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Wall Street. Tornano gli indignados, 700 arresti

I disordini sono cominciati quando i manifestanti hanno iniziato a marciare lungo la carreggiata del ponte, abbandonando i marciapiedi laterali, bloccando così il traffico automobilistico. La polizia ha riferito di aver ammonito ripetutamente i manifestanti a rimanere sui marciapiedi, ma invano, e sarebbe stata pertanto “costretta” ad intervenire.

Molti manifestanti hanno invece affermato che di fatto la polizia ha teso loro una trappola, dopo averli scortati verso il ponte solo per poterli circondare e intrappolare con una rete di plastica arancione e procedere agli arresti. «I poliziotti sono rimasti a guardarci senza fare nulla, quasi guidandoci sulla carreggiata del ponte», ha affermato Jesse Myerson, un portavoce del movimento Occupy Wall Street. In serata, poco dopo le 20 ora locale, il ponte è stato riaperto al traffico, sia automobilistico che pedonale, dopo essere stato chiuso per diverse ore.

La marcia verso Brooklyn era stata annunciata dal movimento Occupy Wall Street, giunto ormai alla sua seconda settimana di protesta ininterrotta con un presidio nello Zuccotti Park, nel distretto finanziario di Manhattan. Al grido di «non ce ne staremo in silenzio e non ci faremo intimidire», il sito dei manifestanti, www.occupywallst.org, aveva chiamato i manifestanti oggi a riunirsi per questa nuova iniziativa, a cui hanno aderito studenti, insegnanti, organizzazioni sindacali, veterani, disoccupati, famiglie, gente comune che si dice stanca dello strapotere della finanza. La settimana scorsa, il primo tentativo di marcia di protesta verso la Quinta strada era finito con la carica da parte della polizia e con decine di arresti.

 

 Si riuniscono ogni sera per l’Assemblea Generale e decidono le strategie del giorno. Una sorta di Costituente i cui Stati Generali sono composti da disoccupati, veterani, studenti, insegnanti, tutti gli ‘ordinary Joè. Li unisce un comune denominatore, sono fuori dai giochi di Wall Street. E la delusione contro Barack Obama accusato di aver tradito i suoi ideali.

Il loro unico legame con la finanza è quello dei risparmi mandati in fumo con la crisi economica. Il popolo anti Wall Street si è sono ispirato alla Spagna, all’ Egitto, alla Grecia, alla Tunisia e alla recente protesta delle tende a Tel Aviv. Il loro quartier generale è all’ombra dei grattacieli di Wall Street. Si sono installati a Zucconi Park, tra la Broadway e Liberty Street.

Sono qui da due settimane e dormono all’aperto perchè le tende sono proibite. Quando arriva la notte, si avvolgono in teli di plastica, rischiando il soffocamento, e aspettano la mattina per preparare la nuova protesta. Oggi marciano verso il ponte di Brooklyn e tra le altre cose sosterranno anche ‘SlutWalk’, il movimento contro gli abusi sessuali sulle donne. Bocciano Wall Street ma anche la politica e soprattutto il presidente Obama. Si sentono spogliati degli ideali su cui aveva fondato la sua campagna elettorale.

«Questa protesta è l’unico modo per rappresentare noi stessi», dice all’ANSA Norman Koener, un insegnate di Filadelfia venuto a New York per sostenere il movimento anti Wall Street. «Il Congresso non legifera per noi, e Obama è andato contro tutti i suoi propositi iniziali. Non penso che riuscirà ad essere rieletto ma del resto anche i Repubblicani sono un fallimento. A che serve votare per due partiti corrotti? L’unica soluzione è la democrazia che si vede in questa piazza», conclude amaro il professore. Ma a dominare è un senso diffuso di delusione. Non ce l’ hanno particolarmente con Obama ma con il sistema in generale.

«Ogni presidente – dicono – è schiavo di Wall Street». Ed evocano i movimenti giovanili degli anni ’60, è da loro che sono partiti i cambiamenti, sono loro che hanno fatto sì che il sistema cambiasse. «Noi vogliamo fare lo stesso – racconta Luke Richardson, 25 anni cameriere – la storia ci insegna che i cambiamenti vengono sempre dal basso». La solidarietà dei cittadini non si è fatta attendere, i passanti offrono donazioni, e alcuni ristoranti hanno donato del cibo. C’è cosi una sorta di cucina sempre aperta dove tutti possono sedersi alla tavola comune.

Un movimento nato a New York, davanti a Wall Street, ma che si sta espandendo a macchia d’olio anche nelle altre città degli Stati Uniti grazie ad una rete di comunicazione messa in piedi nella stessa piazza. Come ormai succede ovunque, le armi sono YouTube, Facebook, Twitter, trasmettono persino aggiornamenti in tempo reale in streaming. Fanno circolare anche un loro quotidiano, ‘The Occupied Wall Street Journal’. Il 6 ottobre il movimento si sposterà a Washington, simbolo della politica e delle lobby, in occasione del decimo anniversario della guerra in Afghanistan.

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“Io tra gli indignati di Liberty Plaza. Vi imbrogliano, ora diciamo basta”

Il racconto di Michael Moore: “Ho deciso di impegnarmi. Questa adesso è la nostra missione, impegnarci”. L’esempio di New York: otto milioni di abitanti, un milione vive in povertà. E’ una vergogna e la gente non ne può più

di MICHAEL MOORE

NEW York ha otto milioni di persone: e un milione vive in povertà. È una vergogna. Eppure il sistema non si ferma qui. Non importa quanta vergogna possiamo provare: la macchina va avanti – per fare altri soldi. Per trovare nuovi modi di imbrogliare la gente che lavora. Nuovi modi per accaparrarsi le pensioni: di rubare ancora di più. Ma qualcosa sta succedendo a Liberty Plaza.

