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Palestina protesta all’Onu: Israele minaccia annessioni

fra le ritorsioni all’annunciata richiesta dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) all’Onu – il 20 settembre – di riconoscimento formale d’uno Stato di Palestina nei confini del 1967, con Gerusalemme est capitale. Di fronte a questa iniziativa – che l’Anp giudica senza alternative a causa dello stallo dei negoziati con Israele, imputato alla rigidità del governo Netanyahu – «gli accordi con i palestinesi diverranno chiaramente nulli e mai avvenuti», ha sostenuto in un’intervista radiofonica il ministro delle Infrastrutture, Uzi Landau, ideologo di Israel Beitenu (il partito di estrema destra guidato dal ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman) e da sempre oppositore implacabile degli accordi di Oslo. Non solo: secondo Landau, Israele «dovrebbe anche imporre la sua sovranità su quei settori dei Territori (palestinesi occupati) rispetto ai quali c’è consenso diffuso nel Paese. Vale a dire, la Valle del Giordano e i grandi blocchi d’insediamento (di coloni ebrei)». Il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz, uomo del Likud (destra tradizionale) del premier, Benyamin Netanyahu, s’è spinto a sua volta ad affermare che l’iniziativa dell’Anp all’Onu rappresenta per Israele «una minaccia più grave di quella di Hamas» (la fazione islamico-radicale al potere nell’enclave di Gaza). Ieri Netanyahu aveva ancora una volta additato il ricorso a Palazzo di Vetro dell’Anp come «un atto unilaterale» che viola a suo dire «gli impegni assunti dai palestinesi in base agli accordi siglati con Israele».

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