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Addio a Gianni Vattimo, comunista, cristiano e amico di Papa Francesco

Il filosofo Gianni Vattimo, morto oggi a Torino all’età di 87 anni, era stato testimonial della Campagna “io con i 5, e tu?”, che ha portato alla liberazione dei 5 eroi cubani imprigionati a Miami dove si erano infiltrati per fermare le azioni terroristiche contro la loro patria e furono ingiustamente arrestati e condannati dalla giustizia USA.

“Siamo andati insieme a Washington e a Bruxelles per perorare la loro liberazione”, racconta a FarodiRoma il prof. Luciano Vasapollo che di Vattimo è stato amico e compagno nelle battaglie politiche ma anche collega nella docenza universitaria e nell’elaborazione di un pensiero solidamente marxista ma aperto alle realtà sociali di oggi.

“Abbiamo condiviso molto, compresa l’amicizia di Hugo Chavez”, racconta Vasapollo rievocando i viaggi in comune compiuti in Venezuela e a Cuba.

Tra i suoi amici Gianni Vattimo poteva vantare anche Papa Francesco, la cui conoscenza risaliva a quasi 11 anni fa, al 2013, quando Jorge Mario Bergoglio era ancora cardinale di Buenos Aires.

Nel 2013 dovevo incontrarlo a un convegno in Argentina, ma accadde che lui fu in quei giorni chiamato in conclave ed eletto Papa. Quindi lui volava verso Roma per divenire Papa, mentre io volavo in Argentina”.

Ma poi, quando Bergoglio è stato eletto, gli ha fatto recapitare un messaggio simpatico, da un amico comune: “Chiedo scusa al professor Vattimo per non aver potuto essere alla conferenza, ma mi han fatto Papa”. Dopo quel mancato incrocio, “ci siamo visti successivamente, in varie udienze private. E il nostro dialogo continua”, aveva raccontato l’anno scorso.

Vattimo, scrive il Corriere, “si considerava al tempo stesso comunista e cristiano (anzi: proprio cattolico), ma era il pensatore antidogmatico per eccellenza, l’avversario convinto della pretesa di descrivere per via filosofica, o anche scientifica, l’ordine autentico della realtà”.

In proposito Vasapollo ricorda lunghe conversazioni con Vattimo, al telefono, a volte per parlare proprio di Papa Francesco, del rapporto personale che entrambi avevano con lui, e delle straordinarie aperture di questo Pontificato dalle quali entrambi i docenti si sentivano coinvolti, in particolare commentavano inseme il documento sulla Fratellanza umana e le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti.

Aveva – ricorda Vasapollo – una grande profondità spirituale che mi è sempre sembrato un valore aggiunto per il suo impegno politico e accademico”.

A Gianni Vattimo, morto martedì 19 settembre all’età di 87 anni, va riconosciuta la coerenza nel criticare ogni costruzione metafisica, che si esprimeva nella posizione comunemente conosciuta come «pensiero debole», dal titolo di una famosa raccolta di saggi da lui curata con Pier Aldo Rovatti nel 1983″.

Tra i più noti filosofi italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica a livello mondiale, tradotto in varie lingue, studioso e originale prosecutore del pensiero di Martin Heidegger, Gianni Vattimo – aggiunge Il Fatto Quotidianoha teorizzato l’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica e la relativizzazione di ogni prospettiva filosofica, diventando così appunto il maestro del “pensiero debole” a livello internazionale.

È stato allievo di Luigi Pareyson, assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, laureandosi in filosofia nel 1959 all’Università di Torino.

Oltre alla giovanile militanza nell’Azione Cattolica, Vattimo fu con Eco anche tra i pionieri della televisione italiana: nel 1954 insieme parteciparono e vinsero un concorso della Rai per l’assunzione di nuovi funzionari. Abbandonarono l’ente televisivo alla fine degli anni Cinquanta”.

Vattimo si è poi specializzato all’Università di Heidelberg con Hans Georg Gadamer e Karl Löwith. Nel 1964 divenne docente nell’Università di Torino, prima come professore di estetica, poi (dal 1982) come professore di filosofia teoretica.

Studioso della filosofia ermeneutica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e sviluppato le implicazioni teoretiche, dedicando le proprie ricerche a Friedrich Schleiermacher, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Gadamer, del quale ha curato l’edizione italiana di “Verità e metodo” (1972).

Vattimo ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L’Espresso.

Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.

Vattimo è stato non solo un pensatore speculativo ma anche un intellettuale militante di spicco della sinistra, dichiaratamente omosessuale e al tempo stesso rivendicando la sua fede cattolica, svolgendo attività politica in diverse formazioni politiche, eletto al Parlamento Europeo e in quello italiano.

Come credente, ha proposto una visione “secolarizzata” della fede cristiana, basata sulla carità e adeguata all’epoca contemporanea, molto vicina alla visione di Papa Francesco (con il quale si sono scambiati numerose telefonate) ed anche all’impegno di Vasapollo in difesa del multipolarismo e della specificità del maexismo latinoamericano di Chavez e di Fidel.

 * da IlFarodiRoma

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3 Commenti


  • gian

    Su De Masi niente?


  • enrico

    Non condivido per nulla questo panegirico acritico ed elogiativo della figura di G. Vattimo.
    Si tace completamente sulle gravi responsabilità di questo intellettuale nella rimessa in circolo a sinistra di filosofi reazionari come Nietsche e Heidegger in una salsa agrodolce e apparentemente libertaria che ha fascinato più di una generazione di studenti contribuendo ad allontanarli da una visione critica e classista della società.
    Grande è stato il merito di Domenico Losurdo col suo saggio “Nietzsche, il ribelle aristocratico” nell’aver distrutto alle fondamenta questo percorso speculativo di Vattimo e altri, restituendoci uno strumento per decostruire le baggianate su cui si fondava il c.d. “pensiero debole”.


    • Redazione Roma

      C’è stato il Vattimo filosofo e il Vattimo attivista politico. Nel secondo caso c’è stato poco o nulla da rimproverargli, si è schierato sempre dal lato giusto – dalla Palestina al No alla Tav, dal sostegno ai processi progressisti in America Latina al no alla guerra – anche questo è decisivo nel giudizio su Gianni Vattimo.

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