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Serbia. Arrestato Ratko Mladic

Il quotidiano croato Jutarnji List aveva diffuso in anteprima la notizia di un’operazione speciale della polizia serba (effettuata nelle prime ore della mattina) che ha portato all’arresto di un uomo che ha presentato le generalità di Milorad Komadić. Fonti di polizia serbe, citate dallo Jutarnji List, avrebbero però lasciato filtrare l’informazione che, con grande probabilità, dietro il nome di Komadić si nasconda il superlatitante Ratko Mladić, ricercato dal tribunale dell’Aja per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, soprattutto per gli eventi accaduti a Srebrenica nel luglio del 1995. L’arresto sarebbe stato effettuato a causa di vari segni di identificazione che metterebbero Komadić in relazione diretta con Mladić, a cui l’arrestato sembra somigliare molto anche fisicamente.

All’arresto di Komadić ha partecipato anche la Procura speciale per i crimini di guerra della Repubblica di Serbia. Dopo l’arresto, a Komadić è stato prelevato materiale organico per effettuare le analisi del DNA, attualmente in corso. “Ha alcuni dettagli fisici di Mladic. Ora stiamo analizzando il suo Dna”, ha detto un funzionario parlando sotto anonimato, aggiungendo che l’uomo, che aveva con sé documenti intestati a Milorad Komadic, è stato arrestato in Serbia dopo una soffiata.

Come condizione per entrare a far parte dell’Unione europea, la Serbia era stata obbligata ad arrestare Mladic. La Commissione europea ha commentata la notizia affermando che “è la prova del desiderio della Serbia di entrare nell’Ue”.

Ratko Mladic, l’ex capo militare dei serbi di Bosnia ricercato da quasi sedici anni con l’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità, è stato arrestato all’alba di stamane in una casa di un suo parente a Lazarevo, un villaggio a una decina di km da Zrenjanin, in Voivodina, 80 km circa a nordest di Belgrado non lontano dal confine con la Romania. L’arresto è avvenuto intorno alle 5.30 in una abitazione di via Vuk Karadzic. Si è trattato di un’azione molto rapida, della quale in pochi si sono accorti. I vicini hanno detto che la casa in cui si nascondeva l’ex generale era stata perquisita varie volte in passato, ma che la notizia non era stata resa di dominio pubblico. I vicini di casa, che hanno chiesto l’anonimato, hanno detto che l’azione di polizia non sembrava quella per la cattura di un ricercato così celebre. Gli abitanti di Lazarevo contattati dalla Beta hanno detto di non aver mai visto nel villaggio Ratko Mladic, mentre alcuni hanno aggiunto che non l’avrebbero mai denunciato anche nel caso che l’avessero visto. Alcuni abitanti del villaggio hanno aggredito verbalmente i giornalisti e i cineoperatori giunti sul posto.

La casa in cui è stato arrestato Mladic ha un aspetto modesto, nel cortile vi sono macchine agricole. Secondo i vicini, dopo l’azione di polizia in casa non è rimasto più nessuno. Non si sa chi sia stato fermato insieme all’ex generale serbo-bosniaco Il presidente serbo Boris Tadic, che ha confermato ai giornalisti la cattura di Ratko Mladic, non ha voluto fornire dettagli sulle modalità dell’operazione di polizia, affermando che tali dettagli li forniranno i servizi di sicurezza.

 

L’Ue: è una svolta, ma per l’adesione non basta

 «Con l’arresto di Ratko Mladic la porta dell’Unione europea è ora aperta per la Serbia», ha detto il presidente Boris Tadic dopo la cattura dell’ex generale serbobosniaco, «perché cadono tutte le critiche verso la Serbia contenute nel rapporto del procuratore del Tribunale penale dell’Aja (Tpi) Sergr Brammertz». E invece le reazioni Ue ancora una volta rimandano al mittente le giuste aspettative. Ieri che a Belgrado era in visita l’Alto rappresentante esteri dell’Ue, Catherine Ashton per la quale si tratta solo di «un importante passo in avanti per la Serbia».

Così l’arresto di Mladic è solo «una tappa ulteriore verso l’integrazione della Serbia nell’Ue», dice Nicolas Sarkozy. E «non significa l’automatica adesione della Serbia all’Unione europea», ha sottolineato Mark Rutte il premier dell’Olanda, il paese che si è sempre opposto all’ingresso della Serbia nell’Ue finché non ci fosse stato l’arresto di Mladic. Rutte ha spiegato che «è necessario guardare al quadro d’insieme per l’adesione», ricordando che l’arresto è importante per le vittime di Srebrenica, ma anche per i «caschi blu» olandesi incaricati di proteggere l’enclave e che non avevano resistito a Mladic. E ha parlato anche il commissario Ue per l’allargamento Stephan Fule, per il quale l’arresto eccellente ha solo «rimosso un ostacolo» sulla strada delle Serbia verso l’Ue anche se così Belgrado «ha dato prova di credibilità». «La Serbia è più vicina oggi all’Ue – ha aggiunto Fule – ma quanto ai requisiti per diventare un paese candidato e aprire i negoziati, abbiamo solo tolto un punto alla lista: occorre intensificare il lavoro sulle riforme per un parere positivo quest’anno». La Ue annuncerà la valutazione sulla candidatura della Serbia il 10 ottobre, data del rapporto sull’allargamento. Fra le condizioni-ricatto c’è il dossier Kosovo che si è autoproclamato indipendente: il che significa «normalizzazione» forzata dei rapporti. E Fule concludendo, ha rincarato la dose: «Dopo Mladic non ho ragione di dubitare che anche Goran Hadzic (leader dei serbi di Croazia ndr), sarà catturato».

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