1941 al 1943 dirige il Coro popolare russo che era stato fondato da P. G. Yarkov. Nel novembre del 1943 termina la sua biografia per il Comitato Centrale e scrive all’allora capo della polizia segreta Lavreniy Beria i suoi progetti futuri tra cui quello di comporre un nuovo «Inno della Vittoria». A questa lettera sembra che Beria abbia risposto «c’è una guerra in corso, non impegnarti in sciocchezze».
Sei mesi dopo Arseny Avraamov muore e viene sepolto nel cimitero di Danylovski. La posizione della sua tomba è sconosciuta. Negli ultimi anni la sua pensione non era sufficiente a sfamare la famiglia e quindi possiamo supporre una semplice sepoltura senza una lapide. Lapide che avrebbe dovuto essere molto grande per contenere un epitaffio in grado di celebrare la complessa personalità di questo rivoluzionario che ha vissuto alimentato dalle sue mille utopie.
Note [1] Marina Angelino, docente di musica.
[2] Wu Ming, Proletkult, Einaudi, Torino 2018, pp. 24-25.
[3] A. Smirnov, Sound in Z. Experiments in sound and Electronic Music in Early 20th Century Russia, sound and Musica, London 2013. Il capitolo dedicato a The Symphony of Sirens si trova a pp. 30-31.
[4] «Tout talent exceptionnel ainsi détecté était amené à Moscouou à Leningrad pour y devenir – et souvent y rester – une sorte de heros, travailleur de l’art [… ]» in Frans C. Lemaire, La musique du XX siècle en Russie et dans les anciennes Rèpubliques sovietiques, Fayard, 1994, p. 9.
[5] In teoria musicale, una scala enarmonica è «una progressione [immaginaria] graduale per quarti di tono». Più in generale, una scala enarmonica è una scala in cui (usando la notazione standard) non esiste un’esatta equivalenza tra nota diesizzata e nota bemollizzata a cui è correlata enarmonicamente, come nella scala dei quarti di tono. Ad esempio, Fa ♯ e Sol ♭ sono equivalenti in una scala cromatica (lo stesso suono è scritto in modo diverso), ma sono suoni diversi in una scala enarmonica. https://readitaliano.com/wiki/
[6] Il titolo di Clavicembalo ben temperato deriva dal proposito che Bach si prefiggeva di mostrare i vantaggi del «temperamento equabile», cioè dell’accorgimento che sostituisce al sistema musicale pitagorico per quinte naturali, un sistema in cui l’ottava risulta divisa in dodici semitoni uguali.
[7] «Conoscendo il modo di registrare le trame sonore più complesse per mezzo di un fonografo, dopo aver analizzato la struttura curva del solco sonoro, dirigendo l’ago della membrana risonante, si può creare sinteticamente qualsiasi suono, anche il più fantastico realizzando un solco con una forma, una struttura e una profondità adeguate…», in Upcoming Science of Music and the New Era, in The History of Music.
[8] Non dimentichiamo che il manifesto futurista di Marinetti venne pubblicato in russo già nel 1909.
[9] In Russia, in seguito alla prima messa in scena, nel 1868, del Don Carlos in italiano, l’opera fu abbandonata per un lungo periodo a causa della censura. Nel 1917 Fëdor Chaliapin ottenne il permesso per una produzione di Don Carlos al Teatro Bolshoi di Mosca. https://balletandopera.com/ [10] Frans C. Lemaire, La musique du xx siècle en Russie, cit., p. 43.
[11] Dunque l’orecchio è sensibile anche a queste differenze molto piccole, se istintivamente le adopera. Infine si prova generalmente maggior piacere nell’udire uno strumento a intonazione libera. Così per esempio tutti ammettono che il violino ha più fascino, canta meglio del pianoforte e stanca meno di questo. Questo fatto che tutti percepiscono e di cui pochi si rendono conto è dovuto a ciò : che il violino ha possibilità di enarmonismo, mentre il pianoforte (che è il più temperato degli strumenti) non ne ha affatto https://www.memofonte.it/.
[12] «La musica in casa e la musica in salotto sono due manifestazioni tipiche della cultura musicale dell’Ottocento. Per il ceto borghese la musica rappresenta un’occasione di affermazione sociale, non solo nell’ambito del concerto pubblico, ma anche in quello della prassi musicale privata. Nel corso del secolo cresce dunque il numero dei dilettanti, mentre il pianoforte diventa arredo indispensabile del salotto borghese», in https://www.treccani.it/
[13] Frans C. Lemaire, La musique du xx siècle en Russie, cit., p. 43
[14] In particolare in campo letterario possiamo rintracciare nel futurismo il fenomeno più produttivo, anche grazie allo status assunto da Majakovskij, suo principale esponente, https://www.musicoff.com/.
[15] Movimento letterario fondato dal poeta S. Yesenin e dallo scrittore e drammaturgo Mariengof
[16] L’«Immaginismo» («Имажинизм») è la corrente letteraria russa, attiva agli inizi degli anni 1920, che assumeva l’immagine a principio costitutivo della poesia. I rappresentanti della corrente dichiaravano che lo scopo dell’attività poetica consiste in creazione dell’immagine. Il mezzo importante degli «immaginisti» russi è la metafora. La caratteristica precipua degli «immaginisti» è la provocazione e i motivi anarchici. Lo facevano per scandalizzare la gente (con intento provocatorio). Sull’Immaginismo russo e sul comportamento dei suoi rappresentanti aveva influenza il futurismo russo. http://www.arcarussa.it/forum/
[17] A. Smirnov, Sound in Z. Experiments in sound and Electronic Music in Early 20th Century Russia, sound and Musica, London 2013, pp. 148-153.
[18] Abbiamo già detto che in Russia si sviluppò un movimento futurista autonomo che ebbe, all’inizio una connotazione prevalentemente letteraria.
[19] https://www.youtube.com/watch?;
[20] Si veda G. Fucile, La sinfonia delle sirene, in «quadernidaltritempi.eu», n. 24-2010.
* da Machina, rivista on line
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paolo regolini
Splendido articolo.
Nei tempi grami che viviamo da troppo, ragionare della musica (e dell’arte) degli anni d’oro della rivoluzione sovietica è balsamo gradito.
Sono un dilettante ma nel mio sentire manicheo e radicale (estremista, sì) ho ripudiato tutta la musica classica (eccetto la IX di Behetoven e tutto Tchaikovsky): solo ascolto musica sovietica, oceano infinito di cose straordinarie.
Con simpatia particolare per la sperimentazione di Scriabin (formalmente pre-sovietico ma anticipatore degli straordinari anni ’20) di cui consiglio l’ascolto di Mysterium in questa versione breve con sottotitoli (https://www.youtube.com/watch?v=xvOsH7jw8Zw).
La frontiera della musica atonale e dellasintesi musica/colore era già stata inseguita da Shoenberg e Kandinskij e dallo stesso Scriabin in Prometheus con l’invenzione di una ” claviere a lumieres”
Grazie per questo articolo graditissimo e pure per la segnalazione di Proletkult di Wu Ming, che non conoscevo e certo leggerò-
paolo regolini.