Il premier britannico David Cameron ed il presidente francese Nicolas Sarkozy sono atterrati a Tripoli questa mattina. Anche il premier turco Erdogan oggi avrebbe dovuto essere a Tripoli, ma il suo entourage ha fatto sapere che ha rinviato per non far coincidere la sua visita con quella di Cameron e Sarkosy. La visita dei leader delle due potenze coloniali che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’aggressione Nato alla Libia prevede tappe nella capitale ed anche Bengasi, città dove però sembrano esserci dei problemi. Il leader del Cnt Jalil, insediatosi a Tripoli nel fine settimana, ha rivelato in una intervista alla Bbc che non tutto il Consiglio si sposterà dalla roccaforte Bengasi finchè “non saranno catturate le ultime sacche di resistenza dei gheddafiani (?)”. Affermazione curiosa. Il vero problema probabilmente sono i crescenti contrasti e scontri dentro il Cnt stesso e che vede prevalere a Bengasi e nella Cirenaica la componente jihadista rispetto a quella degli ex gheddafiani passati al Cnt. Si delinea dunque un braccio di ferro tra le varie fazioni, tant’è che il presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, nell’intervista alla Bbc ha chiesto più armi alla comunità internazionale per poter prendere il controllo delle aree “ancora fedeli al rais”. “Ci saranno battaglie feroci a Sebha, ci serviranno equipaggiamenti che ancora non abbiamo. Chiediamo più armi per riprendere queste zone”. O per regolare i conti interni?
Inanto l’ambasciatore dell’Alba (organizzazione regionale dei paesi latinoamericani) Jorge Valero ha inviato una lettera al presidente dell’Assemblea generale dell’Onu Nassir Abdulaziz Al-Nasser nella quale si legge che i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alba concordano sul fatto che il seggio della Libia presso le Nazioni Unite non possa essere occupato da «un’autorità transitoria illegittima imposta da un intervento straniero». Per questo, il seggio deve essere lasciato libero fino a quando «sarà insediato un governo legittimo» che «rifletta il volere libero e sovrano del popolo libico». Il seggio libico presso le Nazioni Unite appartiene ancora al governo di Gheddafi. I diplomatici dell’opposizione, che mesi fa hanno preso le distanze dal Colonnello e che si sono uniti al Consiglio nazionale transitorio, hanno continuato la loro missione presso gli uffici Onu. Secondo quanto svelato da un funzionario americano a condizione di anonimato, l’Assemblea Generale avrebbe già raggiunto un accordo ieri secondo il quale il seggio libico venga preso dal Cnt. Ma la lettera di opposizione dell’Alba fa presumere che la questione sarà messa ai voti. Il Cnt è stato recentemente riconosciuto anche da Paesi inizialmente favorevoli al vecchio regime di Tripoli, come la Russia e la Cina, ma il Venezuela guidato dal presidente Hugo Chavez è rimasto fedele alla sua posizione pro Gheddafi. Dell’Alba, fondata nel 2004, fanno parte Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Ecuador e le isole caraibiche di Antigua e Barbuda, Dominica, St. Vincente e le Grenadine.
Anche l’Unione Africana (Ua) prende tempo sul riconoscimento del Cnt all’Onu. Ieri una commissione dell’Ua si era riunita a Pretoria per un vertice dedicato esclusivamente alla Libia. In questa sede è stato rinviato il riconoscimento del Consiglio nazionale transitorio come governo legittimo del Paese Nordafricano dopo la caduta di Muammar Gheddafi. La commissione ha affermato che l’obiettivo deve restare «la creazione rapida di un governo di unità nazionale» che comprenda elementi dell’ex regime libico. L’Unione Africana teme che la situazione instabile in Libia possa portare al terrorismo e alla proliferazione di armi, minando la pace e la stabilità regionale. Lo sostiene la stessa organizzazione in un comunicato rilasciato oggi.
Muammar Gaddafi ha chiesto intanto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di proteggere Sirte, la citta’ ancora nelle mani dei lealisti, da quelle che ha definito le “atrocita’” della Nato. Lo ha fatto in una diffusa dalla televisione Al Arrai. “Se Sirte e’ isolata dal resto del mondo a causa delle atrocita’ commesse dalla Nato, il mondo ha il dovere di non essere assente e voi dovete assumervi le vostre responsabilita’ internazionali ed intervenire immediatamente per fermare questo crimine”, ha scritto Gheddafi.
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