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Fukushima: radioattività in acqua 7,5 milioni sopra la norma

11.500 tonnellate con radioattività circa 100 volte superiore alla norma, è stato precisato. Lo svuotamento dovrebbe permettere di liberare il bacino di stoccaggio per far posto al liquido, molto più contaminato, che fuoriesce dalla turbina del reattore numero 2. La perdita d’acqua da questo reattore sembra inarrestabile; non è stato neppure individuato il punto – o i punti – da cui l’acqua filtra nel terreno. Oggi si proverà ad iniettare un agente chimico per solidificare la ghiaia.

Ma intanto la stessa Tepco rende noto che, in un campione di acqua raccolto il 2 aprile in mare, proprio davanti al reattore n. 2, sono stati trovati quantitativi di iodio-131 pari a 7,5 milioni la norma. Il nuovo sversamento controllato, dunque, aggraverà una situazione pesantissima.

In un altro prelievo effettuato ieri lo iodio-131 è risultato 5 milioni di volte oltre la norma. E’ stato trovato anche cesio-137 in misura 1,1 milioni di volte superiore ai limiti consentiti. Lo iodio ha un tempo di decadimento radioattivo abbastanza basso (8 giorni), mentre quello del cesio è di 30 anni. Inutile quindi sottolineare che la presenza di casio in queste percentuali assicura danni irreparabili di lunghissima durata.

La stessa Tepco pagherà un primo risarcimento provvisorio alla popolazione dell’area attorno all’impianto. Il pagamento dovrebbe avvenire questo mese (nessun paragone con i tempi di risarcimento abituali in Italia). Il ministro dell’economia, Banri Kaieda, ha spiegato che è stato il governo a dare quest’ordine. Sono circa 80mila le persone residenti che hanno dovuto abbandonare le loro case dopo la fuga di radioattività. In più, la Tepco ha già iniziato a versare 20 milioni di yen ad ognuna delle nove municipalità dove è scattato l’ordine di evacuazione.

Sul piano economico, il terremoto e lo tsunami porteranno ad una contrazione dell’economia del Paese quantificabile, «come prima stima tra lo 0,2 e lo 0,6% (tasso non annualizzato) nel primo trimestre e tra lo 0,5% e l’1,4% nel secondo trimestre». Secondo l’Ocseil calcolo dell’impatto è molto complesso, al punto che il Giappone viene per ora tenuto furi dalla media del G7. «I costi del disastro – spiega Pier Carlo Padoan, capoeconomista Ocse – non sono ancora conosciuti ma la stima preliminare delle autorità è che la perdita di capitali fisici ammonta al 3,3-5,2% del Pil annuale del Paese». Nessuna valutazione, invece, è stata ancora fatta per quanto riguarda il peso della crisi nucleare. Di certo, si può dire che la riduzione di funzionalità di molte centrali comporterà costi aumentati per le importazioni di prodotti energetici (e un relativo aumento dei loro prezzi internazionali). E che i valori immobiliari – particolamente alti, in Giappone – subiranno svalutazioni inversamente proporzionali alla distanza da Fukushima.

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