Il capo militare dei ribelli a Tripoli, l’ex jihadista Abdelhakim Belhaj, ha smentito legami con Al-Qaida, ma ha ammesso di esser stato torturato dalla Cia a Bangkok. Belhaj, 45 anni, uno degli “uomini forti” della nuova Libia (di fatto al momento e’ l’uomo da cui dipende la sicurezza a Tripoli) ha riconosciuto comunque, in una intervista a Le Monde, che nelle milizie anti-Gheddafi ci sono molti uomini che hanno combattuto in Afghanistan .
Abdelhakim Belhaj, noto anche come Abu Abdullah Al Sadik. Ha guidato un importante battaglione di ribelli fin dall’inizio della guerra, attorno ai quali è nata la leggenda della presenza di qaedisti in Libia: sono conosciuti per essere i più ribelli tra i ribelli, senza pietà e senza rispetto dell’autorità del Cnt. Ma Belhaj si è sempre distanziato da queste dicerie, dichiarandosi “moderato”. Negli anni ’80 ha combattuto contro i sovietici in Afghanistan, al fianco dei mujaheddin aiutati dagli Stati Uniti, così come adesso l’Occidente anti Al Qaeda sta aiutando i ribelli libici, malgrado i sospetti e i timori, espressi soprattutto da alcune agenzie d’intelligence. Belhaij fondò il Lifg nel 1995, che rivendicò nel 1996 un tentativo fallito di assassinare Gheddafi.
Il ministro degli Interni, Ahmed Darrad, ha intanto chiesto ieri, in nome del presidente ribelle, Mustafa Abdel Yalil, ai battaglioni non di Tripoli di abbandonare la città, dove la situazione ormai è sicura e non c’è più bisogno di loro, come per esempio, delle 16 brigate arrivate da Misurata.
Mohamed Majdub, capo di una di loro, dice che circa seimila uomini sono arrivati dalla terza località libica, dove sono irritati dal fatto che loro, i più duri e quelli che hanno combattuto una delle battaglie più simboliche di questa guerra, non stiano ricevendo il dovuto riconoscimento. Arrivati al potere, i rivoltosi se lo devono spartire, soddisfacendo tutti i gruppi, gli interessi e le diverse concezioni di ciò che sarà la futura Libia. Questa settimana, il Consiglio nazionale transitorio ha fatto conoscere alcuni pilastri fondamentali della Libia post Gheddafi, nella quale la sharia (legge islamica) sarà fonte d’ispirazione per le leggi dello Stato.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa