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Libia: l’Onu autorizza la “no fly zone”

Il testo è stato approvato da dieci paesi: Francia, Gran Bretagna, Usa, Bosnia, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Portogallo, Colombia e Libano. Il che chiarisce quale la frattura internazionale che la decisione ha provocato. A volere l’intervento a tutti i costi sono tre paesi; Usa, Francia e Gran Bretagna. I paesi che fanno cioè da casa-madre per le prime multinazionali petrolifere del mondo. Gli altri paesi “favorevoli” sono o piccoli vassalli senza autonomia o regimi tenuti in piedi a suon di mazzette (Nigeria) e narcotraffico (Colombia). Oppure un paese europeo, come il Portogallo, ormai strozzato dall’azione congiunta delle agenzie di rating e dela speculazione finanziaria. In questo elenco fa eccezione solo il Sudafrica, i cui problemi economici e sociali evidentemente influenzano pesantemente le scelte di politica internazionale.

Si sono astenute Russia, Cina, entrambe con diritto di veto, ma anche Germania, Brasile e India.E’ dunque un fatto che gli “emergenti” – più i paesi “maturi” come la Germania, che però non hanno propri interessi petroliferi specifici – siano di fatto contrari a questo interventismo militare imperialista, ma non hanno “soluzioni alternative” sufficientemente forti.

I più scatenati, sul piano diplomatico, sono stati i francesi. E non sembra solo un sospetto maligno che intendano cogliere l’occasione per mettere la propria Total in condizione di sostituire altre società – mettiamo l’Eni, visto che il ruolo dell’Italia berlusconiana nel rapporto con Gheddafi non è al vertice della considerazione internazionale – una volta che il “cambio di regime” a Tripoli, tra un bombardamento e un’incursione a terra, sia stato realizzato.

Anche diversi Paesi arabi potrebbero partecipare alla no fly zone, secondo il vecchio schema per cui dittature o monarchie arabe reazionarie – ma “affidabili” per l’occidente – si prestano a soffocare nel sangue l’unico regime arabo (certo niente affatto “democratico”) che da più di 40 anni agisce come una anomalia incontrollabile.

Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Giordania vengono dati per “disponibili”. Ma l’Egitto – ancora alle prese con problemi politici interni irrisolti, oltre che confinante diretto con la Libia – ha ripetutamente smentito. Vedremo, in queste cose non bisogna mai prender per certe le parole, ma solo le azioni.

Il testo della risoluzione, come anticipato ieri, autorizza il bombardamento della contraerea libica e ogni azione tesa a impedire sia il volo degli aerei di Gheddafi che a “proteggere i civili”. Formulazione così ambigua e sfuggente da permettere quasi tutto (meno che un’occupazione permanente con truppe di terra, forse).In pratica, saranno possibili anche incursioni di terra che siano – nelle intenzioni degli attaccanti – di breve durata. Facile prevedere che queste incursioni mireranno a distruggere i nuclei fondamentali della struttura militare libica, o persino a catturare o uccidere gheddafi e i suoi familiari più direttamente impegnati nella gestione del potere.

Verranno bloccate una serie di società finanziare libiche operanti sul mercato internazionale, come  la Central Bank of Libya, la Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, e naturalmente la Libyan National Oil Company. Tutti i voli commerciali con la Libia sono vietati come quelli militari.

Festa ovviamente a Bengasi, che veniva data ormai sul punto di cadere dagli stessi insorti. Gli uomini armati – riferivano ieri sera molti giornalisti occidentali in città – erano praticamente scomparsi dalla circolzione. Migliaia di persone hanno festeggiato in piazza davanti alla sede del Consiglio nazionale transitorio (Cnt)

A Tripoli, invece, dopo aver minacciato di agire a Bengasi “senza nessuna pietà” (non proprio dei geni della comunicazione…), il governo libico si dice disposto al “cessate il fuoco”. E ieri in serata c’era addirittura una chiamata diretta all’Eni: “tornate a estrarre il nostro petrolio, i vecchi contratti sono ancora validi”.

Le cose cambiano velocemente, le tattiche cambiano da un minuto all’altro. L’unica cosa da tener sempre d’occhio sono quindi gli interessi di lungo periodo. Gheddafi e il suo blocco di potere voglio ovviamente sopravvivere, la parte di “comunità internazionale” più interventista vuole ovviamente il suo petrolio.

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