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Obama. Bombe e ideologia.

Il presidente americano Obama nel suo discorso al National Defence University di Washington, ha fatto il punto sull’operazione militare in Libia e sulla situazione in Medio Oriente. Obama ha rivendicato il ruolo di leadership degli USA (in questo caso offuscata dall’oltranzismo della Francia) ed ha ricostruito passo passo l’escalation militare e strategica contro Gheddafi. “Non ci sarà un’operazione di terra per defenestrarlo. E gli Stati Uniti continueranno a fare un passo indietro cedendo l’iniziativa agli alleati” ha detto Obama prevedendo che “alla fine il regime del Colonnello finirà per implodere e l’azione della coalizione avrà avuto successo”. Se questo è lo scenario sul piano militare, Obama ha offerto la sua visione aggiornata del “destino manifesto” degli USA e del suo ruolo nel mondo. “La storia è in movimento in Medio Oriente e in Nord Africa, lo è grazie ai giovani e dovunque siano e dovunque cerchino la libertà devono sapere che troveranno un amico negli Stati Uniti. Questa è la misura di leadership per l’America… So che molti di voi erano tentati di voltare le spalle al mondo, ma se alla fine interveniamo è perché più la gente è libera più garanzie ci sono per la nostra libertà”. Insomma nonostante l’invasione di Iraq e Afghanistan, nonostante i missili lanciati sulla Libia e l’assordante silenzio sulle repressioni adottate dalle petromonarchie arabe del Golfo o da Israele – alleati di ferro degli USA – Obama ha rilanciato l’immagine degli USA come unico orizzonte democratico possibile per tutte le nuove generazioni che intendono cambiare il proprio futuro in Medio Oriente. Ma il come lo cambiano e le direzione in cui spingono il cambiamento non dovrà mai dimenticarsi che questo dovrà coincidere e non discostarsi dagli interessi Usa: “La Libia è fra la Tunisia e l’Egitto, due nazioni in cui il movimento rivoluzionario dei giovani ha portato a un passaggio dei poteri pacifico…. Due paesi ancora in transizione delicata. Sapevamo che aspettare un altro giorno in Libia poteva tradursi in un massacro il cui riverbero avrebbe percosso tutta la regione macchiando la coscienza del mondo intero”. Un passaggio questo che si presta ad almeno due interpretazioni: la prima è quella della missione civilizzatrice e protettiva degli Usa, la seconda è quella che manda una esplicita intimidazione alle rivolte avvenute negli altri paesi arabi: lo scenario politico può cambiare ma non più di tanto. In caso contrario la democrazia potrebbe piovere dal cielo sotto forma di bombe e missili.

A confermare che la partita sulla Libia non è affatto conclusa – come sembrano rimproverare ad Obama i suoi avversari repubblicani – Ooggi il Wall Street Journal è tornato ad alimentare il fantasma delle armi chimiche in mano a Gheddafi. “Le agenzie di intelligence statunitensi sostengono che avrebbe ancora a disposizione degli stock di gas mostarda e di alto esplosivo da usare contro obbiettivi occidentali” scrive l’edizione odierna. Come a dire: non fermiamoci adesso.

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