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Un saluto al Re del Calypso

Alla fine degli anni Cinquanta anche l’Italia fu attraversata dalle note di Day-O, conosciuta nel nostro paese come Banana Boat, una canzone tratta da una melodia popolare caraibica che descrive il faticoso lavoro degli scaricatori portuali, incisa da un allora giovane Harry Belafonte che in breve tempo sarebbe diventato il “Re del Calypso”.

La canzone fu un successo mondiale e il vinile Calypso, del 1956, fece conoscere al pubblico statunitense e del resto del mondo un nuovo genere “esotico” e sfondò il tetto del milione di copie vendute.

Nato nel 1927 ad Harlem da genitori giamaicani, Harry Belafonte ci ha lasciati a 96 anni, dopo una vita importante e singolare.

Egli è stato un nero di enorme successo negli USA senza però mai venir meno al proprio impegno politico né accettare di assimilarsi ai bianchi, anzi avendo sempre l’Africa come punto di riferimento e partecipando alle lotte contro la povertà in quel continente e contro l’Apartheid.

In questo egli è stato diverso da altri artisti di colore, affermatisi nel mondo dello spettacolo, molto meno critici verso la società USA, come Nat King Cole o Sidney Poitier, di cui pure era amico.

Nel suo impegno contro l’Apartheid e la segregazione razziale Belafonte aiutò generosamente, grazie alla sua popolarità, i colleghi musicisti sudafricani costretti ad abbandonare il loro paese e in particolare Hugh Masekela e Miriam Makeba, che fece conoscere negli USA e con i quali collaborò in concerti e dischi.

Belafonte fu uno dei neri americani che si arruolarono volontariamente nell’esercito durante la seconda guerra mondiale, nel suo caso a soli 17 anni. La propaganda di guerra aveva dipinto la partecipazione statunitense al conflitto come la lotta contro il nazismo per una società democratica che sarebbe nata dalla vittoria.

Molti neri combatterono e morirono a fianco dei bianchi sognando tale società ma al ritorno in patria la delusione fu enorme poiché nulla era in realtà cambiato e delle promesse di diritti e parità non era rimasto niente.

Belafonte dopo la guerra ebbe come figura di riferimento Paul Robeson. Quest’ultimo era attore e cantante, sia classico che di blues, reduce della guerra di Spagna e sospettato di “comunismo”, il quale ebbe una grande influenza musicale e politica sul giovane Belafonte che, iniziando la sua carriera dal mondo del jazz bebop, sostenuto da personaggi carismatici e rivoluzionari come Max Roach e Charles Mingus, allargò progressivamente il suo repertorio includendovi blues e motivi folklorici provenienti soprattutto dalla Giamaica.

Uomo bello e affascinante, Belafonte fu anche attore cinematografico e in questo ruolo fu al centro di forti polemiche politiche. Infatti, nel 1957, la sua apparizione a fianco di Joan Fontaine in Island in the Sun, di Robert Rossen, suscitò scalpore per il solo accenno a una storia sentimentale tra una bianca e un nero, tanto che il film fu vietato e fu decisa una multa per le sale che eventualmente lo avessero proiettato.

La carriera cinematografica di Belafonte comprende diversi film, ma fu limitata dalle sue idee politiche; egli lasciò il cinema perché rifiutò molte delle parti che gli furono offerte, come nel caso di Porgy and Bess, che riteneva razzista. La parte fu in seguito assegnata a Sidney Poitier.

Amico di Martin Luther King fu con lui sul palco in occasione del famoso discorso “I have a Dream”, e non rinunciò mai a prendere posizioni politiche chiare, in particolare contro l’embargo a Cuba e le guerre scatenate dai due Bush e più recentemente in opposizione a Donald Trump.

Non mancò anche di essere critico sino all’irrisione verso Colin Powell e Condoleeza Rice che definiva come ‘schiavi del padrone bianco’ ammessi a servirlo in casa. Un “privilegio” che veniva un tempo riservato agli schiavi più mansueti e servili, che venivano così tolti al più duro lavoro nelle piantagioni.

Belafonte lascia il ricordo di un artista e uomo di spettacolo dalla carriera molto lunga e costellata di successi ma che ha saputo utilizzare la sua enorme popolarità anche al servizio della causa afroamericana e della pace nel mondo.

(257) Harry Belafonte – Day-O (The Banana Boat Song) (Live) – YouTube

(257) Harry Belafonte – Jamaica Farewell (Live) – HD (1080p) – YouTube

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1 Commento


  • Binazzi Sergio

    è stato un grande, e dire che tanta gente ha applaudito ai suoi grandi successi, giustamente vista la sua bravura, ma tanti hanno ignorato il suo pensiero e il suo impegno politico. è stato un po così anche per la Makeba che tanti hanno ballato in discoteca senza sapere quale è stato il suo impegno per l’apartheid e altro. grande Harry sarai sempre nei nostri cuori.

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