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Cina: prove di stato sociale

Obiettivo: liberare il grande potenziale ancora non sfruttato dell’economia del paese, ovvero una percentuale di risparmio delle famiglie arrivata attorno al 50 percento del Pil negli ultimi anni, un punto percentuale sopra quello di ogni altro paese del mondo[1].

Per un paese che ha più volte ribadito di voler ridurre la dipendenza dalle esportazioni per la crescita economica e di volersi basare gradualmente più sulla domanda interna ai fini dello sviluppo economico, la costruzione di uno stato sociale che riduca la percentuale di risparmio delle famiglie per bisogni previdenziali cui in precedenza sopperivano direttamente le unità produttive “dalla culla alla tomba”, trova una necessità economica oggettiva.

La differenza nella direzione di marcia rispetto alle politiche europee, pienamente in azione, e quelle americane – recentemente in una fase di stallo proprio su punti che riguardano il welfare – appare tanto stridente quanto la differenza tra i tassi di crescita economica delle tre macroaree.

Già nel maggio scorso Zhou Xiaochuan, governatore della Bank of China, aveva messo in guardia rispetto alla possibilità che un tasso di risparmio delle famiglie troppo elevato potesse portare ad un eccesso di investimenti che avrebbe avuto come effetto il surriscaldamento dell’economia e l’esplosione di bolle inflattive su vari mercati[2], in particolare sui prezzi delle case .

La stretta governativa sull’inflazione e il raffreddamento dei prezzi delle case dovuto ai piani governativi di espansione dell’edilizia popolare hanno in parte mitigato il problema, ma senza uno stato sociale più robusto[3] che riduca gli incentivi per il risparmiatore medio cinese a mettere da parte il denaro necessario a coprire le spese per la sanità, la pensione, l’affitto o l’acquisto della casa, la scuola per i figli ed altri bisogni di natura sociale, fenomeni inflattivi tenderanno a ripresentarsi e una buona parte del potenziale dell’economia non verrà sfruttata a pieno.

Le politiche governative stanno andando in questa direzione, ma qual’è attualmente lo stato dell’arte?

Uno dei settori nei quali il trasferimento di fondi è stato più consistente è quello sanitario. Dal 2009 al 2011 per la riforma del sistema sanitario nazionale verranno investiti 850 miliardi di yuan, di cui 331 dal governo centrale.

In Cina il sistema sanitario nazionale non è universale e gratuito sul modello europeo, ma prevede un sistema di assicurazione sanitaria pubblica obbligatoria sulla base di un fondo nazionale, che copre una percentuale media attorno al 70-80 percento delle spese sanitarie e ospedaliere. Il sistema assicurativo inoltre prevede un rimborso, il che implica il pagamento immediato da parte del paziente delle relative spese per cure e farmaci.

Si capisce facilmente come la previsione di pagamenti che incidono enormemente sul tenore di vita di una famiglia cinese media contribuiscono alla spinta al risparmio.

Questo modello è stato pesantemente aggiornato dal 2009 ad oggi, con l’obiettivo di estendere a tutti il sistema di assicurazione e l’aumento della percentuale di rimborso.

Nel 2009 il comitato centrale e il consiglio di stato ponevano l’obiettivo per il 2011 dell’estensione del sistema assicurativo sanitario alla totalità della popolazione cinese, e la creazione di un sistema sanitario di base nelle aree rurali. A distanza di tre anni Li Keqiang, membro del comitato permanente dell’ufficio politico del Pcc, in un recente articolo sulla riforma del sistema sanitario ci ricorda che quei due obiettivi sono stati sostanzialmente raggiunti: l’assicurazione sanitaria obbligatoria copre il 95 percento della popolazione cinese, che copre 1.280 miliardi di persone, e alzato il massimale a 5 milioni di yuan. Sono stati costruiti più di 2000 ospedali a livello di contea e 30000 strutture sanitarie a livello nazionale.

Il piano prevede entro il 2020 il completamento del sistema sanitario nazionale di base sia in città che in campagna.

Gli Stati Uniti spendono il 16 percento del Pil in spesa sanitaria, di cui una parte consistente svanisce in spese legali per cause relative ai rimborsi assicurativi. Alcuni paesi in via di sviluppo spendono tra il sei e l’otto percento, mentre in Cina la spesa sanitaria non arriva al 5 percento del Pil, meno della metà della spesa cubana in proporzione al Pil(11,2%).

