Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha ammesso oggi che ci sono stati «contatti» fra Parigi e il regime libico in vista di un abbandono da parte di Gheddafi, ma che non si può parlare di veri e propri negoziati. «Ci sono effettivamente stati dei contatti – ha detto Juppè ai microfoni di France Info -, ma a tutt’oggi non un vero negoziato». «Riceviamo emissari che ci dicono: ecco, Gheddafi è pronto ad andarsene, discutiamo», ha aggiunto Juppè. Ieri, replicando ad alcune affermazioni di uno dei figli di Gheddafi, che parlava di un dialogo fra Tripoli e Parigi, la Francia aveva parlato di «messaggi» ma non di negoziati diretti. «Il regime libico – ha continuato Juppè – invia messaggeri ovunque: in Turchia, a New York, a Parigi». Al momento la Francia, uno dei paesi più attivi nell’aggressione militare della Nato in Libia, ritiene che «non ci siano le condizioni per un cessate il fuoco». Secondo Juppè, le condizioni per una fine dei bombardamenti sono «il ritiro delle truppe nelle caserme, un controllo delle Nazioni Unite, e una dichiarazione, in forma da stabilire, di Gheddafi che annunci il ritiro dal potere politico e militare». «Siamo pronti a negoziare senza condizioni. Vogliamo solo che si fermino i bombardamenti e che si possa discutere in un clima sereno. Non è possibile discutere sotto le bombe» ha affermato il premier libico Baghdadi al-Mahmudi a distanza di sei mesi dall’inizio della guerra civile e a cinque dall’intervento militare Nato. In un’intervista al quotidiano Le Figaro, al-Mahmoudi ha sottolineato che il leader libico, Muammar Gheddafi, non prenderà parte ai negoziati con ribelli. Dal canto loro gli Usa si sono detti pronti a sostenere negoziati per una transizione democratica in Libia ma solo a condizione che Muammar Gheddafi lasci il potere. Lo ha detto il presidente americano Barack Obama in un colloquio telefonico con il suo collega russo Dmitri Medvedev. Secondo quanto rende noto un comunicato della Casa Bianca, Obama ha ribadito che gli Usa «sono pronti a dare il loro appoggio a negoziati che possano portare a una transizione democratica in Libia se Gheddafi si ritirerà».
Alla luce di questa opzione negoziale che si va aprendo, viene da chiedersi il perchè questa strada non sia stata perseguita dall’inizio – approfittando della mediazione dell’Unione Africana o del Venezuela – e sia stata invece scelta la strada dell’aggressione militare e del sostegno unilaterale al comitato d’affari del Cnt di Bengasi. Si sarebbero evitati almeno 6.000 morti e le devastazioni delle città e infrastrutture della Libia. Ma forse l’obiettivo delle potenze della Nato era proprio questo.
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