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Israele. La Knesset approva la legge contro le campagne di boicottaggio

E’ polemica in Israele per l’approvazione da parte della Knesset (il parlamento) della legge che vieta ogni genere di boicottaggio «su base geografica», e in particolare a danno delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Analisti politici rilevano che si tratta di una legge particolarmente liberticida: da un lato la legge ha ottenuto una netta maggioranza, ma dall’altro al momento del voto erano assenti dal parlamento undici ministri e lo stesso premier, Benyamin Netanyahu.

Il primo gruppo politico a reagire è oggi il movimento Peace Now, i cui dirigenti, in diverse interviste, hanno sollecitato gli stessi israeliani a boicottare i prodotti originari delle colonie. Adesso questi esponenti sono attesi delle prime citazioni in tribunale per il loro invito al boicottaggio. In parallelo alcuni deputati contrari alla legge stanno preparando un ricorso alla Corte Suprema. All’origine di questa legge vi sono episodi che hanno destato clamore in Israele: fra questi, il rifiuto degli attori di un teatro di Tel Aviv di esibirsi nella città-colonia di Ariel in quanto «territorio occupato» e poi l’iniziativa di alcuni doventi dell’Università di Beer Sheva di sostenere un boicottaggio accademico internazionale a danno del loro stesso istituto. In un editoriale il quotidiano Maariv ha rinnovato le critiche a quanti sostengono le campagne di boicottaggio a danno di Israele, ma l’approvazione della nuova legge – avverte l’editorialista – «è fascismo bello e buono». «Qui si imbavaglia la libertà di espressione. Si istituisce una “polizia del libero pensiero”. Non si può dire altro: il fascismo imperversa».

 

Qui di seguito il servizio di Emma Mancini per la Nena News

E’ passata ieri in via definitiva alla Knesset con 47 voti favorevoli contro 38, la “Boycott Bill” che sanzionerà individui e gruppi che invitano a boicottare Israele, incluse le sue colonie. La società civile: “È una legge antidemocratica”.

La controversa “Boycott Bill” è passata ieri dopo tre votazioni alla Knesset israeliana: da oggi saranno sanzionate tutte le persone e le organizzazioni che inviteranno al boicottaggio di Israele e delle sue colonie nei Territori Palestinesi Occupati.

Per legge Israele potrà chiedere un risarcimento di 50mila shekel (circa 10mila euro) per i danni finanziari provocati dal boicottaggio economico, culturale e accademico. Un esempio? Il boicottaggio artistico del centro culturale della colonia di Ariel e quello contro tutte le compagnie internazionali che lavorano in Israele, come le società di costruzioni impegnate nei lavori per il tram che da quest’anno collegherà il centro di Gerusalemme alle colonie ad Est. Ma soprattutto la campagna internazionale del BDS, Boycott, Divestment and Sanctions, impegnata dal 2005 nel boicottaggio economico e culturale di Tel Aviv.

La legge appena sfornata, inoltre, prevede la revoca delle esenzioni dalle tasse e dei benefici legali e economici a tutti quegli individui, gruppi israeliani e istituzioni accademiche e culturali che sostengono il boicottaggio del proprio Stato. Ad essere penalizzate anche compagnie e società economiche israeliane che decideranno di mettersi al servizio dell’Autorità Palestinese e che accetteranno di lavorare con compagnie palestinesi.

Inizialmente si era pensato di rimandare il voto in vista dell’incontro di ieri del Quartetto per il Medio Oriente, tenutosi a Washington. Ma il primo ministro Netanyahu non pare essersi fatto troppi scrupoli: nella mattinata di ieri l’ufficio del premier ha annunciato che non sarebbe stato posto alcun ostacolo al naturale percorso della legge.

La “Boycott Bill”, presentata dal parlamentare Ze’ev Elkin, avvocato del partito Likud del premier Netanyahu, è passata per 47 voti a 38, appoggiata da tutta la coalizione di maggioranza e dalle opposizioni, con il solo voto contrario di Kadima e l’astensione di Indipendenza (il partito del ministro della difesa Ehus Barak). Duri gli attacchi dai parlamentari di Kadima al premier: “Netanyahu ha passato la linea rossa della stupidità e dell’irresponsabilità nazionale. Il suo governa crea problemi a Israele e dovrebbe essere il primo a pagarne il prezzo”.

Da tempo si erano levate le voci contrarie della società civile israeliana che ha definito la legge antidemocratica, un assalto alla libertà di espressione e manifestazione. I sostenitori della legge si sono difesi affermando che il “Boycott Bill” altro non è che un mezzo per tutelare lo Stato di Israele da quello che il governo chiama delegittimazione globale.

Ma la levata di scudi da parte degli artisti e gli intellettuali israeliani non si è fermata, convinti che una legge simile violi duramente il diritto di espressione e intacchi lo spirito democratico su cui si fonderebbe lo Stato di Israele. Anche alla luce del fatto che a Tel Aviv non serviranno prove di effettivi danni economici per intentare un’azione contro il “boicottatore”: secondo la nuova legge, non sarà necessario individuare e quantificare il danno economico causato, ma basterà l’invito al boicottaggio. Insomma, saranno possibili target tutti coloro, individui o associazioni, che chiameranno società civili israeliana e internazionale a boicottare “lo Stato di Israele, una delle sue istituzioni o un’area sotto il suo controllo, nell’obiettivo di causare danni economici, culturali e accademici”.
Quattro organizzazioni per i diritti umani (Adalah, The Public Committee Against Torture in Israel, Physicians for Human Rights e Coalition of Women for Peace) hanno annunciato nella notte che presenteranno ricorso all’Alta Corte contro la nuova legge. La legge, secondo i quattro gruppi, è “completamente anticostituzionale perché limita la libertà di espressione politica ed è contraria al diritto internazionale”. “La Knesset tenta non solo di chiudere la bocca della protesta contro l’occupazione, ma anche di impedire alle vittime e a chi si oppone di lottare contro”, ha detto Hassan Jabarin, direttore generale di Adalah, certo che il “Boycott Bill” non riceverà mai l’assenso dell’Alta Corte.

A preoccupare è l’idea di fondo su cui si basa la nuova legge: come spiegano le quattro organizzazioni, la Knesset ha l’obiettivo di proteggere le colonie illegali in Cisgiordania penalizzando chi vi si oppone attraverso quello che definiscono un boicottaggio del boicottaggio.

Dure critiche anche da parte palestinese, soprattutto in vista dell’incontro del Quartetto. Nella mattinata di ieri, prima del voto finale, il membro anziano dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Yasser Abd Rabbo, ha avvertito del pericolo di una simile legge: il sì al “Boycott Bill” renderebbe inutile l’impegno del Quartetto ad una ripartenza dei negoziati di pace.

(Fonte: NenaNews)

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