La giornalista israeliana Amira Hass scrive oggi sul sito del suo quotidiano, Haaretz, che non sono noti i motivi dietro gli arresti – non ancora confermati dalle autorità militari – e se siano in qualche modo legati alle indagini sull’assassinio di Juliano Mer Khamis. Fonti palestinesi dubitano però che siano in qualche modo collegati al quell’omicidio e parlano di «raid intimidatorio» contro un laboratorio del libero pensiero nei Territori occupati.
Sono ormai passati quasi quattro mesi dall’omicidio di Juliano Mer Khamis, freddato dai killer all’ingresso del campo profughi di Jenin dove alcuni anni fa aveva deciso di ridare vita al teatro per i bambini palestinesi creato prima della seconda Intifada (2000) da sua madre Arna (un’iniziativa ben raccontata nel film “Arna’s children”) . La morte di Juliano è ancora avvolta nel mistero, gli assassini non sono stati identificati e gli attori non si sentono sicuri. Ma vogliono portare avanti il progetto.
«Il progetto teatrale sopravviverà alla morte di Mer-Khamis e seguirà il sentiero da lui tracciato» ha dichiarato all’Alternative Information Center Iyad Hurani, un giovane di Ramallah che ha trascorso gli ultimi tre anni al Freedom Theatre. Anche gli altri attori dell’ultimo spettacolo portato in scena, una rivisitazione di “Alice nel paese delle meraviglie”, appaiono determinati ad andare avanti. La continuità del teatro rappresenta una sfida e di questo ne sono consapevoli tutti all’interno del Freedom Theatre: una sfida contro l’occupazione israeliana che opprime ogni giorno la vita di milioni di palestinesi ma anche contro quella parte di società palestinese conservatrice e reazionaria che ha sempre avversato il progetto realizzato da Juliano Mer-Khamis.
da “il manifesto” del 27 luglio 2011
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