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Portogallo fermo per sciopero. Contro i sacrifici targati BCE

Nuovo pesante colpo delle agenzia di rating contro i Piigs e in particolare contro il Portogallo. Oggi infatti Fitch ha declassato a livello spazzatura – junk – il rating sul debito Portogallo, portandolo a BB+ da BBB-, con outlook negativo (cioè prevedendo che la situazione con il tempo peggiorerà ulteriormente). 

La decisione da parte di Fitch arriva proprio nel giorno in cui il piccolo paese è paralizzato da uno sciopero generale proclamato dai sindacati contro i tagli, le privatizzazioni e i licenziamenti decisi dal governo di Lisbona su pressione della Banca Centrale, della Commissione Europea e del FMI.

Quello di oggi, di 24 ore, è di fatto il primo sciopero generale in Portogallo dall’inizio dell’attività del governo di centro-destra in sella da pochi mesi. Indetto dalla due principali sigle sindacali del Paese, la Cgtp e la Ugt, lo sciopero sta paralizzando i trasporti pubblici, i voli commerciali, l’amministrazione statale e praticamente tutti i servizi pubblici, dall’istruzione alla sanità. La compagnia aerea portoghese Tap ha già cancellato 121 dei 140 voli previsti per oggi; fermi anche treni e trasporti pubblici urbani, compresi la metropolitana di Lisbona e i traghetti urbani sul fiume Tago. L’adesione allo sciopero è inoltre significativa in scuole, amministrazioni, ospedali. Manifestazioni dei lavoratori sono previste nella capitale e in altre 30 città nel corso del pomeriggio, come da tradizione in Portogallo. Stamattina invece i picchetti dei lavoratori hanno bloccato uffici pubblici e stazioni.

Le agenzie di stampa riportano alcuni commenti registrati per la strada: “E’ la troika Bce, Fmi, Unione Europea che decide, il governo esegue soltanto” dice una pensionata di Lisbona. “Non abbiamo più alcun potere, non so come andranno a finire le cose. Ho l’impressione che stavolta non finirà coi garofani” dice un altro passante. “In Grecia è cominciato tutto con uno sciopero, poi sono diventati due in una settimana ma questo non li ha aiutati” sostiene uno scettico residente della capitale che pensa che i portoghesi, invece di scioperare, dovrebbero lavorare anche di più. Una parola, visto il tasso di disoccupazione crescente (ufficialmente già al 13%) ed i salari di fame, oltretutto già decurtati in conseguenza delle prime misure di cosiddetta ‘austerity’ che però non hanno affatto portato il paese in acque migliori.

Dopo la Grecia e l’Irlanda, il Portogallo si è impegnato ad attuare un rigoroso piano di tagli e privatizzazioni, che ha gettato il paese nella recessione più nera. L’applicazione del primo pacchetto varato dal governo di Lisbona in cambio dei primi ‘aiuti’ ha comportato il congelamento dei salari dei lavoratori della amministrazione pubblica e prevede per il prossimo anno la soppressione di due mensilità su 14. Ma l’esecutivo guidato da Pedro Passos Coelho prevede anche un attacco ai salari e ai diritti dei lavoratori del settore privato, che dovranno fare ben 30 minuti di straordinario non retribuito al giorno. Secondo le stime finora realizzate l’economia portoghese subirà una contrazione  del 3% nel corso del 2012.

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