Mentre gli attivisti della Freedom Flotilla continuano a lottare per riuscire a partire dai porti della Grecia e dirigersi verso Gaza, su un altro fronte, un altro gruppo di attivisti filo-palestinesi ha individuato come centro di una iniziativa internazionale di pressione l’aeroporto israeliano Ben-Gurion a Tel Aviv.
Laura Durkay è uno di questi attivisti i quali, una volta arrivati all’aeroporto di Ben-Gurion, venerdì prossimo, indicheranno “Palestina” come propria destinazione e questo nonostante la certezza che Israele li deporterà. La Durkay è una dei 700 attivisti, in gran parte europei, che intendono arrivare al Ben-Gurion tutti nello stesso giorno, in concomitanza con l’apertura dell’iniziativa “Benvenuti in Palestina”.
Il ministro degli Esteri israeliano ha già dichiarato che farà di tutto per fermare il gruppo.
In passato Israele ha ripetutamente vietato l’ingresso nel Paese di attivisti internazionali. Molti attivisti raggireranno le domande poste loro dalle autorità che in aeroporto li interrogheranno. “Anziché mentire sulla loro destinazione, essi dichiareranno di venire per la settimana di solidarietà con il popolo palestinese – ha affermato l’attivista israeliano Sergio Yahini. – Se verrà vietato l’ingresso nel Paese agli attivisti, allora ci sarà una manifestazione in aeroporto e Israele dovrà far fronte alla situazione deportando 700 attivisti”. “Le procedure draconiane e discriminatorie che si applicano sulle frontiere di Israele hanno un solo scopo, quello di isolare sempre più i palestinesi ed enfatizzarne lo status di inferiorità. “Atterreremo all’aeroporto Ben-Gurion l’8 luglio per visitare i nostri amici in Palestina e insistiamo sul sostegno dei nostri governi. Questo supporto sarà un piccolo passo verso la libertà di movimento per i tutte le popolazioni, per Israele e Palestina, così essenziali per la pace e la giustizia in Medio Oriente” ha aggiunto il gruppo in conferenza stampa.
Laura Durkay, ad esempio, nel 2009 ha visitato Gaza e la scorsa estate è stata in Cisgiordania. Pur non incontrando all’inizio alcun ostacolo a fare ingresso in Israele, fu posta in stato di fermo cinque ore alla frontiera con la Giordania, presso il ponte di Allenby, dopo un breve viaggio in Giordania. “La nostra non è una minaccia. Chiunque dovrebbe avere il diritto alla libertà di movimento e di viaggiare nei Territori Palestinesi Occupati. Questa è la nostra azione e siamo qui con uno spirito di solidarietà pacifista”.
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