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Guerra alla guerra. L’ultimo intervento di Valerio Evangelisti

Un anno fa moriva Valerio Evangelisti, un grande compagno, un grande narratore, fino alla fine antimilitarista, antifascista, comunista. Valerio è stato il primo firmatario dell’appello per Potere al Popolo nel 2017 e ci aveva fatto l’onore di accettare la candidatura nel nostro coordinamento nazionale, in cui è stato fino alla morte. Lo ricordiamo col suo ultimo intervento pubblico, il 9 aprile 2022, all’assemblea Disarmiamo La Guerra. Al di là dei riferimenti alla strettissima attualità di quei giorni, pensiamo che Valerio avesse individuato tutti i nodi centrali. Anche per Valerio, continuiamo a fare guerra alla guerra!

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Buonasera a tutti. Devo dire che non accetto il termine pacifista riferito a me. Non sono affatto pacifista, io sono personalmente antimilitarista, che è una cosa completamente differente.

Mi fanno schifo non tutte le guerre, ma sicuramente le guerre di potere, non le guerre civili, che a volte sono sacrosante. Questa guerra in particolare è un orrore come non pensavo di riuscire a vedere. Intanto diciamo subito che praticamente tutte le parti in gioco – che sono più di due, sono almeno tre, Russia, Stati Uniti e Ucraina, e con gli Stati Uniti l’Unione Europea – hanno la loro porzione di ragione. È vero che i russi stavano per essere circondati da basi NATO per loro pericolosissime. È vero che l’Ucraina è stata vittima di un’invasione particolarmente crudele. Tutti quanti hanno le loro motivazioni, l’unica motivazione che non c’entra assolutamente nulla è la democrazia, non c’è alcuna democrazia in gioco in questo caso. Prendiamo la Russia, è una democrazia? Forse, non lo so, non mi interessa neanche. Sta di fatto che il suo capo è legatissimo alla Chiesa ortodossa, la più reazionaria possibile, è autore di misure terribilmente reazionarie verso l’interno ed è legato dai legami internazionali con tutte le destre d’Europa e oltre. Per quanto riguarda l’Ucraina, è tempo perso anche parlarne. Questo eroico presidente ucraino, a parte essere un miliardario e essere terribilmente confuso a livello di idee politiche, è un periodo che vorrebbe portare Putin davanti alla Commissione dell’AIA a cui l’Ucraina non ha mai aderito, per dirne un po’. Tutto il resto sono uscite di questo tipo.

Si nascondono dietro a tutto ciò le bugie più incredibili. Praticamente è diventato indistinguibile un evento vero da uno fasullo e costruito. Non c’è quasi mai prova, ci sono delle posizioni da una parte o dall’altra e uno sceglie quello che gli conviene di più. Quindi non va prestato orecchio a particolari tragedie, di tipo soprattutto sovraccarico. Quando si dice che mille persone sono morte nella distruzione di un teatro da parte dei russi e poi si vede che non è morta neanche una, anzi una sì, ma per problemi propri, si capisce come stanno mentendo e finché funziona, funzione e serve a dire che c’è chi si batte per la democrazia e chi no.

Ora, nessuna guerra di quel tipo è guerra fatta per motivi giustificati e la vittima è sempre la stessa, vale a dire il proletariato. Pensate, solo per ritornare a un piccolo episodio, all’uscita di Draghi, il quale dice che si tratta di scegliere tra la pace e il condizionatore. Ora, il condizionatore di cui parla non è il suo, è quello delle normali famiglie. Le misure restrittive che propone non si applicano alla classe dirigente locale, si applicano alle classi subalterne. E così è in ogni guerra.
Ora, per farla breve, quando io ero molto più giovane, addirittura prima che io venissi al mondo, si diceva che un proletario non deve mai sparare su un altro proletario. L’Internazionale – nella versione francese -diceva anche “prendete le armi e sparate sui vostri ufficiali”, cosa che nella versione italiana non esiste, ma quella era la sostanza.

L’unica guerra accettabile era la guerra, e dico guerra in questo caso, non dico pace, dico guerra a chi vuole la guerra, guerra a chi ti impone la guerra in nome di principi del tutto fumosi.
C’è la democrazia in Italia? Devo dire, c’è qualcosa che può assomigliare. Ma sono tre anni che noi non votiamo, che il Parlamento è semimorto e si va avanti così.

La sostanza del discorso è questa: il nemico è di sopra. Il nemico non è di fianco a noi, per cui tutto quello che va a colpire le classi subalterne è un atto di guerra contro il proletariato.

La risposta deve essere di guerra a chi fa la guerra, guerra alla guerra, si diceva un tempo. Quando dico guerra intendo varie forme, cominciando per esempio da uno sciopero generale. Noi non possiamo assolutamente definirci da una parte o dall’altra, o simpatizzanti. Noi siamo fuori, noi siamo a sinistra, a sinistra antagonista, noi non apparteniamo a quel mondo lì, dobbiamo infischiarcene se ci danno dei panzafichisti, come diceva già Mussolini, se ci danno dei pacifisti, dei sabotatori e cose del genere. Una stampa così abietta come non si era mai vista prima. Per cui il mio pensare, che penso sia condiviso da parecchi di voi, è quello che sta nello slogan di questa vostra iniziativa: guerra alla guerra! Buon lavoro.

 

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