Menu

Josè Martì ha ispirato la Rivoluzione Cubana e ora rappresenta l’ideale del bene

Che Martí sia per i cubani “l’ideale del bene” è un dato di fatto essenziale per lo storico Eduardo Torres-Cuevas, direttore dell’Ufficio per il “Programma Martí”, che ha partecipato alla Sapienza di Roma ad un seminario sul grande patriota e poeta cubano promosso alla Facoltà di Lettere della Sapienza, nell’ambito delle lezioni di economia del prof. Luciano Vasapollo.

Tutti i cubani, da quando siamo nati, abbiamo visto l’immagine di Martí, che assumiamo come padre spirituale, come padre morale”, ha osservato Torres-Cuevas che è anche docente di Scienze Storiche presso l’Università dell’Avana.

Questa analogia tra Martí e il buono, difesa dal popolo cubano, è ciò che forgia qualcosa di cui abbiamo molto bisogno in questa epoca: l’etica, la decenza, il modo in cui ci comportiamo. E Martí è fondamentale per instillare queste idee”, ha spiegato Torres-Cuevas, che è stato introdotto nell’aula del Centro Universitario Marco Polo gremita da oltre 200 giovani, dal presidente del Corso di Laurea in Scienze del Turismo, Marco Ramazzotti, e dall’ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff, che ha esaltato “l’opera di José Martí, la sua visione latinoamericana e antimperialista e la presenza del suo pensiero nell’opera della Rivoluzione Cubana”.

José Martí – ha ricordato Vasapollo aprendo il seminario – è considerato uno dei più grandi scrittori del mondo ispanico, ma la sua importanza e rilevanza storica deriva dall’universalità del suo pensiero senza tempo. Dedicò la sua vita alla causa dell’indipendenza di Cuba dalla corona spagnola e al sentimento nazionale per non cadere mai più sotto un nuovo regime coloniale.

Convinto che la libertà dei Caraibi fosse fondamentale per la sicurezza dell’America Latina e per il confronto alla pari con i Paesi del mondo, Martì dedicò il suo talento intellettuale e politico a forgiare il destino di Cuba. Il suo insegnamento e il suo pensiero furono guida e mentore del popolo cubano.

E Fidel Castro si è riferito direttamente al suo pensiero come ispirazione della rivoluzione, affermando: ‘il 26 luglio 1953 riprendemmo la lotta per l’indipendenza, iniziata il 10 ottobre 1868 da José Martí, da lui avevamo ricevuto i principi etici senza i quali non si può concepire una rivoluzione.

Da lui ci arrivò anche l’ispirato patriottismo e un concetto alto dell’onore e della dignità umana come nessuno al mondo poteva insegnarci… Il giorno in cui cadde, il 19 maggio 1895, Martí si immolava per il diritto alla vita di tutti gli abitanti del pianeta’”.

Gli insegnamenti di Martí – ha rilevato Vasapollo – si pongono in contrapposizione a ogni sistema politico intollerante alla libertà che soffoca l’anelito al miglioramento delle condizioni di vita, condannano i regimi dispotici e privativi dei diritti umani, denunciano l’insensibilità agli aspetti spirituali e l’arroganza dei totalitarismi. La diffusione del pensiero di Martí, di perenne attualità, è ancora oggi di grande importanza.

José Martí si colloca storicamente tra il romanticismo e il modernismo. Il valore reale del suo talento si ritrova sia nei grandi ideali che lo condussero al sacrificio, sia nella sua opera letteraria. Poeta di grande qualità e semplicità, ruppe con la tradizione, fece uso di tutta la ricchezza di pensiero e linguaggio per offrirla in beneficio alla Patria”.

In definitiva, “José Martí fu Apostolo di una fiamma che si consumò nel suo proprio fervore e che non poteva avere altra fine che morire lottando. Come poi accadde il 19 maggio di 127 anni fa, onorato a Cuba come eroe nazionale e fondatore della Patria”. E oggi continua a ispirare la lotta di Cuba contro “el bloqueo”, una “misura omicidiaria perchè priva la popolazione di farmaci essenziali oltre a mettere a dura prova tutte le attività produttive”.

Nella sua approfondita riflessione, Torres-Cuevas ha poi sottolineato quanto sia importante essere cubani: “È la coscienza e la volontà di esserlo. E la coscienza di essere cubani è sapere come ci distinguiamo, compresi difetti e virtù, combattendo i primi e coltivando le seconde”.

Questo, a suo avviso, “è il segreto della risposta popolare, ovvero una maggiore identificazione con ciò che siamo e, soprattutto, la volontà di difendere ciò che siamo”.

Nessuno può pensare alla nostra Cuba, o alla Cuba che vuole costruire – ha scandito – se non sulla base della identità cubana”, e gli studi realizzati dalla Società culturale José Martí si distinguono per la profondità delle analisi legate alla solidarietà e all’umanesimo, pratiche di cui Cuba oggi ha sempre più bisogno.

Noi che abitiamo nelle Grandi Antille non dovremmo mai ripetere in modo sterile gli insegnamenti dell’Apostolo, ma comprenderli e, in pratica, dimostrare quanto siano preziosi per la società contemporanea”, ha affermato Torres-Cuevas citando Fernando Ortiz, per il quale “quando la patria è perduta per i nostri figli, e sta morendo inchiodata dall’infamia dei genitori, è un delitto lasciarla sola, abbandonandosi al silenzio comodo, pigro e timoroso di quanti credono di aver già adempiuto ai loro doveri se si sono lavati i panni, le mani nell’acqua di Pilatos, o, peggio ancora, alla dissolutezza di chi strappa le vesti della patria per distribuirle come bottino di vergogna, gridando: ‘Viva Cuba libera!’

Per noi – ha aggiunto Torres-Cuevas – la Rivoluzione cubana è il culmine di un processo e Martí è la linfa che fornisce le basi per quel culmine”. E seguendo l’esempio dell’Apostolo, occorre, secondo il direttore dell’Ufficio per il “Programma Martí”, usare “un linguaggio che raggiunga tutti, anche i meno illuminati, alcuni dei quali hanno dimenticato la storia. Per fare ciò, i club e le scuole Martí devono lavorare sodo e in modo creativo”.

La cultura ha mille modi di esprimersi” e bisogna lavorare sul sentire. “Perché i bambini iniziano con ciò che è emotivamente importante per loro. E’ nella scuola elementare, con i suoi stessi versi, che tutti i cubani cominciano ad amare Martí, leggendo e studiando i suoi Versi Semplici, e cominciamo a sentire quell’amore e a renderlo razionale. Questo sentimento e pensare a Martí nasce nella scuola elementare come sentimento e si esprime nella maturità come pensiero. Ed è questo – ha concluso lo studioso – che ci dà una grande forza come nazione”.

* da Il Faro di Roma

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *