I dipendenti dell’azienda che gestisce l’erogazione dell’energia elettrica hanno proclamato uno sciopero di due giorni a partire da oggi in segno di protesta dopo gli arresti di quindici manifestanti, tra cui il leader del loro sindacato, la sigla autonoma Genop, Nikos Fotopoulos. «Continueremo la lotta per una vita decente. Il costo della crisi è troppo alto e dovrebbero pagarla coloro che la hanno creata», aveva affermato Fotopoulos nei giorni scorsi. I manifestanti sono stati arrestati per aver cercato di bloccare l’emissione delle bollette elettriche che includono una nuova tassa che grava su tutti i proprietari di case, al di là del loro reddito, introdotta dal governo Papandreou prima di essere sostituito dal vicepresidente della BCE Papademos. Un’imposta calcolata in base al valore teorico dell’abitazione (anche se in affitto), che colpisce pesantemente la grande massa dei disoccupati e dei precari, e il cui mancato o ritardato pagamento potrebbe ingenerare il distacco della fornitura elettrica.
Il sindacato denuncia giustamente che la famiglia media greca non può permettersi di pagare nuove tasse e che decine di migliaia di famiglie rischiano il black-out in pieno inverno. Come se il nuovo balzello sulla casa non bastasse, i prezzi della bolletta elettrica potrebbero aumentare fino al 19% a partire dal 1 gennaio prossimo.
Nei giorni scorsi i lavoratori e gli attivisti di alcuni comitati sorti in solidarietà con la loro lotta hanno occupato la sede della compagnia elettrica. I manifestanti, che si erano asserragliati all’interno della sede dell’azienda, intendevano impedire il distacco delle forniture ai clienti morosi. Evacuati a forza e arrestati, i manifestanti hanno giurato che la protesta continuerà.
Ma il settore elettrico non è l’unico in mobilitazione. Oggi i lavoratori dei mezzi d’informazione pubblici e locali di tutta la Grecia hanno ripreso la loro protesta contro la sospensione temporanea del lavoro, misura decisa dal governo nell’ambito delle cosiddette politiche di austerità. I lavoratori dell’informazione scioperano oggi dalle ore 15.00 fino alle ore 19.00 e dalle ore 20.00 fino alle ore 24.00.
Anche i medici ospedalieri della regione dell’Attica (quella di Atene) si sono astenuti per tre ore dal lavoro a partire dalle 11.30, per partecipare alla manifestazione di protesta davanti all’Ente dei Servizi Sanitari organizzata dall’Associazione dei Medici di Atene e del Pireo. «Il cattivo funzionamento dell’Ente – denuncia un comunicato dell’Associazione, danneggia non soltanto i pensionati ma anche i medici, sopratutto quelli giovani». Anche gli insegnanti delle scuole medie e superiori sono in agitazione. Il Consiglio Direttivo del loro organo sindacale, (Olme) ha indetto per oggi un’astensione dal lavoro dalle 12.00 alle 14.00 – dalle 14.00 alle 16.00 per coloro che insegnano durante il pomeriggio – per dare la possibilità agli aderenti di partecipare alla manifestazione di protesta, davanti al Ministero della Pubblica Amministrazione, organizzata dall’ Adedy, uno dei due sindacati maggiori della Grecia che raggruppa i dipendenti del settore pubblico. Alla fine della protesta i manifestanti andranno all’Ambasciata del Portogallo ad Atene per consegnare un messaggio di solidarietà ai loro colleghi in sciopero.
Ieri a protestare erano stati i lavoratori dell’azienda municipale per la raccolta dei rifiuti urbani, che hanno manifestato davanti al Ministero degli Interni ad Atene dopo che l’altro ieri avevano occupato l’ufficio del sottosegretario agli Interni. I lavoratori del settore denunciano la decisione del governo di mettere in mobilità migliaia di loro e di ridurre i loro stipendi.
La situazione sociale ed economica nel paese balcanico si fa sempre più difficile: secondo la Banca Centrale Ellenica ben mezzo milione di greci – su neanche 11 milioni di abitanti – vive in famiglie che non hanno alcuna fonte di reddito perchè i suoi componenti sono tutti disoccupati.
Proprio oggi i media greci sono concentrati sulla notizia che ‘finalmente’ il leader della ex opposizione di centrodestra, il segretario di Nuova Democrazia Antonis Samaras, ha deciso di sostenere i diktat previsti nei cosiddetti accordi tra Papandreou prima e Papademos ora con la Commissione Europea e i leader dei principali paesi dell’UE. Il finora recalcitrante leader del centrodestra ha inviato in tal senso una lettera al Presidente della Commissione europea, Jose Barroso, a quello dell’ Eurogroup, Jean-Claude Juncker e al Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde. Adesso bisognerà vedere se l’assenso di principio di Samaras basterà per concedere la sesta tranche di ‘aiuti’ ad Atene o se le istituzioni europee pretenderanno la firma, da parte di Samaras, di un impegno formale come già richiesto nelle ultime settimane.
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