Un commando di una ventina di talebani pachistani è trincerato da oltre dieci ore all’interno della base navale P.N.S. Mehran, quartier generale dell’aviazione della Marina a dieci chilometri da Karachi (Pakistan meridionale), in una spettacolare operazione che per il momento ha causato una decina di morti, molti feriti, ed ingentissimi danni a infrastrutture e mezzi militari.
I militanti, pesantemente armati ed appartenenti al potente raggruppamento Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), che ha rivendicato l’attacco come vendetta per l’uccisione di Osama bin Laden, sono penetrati con facilità ieri sera nella base, dove hanno fatto ampio uso di esplosivi e lanciarazzi, appiccando il fuoco ad alcuni edifici e distruggendo tutto quello che hanno trovato sul loro cammino, fra cui due aerei P-3C Orion di fabbricazione statunitense.
Inoltre si ignora la sorte di un importante arsenale missilistico che costituisce parte dell’armamento a disposizione dei velivoli della Marina pachistana. E questo naturalmente apre pesanti interrogativi sulla capacità dell’esercito pakistano di proteggere l’arsenale atomico posseduto dal paese.
Giunto sul posto nella notte, il ministro dell’Interno Rehman Malik ha confermato ai giornalisti che «almeno un edificio è ancora nelle mani degli attaccanti che scambiano colpi d’arma da fuoco con le forze dell’ordine». «Non si tratta di un semplice attacco ad una base della Marina – ha aggiunto – ma di un attacco contro il Pakistan. Al Qaida e i talebani sono diventati un pericolo per il Pakistan».
Almeno una quindicina di esplosioni sono state ascoltate nel corso della notte. Le autorità di Islamabad hanno fatto convergere sulla base 200 membri dei gruppi di elite antiterrorismo per affrontare i militanti del TTP. Non si hanno notizie certe dall’interno della zona militare, e le tv mostrano un elicottero che sorvola costantemente la zona. Secondo alcune fonti giornalistiche il commando è riuscito a prendere vari ostaggi e forse ad uccidere alcuni stranieri – presumibilmente americani – che si trovavano nella base al momento dell’attacco.
Secondo l’agenzia afgana Pajhwok il mullah Omar sarebbe stato assassinato dai servizi segreti pachistani e da uomini del clan Haqqani. Proprio il presunto coinvolgimento del potente network di Maulvi Jalaluddin Haqqani e del figlio Sirajuddin, secondo fonti qualificate contattate dall’agenzia Tmnews, lascerebbe pensare a uno “scontro interno” alla leadership talebana.
Il mullah Omar, infatti, nelle ultime settimane avrebbe lasciato trapelare la sua intenzione di trattare un accordo di riconciliazione con il Governo di Kabul, ipotesi esclusa dai gruppi più radicali, come appunto quello di Haqqani. Ma su come siano davvero andate le cose, al momento, non ci sono certezze. Un’altra ipotesi accreditata a Kabul è quella che il mullah Omar fosse scortato da uomini dei servizi segreti pachistani: il suo convoglio sarebbe stato intercettato dall’esercito e il leader dei talebani sarebbe rimasto ucciso in un conflitto a fuoco tra le due parti.
La notizia, che non ha ancora conferme ufficiali, è stata riportata anche dall’agenzia iraniana Fars, che cita «fonti di sicurezza di Kabul» secondo le quali il capo del talebani sarebbe stato ucciso nel sud-ovest del Pakistan, non lontano dal confine con l’Iran. Di segno opposto le informazioni che provengono da fonti talebane, secondo le quali il mullah Omar sarebbe vivo e sul suolo afghano. Ma il portavoce dei servizi di intelligence afghani (Nds) ha confermato oggi ad una tv indiana che «in base a informazioni ricevute da capi talebani, il Mullah Omar è morto» due giorni fa. In una intervista telefonica con l’emittente «all news» indiana Times Now, il portavoce della Nds, Lutfullah Mashal, ha detto che «abbiamo parlato con responsabili talebani che ci hanno confermato l’uccisione in Pakistan del Mullah Omar».
I talebani in Afghanistan hanno respinto oggi, bollandole come “propaganda”, le notizie dei media secondo cui il loro leader, il mullah Omar, sarebbe stato ucciso in Pakistan, affermando invece che è vivo e che si trova in Afghanistan.
Funzionari della sicurezza in Pakistan, alcuni diplomatici, comandanti dell’esercito Usa e funzionari del governo in Afghanistan sono tutti scettici verso le notizie secondo cui Omar, uno degli uomini più ricercati al mondo, sarebbe stato ucciso mentre era in viaggio tra Quetta e il Nord Waziristan in Pakistan.
E’ in Afghanistan sano e salvo”, ha detto al telefono a Reuters il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, parlando da una località sconosciuta. “Smentiamo categoricamente queste notizie prive di fondamento secondo cui il mullah Mohammad Omar è stato ucciso”.
“Questa è la propaganda del nemico per fiaccare il morale dei combattenti”, ha aggiunto Mujahid.
Il mullah Omar è apparso raramente in pubblico ed è fuggito assieme al resto della leadership afghana a Quetta, in Pakistan, dopo che il loro governo è stato rovesciato dalle forze afghane con l’aiuto degli Usa alla fine del 2001, dove hanno dato vita alla “Shura di Quetta”. Una shura è un consiglio di capi.
Il regime dei talebani è stato rovesciato perché si rifiutò di consegnare il leader di al Qaeda Osama bin Laden dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001.
Bin Laden è stato ucciso dalle forze speciali americane in una cittadina non lontana dalla capitale del Pakistan, Islamabad, lo scorso 2 maggio.
L’uccisione di bin Laden ha rappresentato un duro colpo per al Qaeda, già divisa, anche se gli effetti di questo evento sui gruppi alleati come i movimenti in Afghanistan e Pakistan non sono così chiari.
Un alto funzionario della sicurezza pakistana ha detto di non poter confermare le notizie diffuse dai media, tra cui quella della tv privata afghana Tolo, secondo cui Omar è stato ucciso da membri dell’intelligence pakistana.
A Kabul, autorevoli diplomatici e funzionari dell’esercito Usa non sono in grado di confermare la notizia. Alcuni l’hanno definita una “speculazione”.
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