Confesso di aver letto recentemente il testo di Pasquale Cicalese “Il terzo morto” – Pantarei editore.
Le polemiche che erano sorte tra Pasquale e la redazione di Contropiano non mi avevano incoraggiato nella lettura di questo significativo lavoro di Cicalese.
Eppure, in occasione della pubblicazione di “Piano contro Mercato” ero stato tra i più sfegatati sostenitori di quel testo. Ancora oggi sul portale “Sinistra in rete” è possibile leggere quella mia entusiastica recensione, così come su questo giornale.
Insomma ero incazzato con Pasquale perché ritengo che i suoi contributi analitici, specie sul versante economico, sono propellente puro per chi, come il sottoscritto e la mia area politica e sociale, è impegnato nel difficile tentativo di ricostruire una riqualificata opzione comunista agente nel nostro paese.
Ho – quindi – apprezzato la ripresa di un rapporto politico (ed umano) con Pasquale nonostante alcuni suoi dubbi e perplessità circa la nostra linea di condotta durante il terribile periodo della crisi pandemica globale.
“Il terzo morto” è un “quaderno di appunti” in cui Pasquale – con rigore analitico e viscerale carnalità – compie un viaggio in alcune saghe familiari, in un contesto sociale tipico di un meridione vittima della pluridecennale rapina neo/coloniale ma anche non rassegnato ad una pura condizione di subalternità e di annichilimento.
Crotone, la Calabria, il Sud ma anche le varie “cordate” di meridionali che vivono a Bologna o in una qualsivoglia città del Nord sono i soggetti in cui si riflette l’infinita gamma con cui oggi riverberano le moderne (e più sofisticate) forme di sfruttamento e di alienazione del moderno capitalismo.
Il testo di Pasquale Cicalese è un esempio vivo e concreto di “storia orale” ovverosia l’epopea di chi è collocato (consapevolmente o meno) dalla parte giusta della barricata della guerra sociale.
“Il terzo morto” può sembrare un libro che irradia un messaggio triste e melanconico particolarmente in un Sud che continua a registrare punti di sofferenza sociale e dove la gerarchizzazione delle classi lavoratrici sono percepite immediatamente con buona pace di un certo “meridionalismo di sua maestà” sempre pronto a diventare la mosca cocchiera dei poteri forti.
Non so se Pasquale né sia consapevole, ma il suo testo è un libro che parla del futuro e allude alla necessità di in nuovo protagonismo dei subalterni meridionali.
Troveremo il tempo e il modo di una presentazione in Campania. A Napoli quando vuole ma, assieme ad altri compagni, siamo disponibili ad un incontro/lettura collettiva anche presso il bar di Mimmo a Pontecagnano.
Del resto – consentitemi una battuta sopra le righe – se Cristo si è fermato ad Eboli il buon Pasquale Cicalese non può arrestarsi a Pontecagnano la quale di trova a solo 15 kilometri circa la città descritta da Carlo Levi.
In ogni caso comprate il libro di Pasquale e se decidete di farlo rivolgetevi direttamente al suo editore che svolge una attività meritoria, indipendente e controcorrente.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa

nicola quagliata
bene