Di rapporto in rapporto, mettere in evidenza la politica sistematica, deliberata di genocidio portata avanti dall’entità sionista che occupa da decenni la Palestina, è quanto sta facendo Francesca Albanese.
Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i territori palestinesi occupati, è stata messa al bando, sottoposta a sanzioni imposte dagli USA. Sanzioni dovute a quanto da lei denunciato, come nelle ultime 24 pagine di Quando il mondo dorme, dove si evidenziano i legami militari, commerciali e diplomatici, perché – riprendendo l’ultimo suo rapporto- “Il genocidio …. è un crimine a livello internazionale”.
Sono passati 5 mesi dal momento in cui Rizzoli ha edito Quando il mondo dorme, e quanto l’autrice ci descrive è tutto lì: un genocidio in piena regola. Quanto abbiamo sotto mano travalica, volutamente e consapevolmente, la denuncia su quanto l’occupazione sta portando avanti.
In queste pagine ci imbattiamo in qualcosa che non può, e non deve, essere rimosso: storia, presente e futuro di una Palestina in pericolo; un’occupazione che non può essere, stando a quel diritto internazionale al quale in tanti si appigliano, che illegale.
Assistiamo, succubi, ad un’opera di distruzione totale, metodica e pianificata. I luoghi comuni: “Israele vuole colpire Hamas e non i palestinesi” verso i quali la propaganda di parte tende ad orientare l’opinione pubblica, vengono metodicamente confutati.
Albanese ci descrive cosa sia, e come sia percepito, il genocidio; l’infanzia in Palestina, con i bambini, vero proprio tiro al bersaglio in quanto potenziale pericolo. Bambini, che diventano grandi al di là della reale età, con una domanda la cui risposta non può essere rivolta solo a loro: “com’è possibile tutto questo?”, anche se, loro, sono l’infanzia in Palestina.
I palestinesi non vogliono essere statistiche, non vogliono essere un popolo umiliato, non vogliono dipendere dagli “aiuti umanitari”; amano la loro casa in quanto luogo dove poter crescere e sognare, si contrappongono a tu per tu con l’occupazione che colpisce ogni aspetto della quotidianità. La vita dei palestinesi è contraddistinta da famiglie senza casa, da infanzia negata perché segnata da ansia ed incertezza, dal crescere in una prigione a cielo aperto.
Quando il mondo dorme va nella direzione di ribaltare la “narrazione” ufficiale. Un libro che va oltre la questione riconducibile all’adolescenza vissuta in Palestina che non può affrontare, e sostenere, l’autodeterminazione, come diritto ad esistere, ma soprattutto è un libro che mette in risalto l’aspetto umanitario rispetto a quello politico, con una denuncia dei fondi pensione e del dominio delle banche.
Si sofferma sullo spaziocidio, cioè quello spazio urbano modificato a vantaggio della dominazione militare e politica e sull’uso del linguaggio: territori contesi, conflitto, popolazione ostile. Essendo un accanito lettore di noir, non posso non prendere in considerazione la frase: “se la Palestina fosse la scena di un crimine, ci sarebbero le impronte di tutti noi”.
Preservare come memoria collettiva, questo è quanto si può trarre.
* da PerUn’AltraCittà
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