Migliaia di palestinesi sono scesi oggi in strada sia a Gaza che in Cisgiordania per celebrare l’ ‘accordo di riconciliazione nazionale firmato in queste ore al Cairo. Raduni e manifestazioni di festa si segnalano sia in Cisgiordania, il territorio controllato dall’Autorita’ Nazionale Palestinese (Anp) sia nella Striscia di Gaza, l’enclave governata dal movimento islamico di Hamas fin dal 2007. L’Ansa riferisce che in Cisgiordania i festeggiamenti appaiono piu’ contenuti, ma comunque si svolgono sia a Ramallah sia in altre localita’. A Gaza City, invece, l’afflusso della gente e’ cominciato gia’ a meta’ mattinata, ancor prima che la cerimonia del Cairo – trasmessa in diretta da tutte le reti locali – prendesse l’avvio. Per la prima volta da anni, si vedono nella Striscia attivisti di Hamas e del Fatah – oltre che di altre organizzazioni – manifestare tutti insieme e talora abbracciarsi. La folla inneggia all’ ”unita”’ e ripete: ”Mai piu’ divisioni”. In base all’accordo, il governo palestinese deve cedere il passo a un esecutivo di transizione composto di personalità indipendenti, in vista di nuove elezioni entro l’anno. “Voltiamo per sempre la pagina nera della divisione” ha affermato il presidente palestinese Abu Mazen durante la cerimonia. “La nostra unica lotta è contro Israele, le divisioni sono alle nostre spalle. Hamas vuole uno Stato sovrano palestinese a Gaza e in Cisgiordania e lavorerà per raggiungere l’obiettivo nazionale” ha affermato il leader di Hamas Khaled Meshal.
L’intesa, sottoscritta ieri sera anche dalle altre formazioni politiche palestinesi, mette fine a quattro anni di contrasti violenti tra Fatah e Hamas e, più di tutto, alla separazione amministrativa tra i territori di Cisgiordania e Gaza. E’ prevista ora la formazione di un governo tecnico incaricato di preparare le elezioni presidenziali e politiche che si terranno entro un anno e il rinnovo del Consiglio nazionale palestinese (Cnp, che rappresenta tutti i palestinesi, anche quelli nei campi profughi all’estero, e nel quale entreranno deputati di Hamas), ossia il parlamento dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Secondo l’agenzia Nena News “rimangono da sciogliere una serie di nodi centrali: l’identità del nuovo premier (Hamas lo vorrebbe di Gaza); la riunificazione degli apparati di sicurezza e l’ingresso di Hamas nell’Olp. Il primo passo però è la costituzione di un governo unitario, composto da tecnocrati e senza affiliazione politica che dovrà condurre i palestinesi alla seduta dell’Assemblea Generale dell’Onu in cui a settembre Abu Mazen dovrebbe proclamare lo Statoindipendente di Palestina. Ieri il capodelegazione di Fatah al Cairo, Azzam al Ahmad, ha spiegato che le relazioni estere dell’Anp ed eventuali negoziati con Israele resteranno prerogativa esclusiva di Abu Mazen, in quanto leader dell’Olp. Hamas da parte sua si sarebbe impegnato a cessare ogni attività armata contro Israele anche se il vice ministro degli esteri Ghazi Hamad ha spiegato che non esiste nell’accordo un articolo preciso su questo punto”.
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