Le forze della sicurezza siriane hanno represso una manifestazione studentesca organizzata ad Aleppo, la seconda città della Siria per grandezza. Lo denunciano attivisti e testimoni alla Bbc, precisando che gli studenti stavano manifestando per chiedere la fine dell’assedio militare nelle città tra cui Homs, Daraa e Banias, epicentri delle proteste contro il governo del presidente Bashar al-Assad. Il bilancio delle vittime della repressione di ieri contro i manifestanti a Homs è intanto salito a 18 morti, denunciano gli attivisti.
Alla vigilia di un nuovo venerdì di proteste anti-regime in Siria, dopo quasi due mesi dall’inizio delle una mobilitazioni, il presidente siriano Bashar al Assad gioca la carta della divisione del fronte avversario ed ha incontrato alcuni rappresentanti religiosi sunniti di Hama, città a nord di Damasco semi distrutta nel 1982 durante la repressione militare contro l’insurrezione armata dei Fratelli musulmani. L’agenzia ufficiale Sana riferisce stamani dell’incontro avvenuto ieri a Damasco, mentre il quotidiano libanese As Safir, afferma oggi che la delegazione degli sheykh sunniti di Hama hanno chiesto al presidente di “chiudere il dossier degli anni ’80”, con riferimento particolare alle centinaia di abitanti della città, membri un tempo della Fratellanza musulmana e che da allora sono esiliati all’estero. Migliaia di prigionieri politici nel Paese sono da anni in carcere con l’accusa di appartenere a gruppi islamici. Citando lo shaykh Abdel Basset Suleiman, membro della delegazione di Hama ricevuta da Assad, il presidente siriano avrebbe acconsentito a “studiare la proposta a patto che gli esiliati non abbiano commesso crimini di sangue e che annuncino pubblicamente la loro rinuncia ad appartenere a organizzazioni ostili alla nazione”.
In un’intervista all’agenzia italiana Adn Kronos International, un militare siriano invita i manifestanti a restare a casa e a non aderire ad alcuna manifestazione perché, spiega, “il governo non aprirà alcun dialogo con i manifestanti, il pacchetto di riforme promesso dal presidente verrà attuato ed è inutile che la gente continui a scendere nelle strade rischiando la vita”. Interrogato sugli scontri avvenuti alla periferia di Damasco, dove circa 20 persone hanno perso la vita, il militare ribadisce che “le vittime di Meidan (periferia della capitale, ndr) non sono civili, bensì militari armati da potenze esterne. Abbiamo chiari ordini dai responsabili dell’esercito e dal fratello del presidente di riportare la calma e la stabilità nel Paese a ogni costo. Il nostro obiettivo, lo ripeto, è eliminare qualsiasi elemento che possa rappresentare un pericolo per la Siria”, ha aggiunto il militare.
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