Un accordo ancora non c’è e repubblicani e democratici vanno ognuno per la propria strada, avanzando piani diversi per ridurre il deficit e il debito. Il presidente Barack Obama vede i leader democratici del Congresso, Harry Reid e Nancy Pelosi. Lo speaker della Camera, John Boehner, aggiorna i membri del suo partito sulle negoziazioni.
Le parti sono ancora distanti, con i repubblicani che spingono per un accordo in due fasi e i democratici che si oppongono a un piano a breve termine. Boehner resta convinto che l’unica soluzione è un aumento del tetto del debito in due tempi, una immediata con 1.000 miliardi di dollari di tagli. E una nel 2012, in piena campagna elettorale, dopo che una commissione avrà individuato le spese da tagliare.
Le borse più che all’aumento del tetto del debito guardano con attenzione a un possibile downgrade se non sarà raggiunto un un ampio accordo di riduzione del deficit e del debito. Reid per i democratici sta mettendo a punto una misura che prevede tagli da 2.700 miliardi di dollari. Alla scadenza del 2 agosto mancano solo otto giorni e le parti cercano una soluzione in extremis per evitare il default.
Il piano di Boehner «non ha senso, non è un punto di partenza» afferma categorico il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, secondo il quale l’aumento del limite legale del debito deve essere lasciato fuori dalla politica. Il presidente Barack Obama potrebbe opporre il proprio veto a un piano di aumento del debito che non copra i bisogni finanziari degli Stati Uniti fino al 2013, dopo le elezioni presidenziali, mette in guardia il capo dello staff della Casa Bianca, William Daley.
L’amministrazione Obama, coinvolta attivamente nelle negoziazioni, come ha precisato Geithner smentendo le indiscrezioni su un’esclusione del presidente (non proprio un dettaglio da poco, che indica il grado di “commissariamento” di quella che dovrebbe essere la carica politica più forte del mondo), resta fiduciosa: un default sarà evitato. «È impensabile» evidenzia Geithner. «Quello che è più importante è scongiurare la minaccia di default per i prossimi 18 mesi»: l’economia è debole e un default avrebbe effetti catastrofici. Un impatto «devastante» lo avrebbe anche il piano dei repubblicani.
In mancanza di un innalzamento del tetto del debito, oggi a 14.300 miliardi di dollari, il 2 agosto gli Stati Uniti non riuscirebbero a far fronte ad alcuni pagamenti andando in default tecnico ed esponendosi al rischio di downgrade.
I mercati azionari hanno reagito negativamente al mancato accordo, con borse asiatiche e futures Usa deboli, ma senza panic selling, nella speranza che un compromesso possa essere raggiunto entro l’inizio di agosto.
«Ritengo che la forza della ragione stia prevalendo. Ci sono dei progressi» aggiunge Geithner, mettendo in evidenza che le cornici di accordo sulle quali si sta lavorando sono due. Una è quella discussa da Obama e Boehner con tagli alla spesa e un aumento delle entrate. L’altra è la proposta avanzata da dal leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell. «Sono sul tavolo e possono essere combinate in vari modi».
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