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Haditha. I dettagli di una strage

Mentre gran parte delle truppe statunitensi lasciano l’Iraq, un giornalista del New York Times si è “trovato tra le mani” un file segreto con le deposizioni dei soldati americani sul massacro di 24 civili compiuto nel 2005 nel villaggio di Haditha compiuto da una unità di marines. I documenti sembra che fossero finiti in una discarica, abbandonati dai soldati in partenza, ed era assieme ad altri documentiritenuti “ sensibili”.

La documentazione trovata consiste in un faldone di circa quattrocento pagine e che doveva essere distrutto ma che invece è finito nelle mani di un iracheno. L’uomo ha ricevuto la commessa per vendere i beni che le forze Usa hanno lasciato nelle loro basi militari in Iraq. Il guardiano della discarica, pare che lo stesse utilizzando per accendere il fuoco e cucinarsi il pranzo, come già aveva fatto nelle settimane precedenti con decine di altri documenti riservati.

Il New York Times scrive che il documento, che rimane tutt’ora classificato, conferma gran parte di quanto emerso sulla strage di Haditha – tra le 24 vittime si contarono anche donne, bambini e anziani – rimane una delle pagine “normali” ma tra le più vergognose dell’occupazione statunitense in Iraq. Nelle loro deposizioni riferite dal quotidiano statunitense, i militari Usa coinvolti, descrivono soprattutto l’atmosfera di quei giorni e mesi nella provincia di Al Anbar, la famigerata roccaforte sunnita di cui Haditha faceva parte, in cui sono sono caduti 1.335 dei 4.483 soldati americani morti in tutto l’Iraq. I superiori sottoponevano i militari ad una pressione disumana, che rendeva la morte di oltre 20 civili come una cosa «non straordinaria», per usare le stesse parole dei soldati. «Voglio dire, che sia il risultato di nostre azioni o di azioni di altri, la scoperta di 20 cadaveri, la gola tagliata, 20 cadaveri, voglio dire, decapitati, 20 cadaveri qui, o 20 cadaveri lì», ha raccontato ad esempio il colonnello Thomas Cariker, che all’epoca era di stanza nella provincia di Al Anbar e viene citato dal giornale che lascia la sua frase apparentemente incompiuta. Il maresciallo capo K.R. Norwood dichiara che la morte di 20 civili non era cosa rara, «non era eccezionale». In altri passaggi si legge di militari che anche vedendo bambini nelle auto che non si fermavano ai checkpoint aprivano il fuoco senza neanche pensare, o di altri che facevano foto sul luogo della strage. Il generale Steve Johnson, all’epoca comandante delle forze Usa ad Al Anbar, ha raccontato che «succedeva spesso» in tutto l’Iraq, che ci fossero situazioni con grande spargimento di sangue e «in quel momento» ho considerato che si era trattato del «costo» dell’impegno in una situazione del genere e che quindi la vicenda non meritava ulteriori approfondimenti. In realtà la vicenda non solo non venne inizialmente approfondita, ma venne anche insabbiata. Le accuse mosse contro sei dei marines coinvolti nel massacro di Haditha sono state archiviate, mentre un altro di loro è stato invece assolto. L’ultimo caso ancora aperto approderà infine in tribunale. Un portavoce delle forze Usa in Iraq, il colonnello Barry Johnson, ha confermato che i documenti trovati dal New York Times sono ancora «classificati» e che dovevano essere distrutti. E ha aggiunto: “Prendiamo ogni violazione di informazioni classificate in maniera molto seria. In questo caso, i documenti vengono analizzati per determinare se sia necessaria un’indagine”.

Sulla strage di Haditha è stato addirittura realizzato un film http://www.filmgratis.tv/film/il-massacro-di-haditha.html

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