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Fukushma, fuso il reattore numero 1

Chi pensa che “il privato” sia preferibile perché, se non altro, meno “opaco” del maledetto “pubblico” deve seguire con attenzione la vicenda di Fukushima. A due mesi dal disastro nella centrale, solo ora la Tepco – la società proprietaria dell’impianto – comincia ad ammettere quel che gli esperti avevano ipotizzato fin da subito. E cioè che il combustibile nucleare all’interno del reattore n.1 potrebbe essersi in gran parte fuso e sbriciolato, dopo essere rimasto completamente senza refrigerazione per la mancanza di acqua; il cui livello all’interno del contenitore di pressione è risultato molto inferiore a quanto ritenuto finora.

Oggi la Tepco, il titolare dell’impianto disastrato, prova a spiegare che il materiale combustibile sarebbe scivolato sul fondo della struttura, ma continuerebbe a essere raffreddato stabilmente dall’acqua rimasta al livello inferiore. La temperatura esterna del contenitore del nocciolo, infatti, risulta dalle ultime misurazioni relativamente bassa, tra i 100 e i 120 gradi.

Secondo la Tepco, non è stata trovata acqua a un livello di cinque metri più in basso rispetto a dove si trovava la cima delle barre di combustibile, che erano lunghe quattro metri. Nonostante l’immissione quotidiana di 150 tonnellate di acqua, il suo livello all’interno del reattore rimane estremamente basso – ha spiegato l’operatore – che non esclude la possibilità di una crepa nella struttura. Traducendo: la “crepa” è tale da far fuoriuscire 150 tonnellate di acqua (radioattiva!) al giorno, rimiazzata da altrettante tonnellate di acqua di mare.

Alla luce delle ultime rilevazioni, la Tepco potrebbe essere costretta a rivedere il piano deciso per raffreddare il reattore, che prevede l’impiego di uno speciale sistema in grado di depurare e riciclare l’acqua di refrigerazione. Il gestore elettrico aveva stimato il combustibile del reattore n.1 come il più danneggiato dei tre ancora instabili, calcolando per le barre uno stato di deterioramento del 55%.

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