Sono stato a Liberty Plaza per un paio di notti. E ci tornerò. Sapete? Stanno facendo un gran lavoro laggiù. E stanno ricevendo sempre più sostegno. L’altra notte il sindacato dei ferrotranvieri – gli autisti di bus, gli autisti della metropolitana – ha votato con entusiasmo per sostenere la protesta. Tre giorni fa 700 piloti di linea – soprattutto United e Continental – hanno marciato su Wall Street. Non so se avete avuto modo di vedere queste cose nei tg. So bene com’è andata la copertura fin qui: vi hanno mostrato pochi hippy che picchiavano duro sui tamburi – le cose tipiche che cerca la stampa. Per carità: che Dio benedica gli hippy che picchiano sui tamburi! Ma c’è una ragione per cui “loro” vogliono farci vedere solo questo. E allora ve lo dico io che cosa ho visto in quella piazza. Ho visto i giovani. Ho visto gli anziani. Ho visto la gente di tutti i tipi e di tutti i colori e di ogni religione. Ho visto anche la gente che vota per Ron Paul (il candidato presidenziale ultraconservatore che vuole abolire la Banca centrale). Voglio dire: è un gruppo di gente davvero assortita. Ci stanno le infermiere in quella piazza. Ci stanno gli insegnanti in quella piazza. Gente di ogni tipo.

Martedì ci sarà una nuova manifestazione: anche gli autisti di autobus e della metropolitana marceranno su Wall Street. E ho già sentito dire che l’Uaw (il sindacato degli operai dell’automobile) sta pensando a qualcosa del genere. Pensate: il loro incubo peggiore diventa realtà. Gli hippy e gli operai dell’auto che marciano insieme! Ma vedete: la gente ha capito. E tutta questa storia sulle divisioni interne e questo e quell’altro: alla gente non gliene importa più niente. Perché stavolta si tratta dei propri figli: che rischiano di non poter più andare al college. Stavolta si rischia di restare senza un tetto. Questo è quello che è davvero in gioco.

Ma quello che mi sembra più strano e bizzarro, dei ricchi, è come abbiano deciso di strafare fino a tanto. Voglio dire: gli stava andando tutto così bene. No: per loro non era abbastanza. Per i nuovi ricchi non era abbastanza. I nuovi ricchi che hanno fatto quattrini non grazie a buona idea. Non a un’invenzione. Non con il loro sudore. Non con il loro lavoro. I nuovi ricchi che si sono arricchiti con i soldi degli altri: con cui hanno giocato come se fossero al casinò. Soldi su soldi. E adesso ci ritroviamo con una generazione di ragazzi per cui gli eroi da seguire sono quelli dei canali tv di business: quelli che si sono arricchiti facendo soldi su quelli che fanno soldi su quelli che fanno i soldi… Ma quanto bisogno avremmo di giovani che si mettessero al lavoro per salvare questo pianeta? Per trovare le cure a tutti questi mali. Per trovare un modo di portare acqua e servizi igienici ai miliardi di persone su questa Terra che non ne hanno.

Questo è ciò che ci vorrebbe. E invece le 400 persone più ricche di questo paese oggi hanno più ricchezza che 150 milioni di americani messi tutti insieme. Dicevano: oh, sarà uno di quei numeri che Michael Moore butta giù. Beh, è una statistica vera: verificata da Forbes e da PolitiFact. Le 400 persone più ricche di questo paese hanno più ricchezza che 150 milioni di persone messe insieme! Ma questa non si può chiamare democrazia. La democrazia implica una qualche sorta di eguaglianza: una qualche sorta di egalitarismo. Io non dico che ogni pezzo della torta dev’essere della stessa misura: però non siamo andati ormai oltre?
Ma ora c’è questa buona notizia. Perché fino a quando avremo qualcuno che pone delle sfide alla nostra democrazia – fino a che la Costituzione resterà intatta – vorrà dire che ciascuno di noi avrà lo stesso diritto di voto dei signori di Wall Street: una persona vota per una persona. E loro potranno pure comprare tutti i candidati che vogliono: ma la loro mano non guiderà la nostra mano quando saremo in cabina. Questo è il messaggio da gridare forte: da fare arrivare a quei milioni di persone che si sono arresi – o che sono stati convinti e fuorviati per ignoranza. Ecco: se riusciremo a far arrivare il nostro messaggio, beh, per quei 400 sarà il peggiore degli incubi. Perché l’unica cosa che sanno fare bene sono i conti. E sanno che noi siamo un fottìo più di loro. Dipende solo da noi. Basta svegliarsi al mattino e dire ok, adesso basta, fine. Ho deciso di impegnarmi. E ho deciso di coinvolgere 10 persone tra i miei vicini. Questa adesso è la nostra missione: impegnarci. Per questo vi dico: sostenete la protesta di Liberty Plaza.
(testo raccolto da Angelo Aquaro durante la presentazione dell’ultimo libro di Moore al St. Mark’s Bookstore, la storica libreria indipendente di New York che sta lottando per non chiudere)

da Repubblica

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