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Il ricercato al-Bashir a Tripoli

Una delle ragioni per cui il nuovo governo libico si era impuntato e aveva detto no al procuratore capo della Corte penale internazionale sbarcato a Tripoli in novembre per chiedere il trasferimento all’Aja di Saif al-Islam Gheddafi, era che il processo a carico del figlio del Colonnello poteva benissimo svolgersi a Tripoli, nella nuova Libia democratica e rispettosa dei diritti umani, con tutte le garanzie del caso. Chissà cosa avrà pensato ieri il procuratore Moreno Ocampo quando le agenzie hanno battuto la notizia dello sbarco all’aeroporto di Tripoli del presidente sudanese Omar al Bashir, ricevuto con tutti gli onori dal capo del Consiglio nazionale transitorio Mustafa Abdel Jalil e da una sfilza di dignitari del governo provvisorio. Al Bashir detestava Gheddafi quasi quanto gli insorti, perché il Colonnello pare inviasse armi e soldi ai ribelli del Darfur e del Sud Sudan. Per cui al-Bashir, quando è scoppiata l’insurrezione in Libia, ha risposto subito pan per focaccia inviando armi e munizioni agli insorti libici, come il presidente sudanese non ha mancato di ricordare ieri appena sbarcato. Però…, però l’aiuto, l’amicizia, la visita di al Bashir per la nuova Libia risultano abbastanza costosi. Perché al-Bashir è quel signore sulla cui testa proprio il procuratore Moreno Ocampo ha messo due ordini di cattura, uno nel 2009 per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, uno nel 2010 addirittura per genocidio. Due mandati che «obbligano» tutti i paesi firmatari dello Statuto di Roma della Cpi ad arrestare l’imputato – nella fattispecie al Bashir – nel caso ne abbiano la possibilità. La Libia, anche quella nuova in via di formazione, si salva l’anima perché il vecchio Gheddafi non era fra i firmatari della Cpi e al-Bashir ha potuto spingersi a Tripoli senza correre rischi, come quando era arrivato in Cina, anch’essa non firmataria (al contrario di Kenya, Ciad e Malawi, altre destinazioni dei suoi viaggi, che però hanno fatto gli gnorri). Ma l’aver ricevuto in pompa magna uno incriminato per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra non è suonato bene. «Inquietante» ha definito la visita Richard Dicker di Human Rights Watch, visita che «solleva domande sull’impegno del Cnt rispetto ai diritti umani e allo stato di diritto». Ma calma e gesso. Nulla è a geometria altrettanto variabile quanto i diritti umani.

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