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Libri all’indice, oltre 10 mila testi proibiti nelle scuole USA

La retorica che vuole gli Stati Uniti come “capofila delle democrazie” si mostra come un inganno giorno dopo giorno, e non solo per quel che viene fatto all’estero. Ci sono notizie dal “ventre della bestia” che palesano come non ci sia assolutamente un pieno diritto di parola e di dibattito.

Infatti, è stato lanciato l’allarme per i libri ormai messi all’indice nelle scuole pubbliche: sono diventati oltre 10mila. Fa ancora più impressione il fatto che nel 2023 erano “solo” 3.362 e quindi, in un solo anno sono triplicati per via di procedure piuttosto facilitate.

A guidare la censura sono i repubblicani, che negli ultimi mesi hanno posto all’indice un numero sempre crescente di testi. Ben 8mila di questi divieti sono concentrati negli stati della Florida e dell’Iowa, seguiti anche da Utah (che ha una delle legge più estreme), Carolina del Sud e Tennessee.

La denuncia arriva dalla PEN America, una organizzazione no-profit che si occupa di protezione della libertà di espressione attraverso la diffusione della letteratura e dei diritti umani. Ad essere presi di mira sono soprattutto storie che hanno a che fare con orientamento sessuale e razzismo.

Dalla ONG hanno dichiarato: “in parte a causa del targeting di contenuti sessuali, il forte aumento include libri che contengono storie d’amore, libri sulle esperienze sessuali delle donne e libri su stupro o abusi sessuali, nonché con personaggi o temi LGBTQ+, su razza o razzismo e con personaggi di colore“.

In Florida sei importanti editori hanno sollevato una questione di costituzionalità rispetto ai divieti imposti ai loro titoli. Stiamo parlando di pilastri della letteratura mondiale come “Per chi suona la campana” di Ernest Hemingway o “Anna Karenina” di Lev Tolstoj.

Ci sono state però anche alcune vittorie. Una contea della Florida, dopo una causa intentata da una coalizione di genitori, studenti e autori, ha riportato nelle biblioteche 36 libri, tra cui “Radici“, la storia di Kunta Kinte, schiavo portato in Virginia a cui è stato dedicato – oltre che un film – anche un monumento nel 1991, probabilmente immediatamente vandalizzato dal Ku Klux Klan.

In Iowa, invece, un gruppo di editori, insegnanti attenti alle questioni di genere, studenti e genitori hanno fatto causa per far annullare la legge dello stato in merito. Ma una corte d’appello federale ha annullato un’ingiunzione temporanea sui divieti, consentendo la continuazione della censura.

Insomma, l’istruzione statunitense, con i repubblicani in prima fila – ma non solo loro -, mostra il grado di bigottismo reazionario che impregna la cultura della “più grande democrazia al mondo“. Altro che “grazie, Occidente“, come ha avuto a dire un giornalista nostrano: scambieremmo volentieri un iPhone per un po’ di apertura mentale.

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