A Bruxelles è stato raggiunto oggi un accordo tra i ministri degli Esteri dell’Unione Europea per imporre sanzioni contro il presidente siriano Bashar Assad. Le sanzioni – che si aggiungono ad una prima tornata di misure restrittive contro altre 13 personalità siriane entrate già in vigore il 10 maggio scorso – prevedono un bando sui visti ed un congelamento dei visti, oltre ad un embargo sulle armi. Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, ricordando l’offerta più volte rinnovata dall’Ue al presidente siriano di imbracciare la via del dialogo e di rinunciare alla violenza, ha sottolineato come Bashar Assad “non abbia varcato quel ponte”. “Dobbiamo mantenere una pressione forte – ha dichiarato il ministro degli esteri spagnolo Jimenez – con un messaggio molto forte di condanna e di fermezza, perchè non possiamo permettere le aggressioni, i rapimenti, gli arresti e le uccisioni”.
I ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato oggi anche il rafforzamento delle sanzioni contro l’Iran per via del suo contestato programma nucleare. Il Consiglio ha ampliato la lista delle personalità e delle entità colpite dalle misure restrittive, che entreranno in vigore con la pubblicazione, domani, sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue e consistono in restrizioni ai viaggi e nel congelamento dei beni. Libia, Sudan, Iran e Siria sono dunque sottoposte a sanzioni da parte dell’Unione Europea.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha rincarato la dose prendendosela con Hezbollah, Iran e Siria. Intervenendo davanti all’Aipac, la principale lobby filo-israeliana negli Stati Uniti Obama ha riportato la politica estera statunitensi ai tempi dell’amministrazione Bush dichiarando che:”L’Iran continua a sostenere il terrorismo nella regione (…) continueremo a impedire queste azioni, e ci opporremo contro gruppi come Hezbollah, che pratica assassinii politici e cerca di imporre la sua volontà a colpi di razzi e di autobombe”. Il più soddisfatto del discorso di Obama pare che sia stato il premier israeliano Netanyahu. Se qualcuno si aspettava da Obama una seria discontinuità con la politica internazionale dei repubblicani è destinato a rimanere molto deluso.
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