In Grecia, a pochi giorni dal Natale ed in piena recessione, si ha l’impressione che dovunque prevalga un’atmosfera di rabbia e di tristezza che ai greci di una certa età riporta alla memoria scene della Seconda Guerra mondiale e dell’occupazione tedesca del Paese: povertà, lotta quotidiana per la sopravvivenza, disperazione.
Le famiglie greche, secondo i dati diffusi dalla Confederazione Nazionale del Commercio ellenico, vivono in una situazione che appena qualche mese fa sarebbe apparsa impensabile. Nove greci su 10 hanno abolito le spese per il vestiario e per le calzature, otto su 10 le spese per i divertimenti e un cittadino su quattro dichiara che gli non bastano i soldi neanche per l’acquisto di generi di prima necessità. Soltanto un greco su quattro ha la possibilità di risparmiare qualcosa in previsione di una situazione anche peggiore. Mentre sempre un cittadino su quattro vive al di sotto della soglia di povertà, uno al limite della stessa soglia e due su quattro fanno ricorso ai loro risparmi per vivere.
In ogni caso, secondo la Confederazione del commercio, ciò significa che sul mercato manca la liquidità che può condure alla sparizione della piccola e media imprenditoria. Più di 400.000 nuclei familiari, secondo l’Istituto nazionale di statistica Elstat, sono rimasti senza alcun reddito perchè nessuno dei componenti lavora più, mentre oltre 60.000 famiglie hanno fatto ricorso al tribunale chiedendo la regolamentazione dei loro debiti perchè non sono più in grado di pagarli nemmeno a rate.
Il numero degli indigenti che usufruiscono delle mense comuni allestite dalla Chiesa ortodossa greca è aumentato ultimamente di 20.000 unità, come ha rivelato Maria Iliopoulou, direttrice del brefotrofio di Atene. Parlando con il sito online Newsit.gr, la donna ha affermato che nelle ultime settimane «sono stati registrati circa 200 casi di neonati denutriti perchè i loro genitori non sono in grado di alimentarli come si deve», mentre gli insegnanti delle scuole intorno all’istituto da lei diretto fanno la fila per prendere un piatto di cibo per i loro alunni che non hanno da mangiare. Anche altre istituzioni di assistenza riportano di un aumento consistente dei greci di ogni età che si rivolgono a loro.
Anche i maestri delle scuole elementari del Comune di Atene, sostiene Iliopoulou, «ci chiedono i pasti per i loro scolari che non hanno da mangiare, mentre in molte scuole la situazione è ancor più drammatica perchè alcuni bambini sono svenuti in classe in quanto denutriti. L’Associazione insegnanti di Scuole elementari di Atene, circa la situazione in cui versano molti alunni delle scuole della capitale a causa della difficile situazione economica dei genitori, ha denunciato il caso di un padre che si è tolto la vita perchè non era più in grado di far crescere i suoi tre figli. Il ministero della Pubblica Istruzione, che in un primo momento aveva definito la denuncia come »propaganda«, si è visto costretto a riconoscere la gravità del problema. E così ha deciso di distribuire agli alunni delle famiglie meno abbienti buoni pasto con cui al mattino possono acquistare la colazione dal refettorio delle scuole.
Come hanno detto alcuni insegnanti al quotidiano To Vima, il problema di denutrizione esiste e viene individuato più facilmente nelle scuole a pieno tempo: “Molti ragazzi vengono in classe senza il pranzo e dicono di averlo dimenticato a casa perchè si vergognano di dire la verità”. E non mancano nemmeno i casi di pazienti che, dopo essere guariti, non vogliono lasciare l’ospedale perchè non hanno dove andare a dormire.
Di fronte a questo quadro drammatico, le istituzioni economiche e finanziarie europee continuano a chiedere al governo greco nuovi tagli e nuove tasse, per coprire un buco nel bilancio 2011 di almeno tre miliardi di euro. È questo il messaggio lasciato al premier Lucas Papademos dai rappresentanti della famigerata troika (Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea). Intanto, la troika ha dato pure al governo greco 30 giorni di tempo per fare tutto il necessario in modo che il programma di risanamento economico proceda regolarmente e per preparare la strada per la firma del nuovo accordo raggiunto il 26 ottobre scorso. In altre parole entro un mese il governo di Papademos dovrà approntare, fra l’altro, il piano per la messa in mobilità ed il successivo licenziamento di 150.000 dipendenti del settore pubblico (da portare a termine entro il 2015) e la chiusura o la fusione di circa 250 enti statali. Tra le misure richieste, la riduzione degli stipendi degli impiegati nelle imprese a partecipazione statale, l’approvazione del nuovo disegno di legge per la lotta contro l’evasione fiscale e l’apertura del dialogo fra le parti sociali per giungere ad un’ulteriore riduzione degli stipendi al settore privato.
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adele nunzio
mi dispiace per la grecia e i poveri bambini denutriti, mi sembra che anche a noi italiani si possa prospettare qualcosa di simile, magari non per tutti ma per una gran fetta di popolazione; credo che il problema non siano solo banche e alta finanza…. dove mettiamo nel nostro caso la cultura? basta cercare di fare il proprio lavoro con coerenza, umanità e professionalità per saggiare l’aggressività, la mistificazione di chi ci è intorno che ci vorrebbe tutti uguali anche nei sentimenti….il sorriso stampato epoca berlusconiana è entrato nel nostro dna come la cultura araba tanto tempo fa che oggi disconosciamo come lontana da noi , non ci accorgiamo come ciò che era della tradizione contadina, popolare è finito per dare spazio a discorsi omologati e pieni di intolleranza che si manifestano verso ciò che è diverso ed estraneo.