Manifestazioni in tutto il Pakistan sono state organizzate per oggi dal partito islamico Jamaat-e-Islami, una delle principali forze politico-regiose del paese, che ieri ha invitato i cittadini a scendere in massa in piazza in tutte le città. La protesta prenderà di mira anche il governo di Islamabad, accusato di essere asservito agli Usa e di lasciarli liberi di agire indisturbati all’interno del paese. “Osama Bin Laden è il nostro eroe, è un martire della Jihad” affermano molti fedeli appena usciti dalla preghiera del venerdì nella moschea rossa di Islamabad, teatro di un sanguinoso scontro tra fondamentalisti islamici e forze pakistane nel 2007. Le persone puntano il dito contro il proprio governo per non aver saputo difendere la sovranità nazionalità azionale del Pakistan in occasione del blitz americano in cui è stato ucciso il leader di Al Qaida: «Proviamo vergogna per la nostra nazione ed il nostro esercito»
Migliaia di persone sono scese in piazza nella città di Quetta, nel sudovest del Pakistan, per rendere omaggio a Osama Bin Laden e chiedere la «jihad» contro gli Usa. La dimostrazione è stata indetta da Jamiat-Ulema-e-Islam (JUI) un partito islamico, in concomitanza con la mobilitazione generale convocata oggi da Jamaat-e-Islami (Ji), il principale schieramento di opposizione islamica pachistano. I manifestanti hanno inneggiato al leader di al Qaida, e dato fuoco a bandiere a stelle e strisce.
Sempre nei pressi di Quetta, questa mattina almeno cinque persone sono state uccise e molte altre sono state ferite ad Hazara, nei pressi della città pakistana. I morti sono la conseguenza di un attacco eseguito con armi di piccolo calibro e con razzi. Lo riferisce SamaaTv, che cita la polizia. Secondo altre fonti, le vittime sarebbero almeno una decina e sarebbero sciiti che si trovavano all’interno di un cimitero. Uomini non identificati a bordo di due veicoli hanno aperto il fuoco contro il gruppo di persone che sostava in’area di Hazara. Testimoni hanno raccontato di una intensa sparatoria e forti esplosioni nell’area, attualmente isolata dalla polizia.
Osama Bin Laden sarebbe morto di malattia qualche giorno prima del raid americano. Lo ha detto all’Ansa Jamal Ismail, giornalista esperto del capo di al Qaida, precisando che l’informazione gli è stata data dal medico di Osama.
Ismail, che ha intervistato Bin Laden la prima volta nel 1984 a Peshawar e l’ultima a Kandahar nel 2000, mentre un’intervista dopo l’attacco alle Torri gemelle saltò perchè era ormai iniziato l’intervento occidentale in Afghanistan, sostiene che dopo la morte di Osama il Pakistan avrebbe avvertito gli Stati Uniti, che avrebbero allora deciso di attuare quella che lui definisce una «messa in scena» per non fare la figura di non averlo preso prima che morisse. Alla domanda «dov’è morto Osama», Ismail risponde con una battuta: “Non a casa mia”.
Ultim’ora: Al Qaeda ha confermato oggi la morte di Osama Bin Laden. La tv Al Jazeera ha riportato il comunicato pubblicato su siti islamici di riferimento. L’organizzazione, che ha definito “una maledizione” per gli Usa l’uccisione del suo leader, minaccia vendetta e si impegna a proseguire la battaglia con altri attacchi terroristici. Nel comunicato si annuncia la diffusione di un messaggio audio del “califfo” registrato sette giorni prima della morte. E si è saputo sempre oggi che la Cia ha sorvegliato per mesi da un edificio di Abbottabad il nascondiglio di Bin Laden. Lo ha rivelato l’edizione online del Washington Post, citando fonti ufficiali anonime. Un appartamento era utilizzato come base operativa per le missioni di sorveglianza degli 007 americani, che contavano sul supporto di una rete di informatori pakistani e di quelle che sono state definite “altre fonti”. Nel corso dei mesi quindi i servizi segreti Usa sono riusciti a ricostruire le giornate e le abitudini del capo di Al Qaeda, ma non sono riusciti a scattare foto né a registrare in alcun modo la sua voce prima del raid. Da agosto il nascondiglio è stato studiato in tutti i modi possibili grazie alle immagini raccolte via satellite. Uno sforzo così ampio e capillare da spingere la Cia nel dicembre scorso a presentarsi al Congresso per assicurarsi di poter disporre del denaro necessario a finanziarlo. Il covo della Cia ad Abbottabad, rendono ancora noto le fonti citate dal Washington Post, ancora in funzione al momento del raid, non ha svolto alcun ruolo diretto nella sua realizzazione. Da allora è stato smantellato, in parte per motivi di sicurezza, in parte perché l’operazione è considerata conclusa. Un giornalista che si trova a Abbottabad ha riferito su Twitter che alcuni residenti si sono radunati in preghiera davanti al covo di Bin Laden.
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