È tempo di schierarsi contro la devastazione di Gaza e ciò che resta della Palestina, e di lottare contro un sistema internazionale fondato sull’uso della forza in nome di una cosiddetta «pace», evocata sempre a vantaggio di pochi e sempre usando le parole per mistificare la realtà di ciò che viene commesso, esattamente come profetizzava Orwell quasi un secolo fa.
Oggi il concetto del «bispensiero» propugnato dal Ministero della Verità che lui aveva immaginato in 1984 – strumento fondamentale per il controllo mentale esercitato dal regime totalitario descritto nel romanzo – non ci appare più così fantasioso, e anzi ci invita ad aprire gli occhi per vedere ciò che abbiamo davvero di fronte. Anche per i più sofisticati esperti di doppio linguaggio, non è più possibile negare la verità che riguarda la Palestina.
Nel luglio 2024 la Corte internazionale di giustizia ha riconosciuto al di là di ogni ragionevole dubbio che l’occupazione mantenuta da Israele a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dal 1967 è illegale e deve essere abbandonata totalmente e incondizionatamente.
L’occupazione è illegale perché, con la sua stessa presenza, impedisce ai palestinesi di godere del diritto all’autodeterminazione: il diritto di un popolo a esistere e a determinarsi, cioè a scegliere per sé, senza controllo straniero sul territorio e sulla vita dei palestinesi che lo abitano.
Eppure, questo semplice diritto a esistere come popolo e vivere in libertà viene ancora contestato da qualcuno o pericolosamente confuso con la soluzione dei due Stati. Ma non credo che serva essere giuristi per capire che ogni altro diritto perde di significato e diventa un esercizio di mera retorica intellettuale, senza quello all’autodeterminazione.
Ciò che si sta consumando a Gaza, e nelle altre aree della Palestina sottoposte al controllo illegale di Israele, incluse la Cisgiordania e Gerusalemme Est, è un colonialismo di insediamento attraverso un’opera di distruzione totale, metodica e pianificata.
A Gaza questo processo è già una realtà tangibile e la distruzione investe la vita fisica e biologica in ogni sua forma, annientando tutto quello che esiste, inclusi naturalmente gli esseri umani che ci vivono (anzi, vivevano).
In Cisgiordania – dove le colonie per soli ebrei sono una presenza pervasiva in continua espansione, attorno ai luoghi in cui i palestinesi vivono sempre più segregati –, se si è al riparo da bombardamenti a tappeto come quelli che hanno devastato larga parte di Gaza, non lo si è dalla distruzione a mezzo di esplosivi e demolitori meccanici, che assieme alla violenza dei coloni investe case, scuole, interi quartieri, fino agli uliveti e alle arnie delle api.
Non c’è pace in Palestina, se sei palestinese. La sicurezza in quella terra – e non solo, purtroppo – è a senso unico; se sei palestinese, viene invocata solo per reprimere la tua libertà. Per punirti.
* da “Quando il mondo dorme”, pagg. 20-21, Rizzoli. citato in Beh, Buona Giornata
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corsi e ricorsi
La decisione del Consiglio di Guerra israeliano di occupare militarmente Gaza con la prospettiva di deportare oltre un milione e mezzo di persone in grandi campi di concentramento, anche in diversi paesi africani, non è altro che la versione sionista israeliana contro i palestinesi del Piano Madagascar (https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Madagascar) che Hitler stava per mettere in atto contro gli ebrei.
Se Netanyahu dovesse attuarlo, non solo sarebbe la realizzazione del Quarto Reich nazi-israeliano
in medio oriente, ma farebbe pensare che alcuni degli attuali rappresentanti dell’estrema destra israeliana possano essere infiltrati nazisti che cambiarono identità per poter finalmente creare un giorno la razza eletta. Quante similitudini!
Ecco un articolo toccante su quanto continua ad avvenire a Gaza.
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-un_dolore_che_sale_fino_al_cielo/45289_62329/
Petrillo Angelina
Le alleanze e gli accordi economici e commerciali stanno avendo il sopravvento sull’ umanità e sulle persone. L” assenza di ogni decisione di interruzione di invio di armi e di sospensione di ogni forma di collaborazione con un governo criminale e genocidario di Israele èi aberrante. Soprattutto insopportabile è il silenzio dei decisori che non vanno oltre la condanna. verbale, quando c’è e quando non c’è, ci si richiama al 7 ottobre. Ormai si percepisce che i due eventi sono separati dalla polizia etnica che si vuole perpetrare contro i palestinesi. Solo le società civili e i popoli, sebbene al momento frustrati nel loro desiderio di giustizia, possono avere gli occhi aperti su questa situazione , ” stare all’ erta” e continuare a fare rumore .