Anche se in questo campo le politiche cinesi pongono l’accento sulla natura pubblica della salute come bene primario, i privati possono anche investire in strutture ospedaliere ma senza fini di lucro.

Tuttavia, finché il sistema di assicurazione pubblica non sarà esteso al restante 5% di popolazione che ne rimane scoperto, nonostante I grandi progressi ottenuti, e la percentuale di rimborso non salirà al 100% e verrà effettuata direttamente dal fondo, iscrivendo le spese assicurative all’interno del sistema di fiscalità generale, non si potrà parlare di evoluzione completa in senso universalistico e gratuito del sistema.

Nelle campagne invece si è dato vita ad un nuovo tipo di sistema sanitario di base in forma cooperativa, “cooperativa sanitaria di nuovo tipo, appunto”, che in pochi anni dal 2008 al 2010, è stato completato e che copre la quasi totalità della popolazione(81%già a fine 2009), un sistema basato su un contributo da parte del lavoratore, del governo locale e di quello centrale. In questo modo si è assicurata a tutta la popolazione rurale una forma minima di assistenza di base.

Se si aggiunge questo ai redditi minimi per i cittadini urbani e rurali introdotti dal 2008 e ai contributi previdenziali di anzianità, compresa la nuova forma di pensione per I contadini, I progetti di estensione da 90 a 98 giorni del periodo di maternità per le donne e l’impulso deflattivo prodotto dall’espansione dell’edilizia popolare, gli indicatori mostrano che la direzione presa dal paese è quella dell’ampliamento della spesa nel settore sociale e dell’estensione del sistema di garanzie e sicurezze ad un orizzonte d’attesa sempre più vasto ed esigente.

In un articolo sulla principale agenzia di stampa nazionale del 23 novembre, firmato a tre mani da Liu Min, Huang Shengang eYao Yujie, si riporta tralaltro l’opinione di un ricercatore dell’Accademia delle Scienze Sociali Cinesi, Tien Dewen, secondo cui “l’alto livello dello stato sociale europeo è stato anche una delle ragioni della stabilità e dello sviluppo economico dell’Europa” nel lungo periodo.

Con un rapporto debito Pil al 18 percento e prospettive da locomotiva del mondo, l’ampliamento della quota di spesa sociale in rapporto al Pil sembra solo questione di tempo.

I risultati si trovano già nelle statistiche economiche.

Recentemente infatti è stato pubblicato un Libro Bianco sul tema della povertà, che mostra come in dieci anni quella relativa sia scesa da 94 milioni di persone nel 2000 a 26.8 milionila fine 2010.

Il tasso della povertà rurale è sceso dal 10 percento nel 2000 al 2.8 percento a fine 2010.

Tutta una serie di fondi sono stati destinati a garantire l’accesso all’acqua potabile(pozzi e reti idriche), e all’educazione, portando il tasso di scolarizzazione rurale dai 7 ai 15 anni al 97.7 %, vicino alla media nazionale, comprendente città e campagna.

Fonti:

China‘s savings rate to remain high

By Wang Chong (China Youth Daily)15:02, November 21, 2011

http://english.people.com.cn/90882/7651388.html

67m beat poverty in past decade: white paper(Xinhua)10:36, November 16, 2011

http://english.peopledaily.com.cn/90785/7646468.html

Corriere della sera: Cina, prove di Welfare

http://leviedellasia.corriere.it/2011/11/cina_prove_di_welfare_maternit.html

La Cina deve evitare gli errori dell’Europa

http://www.china.org.cn/opinion/2011-11/23/content_23986178.htm

Risoluzioni rispettivamente del comitato centrale, del consiglio di stato e articolo di Li Keqiang, sulla riforma sanitaria (in cinese)

http://www.gov.cn/jrzg/2009-04/06/content_1278721.htm

http://www.gov.cn/zwgk/2009-04/07/content_1279256.htm

http://www.qstheory.cn/zywz/201111/t20111116_124101.htm

 

a cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti

 



[1]    Wang Chong, China Youth Daily del 21/11/2011

[2]    Secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua, ripresa dal People Daily del 20/05/11

[3]    Secondo Wang Chong del China Youth Daily, che riprende l’analisi effettuata sulle colonne di un giornale di Singapore, il Lianhe Zaobao, il passaggio da un economia pianificata ad una di mercato in Cina sarebbe la principale causa degli alti tassi di risparmio nel paese

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