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Grecia: il gioco al massacro di troika e agenzie di rating

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“La Grecia é insolvente e farà default”. E’ questo in sintesi il verdetto feroce e senza appello dell’agenzia di rating Fitch. Un giudizio grave, spacciato come “previsione” ma che in realtà, in virtù dell’enorme potere di influenzare i mercati concesso a queste agenzie private da mercati e diplomazie, contribuirà non poco ad affossare il già martoriato paese proprio mentre sono in corso le trattative di Atene con la troika e i i creditori privati ai quali il governo ellenico chiede un taglio del debito. 
Fitch ha evocato lo spettro di un default disordinato, oltre che ormai certo. Il prossimo 20 marzo Atene dovrà rimborsare bond per ben 14,5 miliardi di euro e, secondo il responsabile dei rating sovrani europei di Fitch, Edward Parker, è «molto improbabile» che il Paese ellenico riuscirà a farlo. Finora l’agenzia di rating ha sempre liquidato come inutile e dannoso ogni tipo di accordo che preveda una svalutazione del debito in mano ai privati: il previsto dimezzamento del debito ellenico, seppure su base volontaria – sostiene Fitch -, equivale a un default di fatto. Fitch prevede così chela Grecia sarà il primo partner dell’eurozona a dichiarare insolvenza trascinando gli altri Piigs – in particolare Italia e Spagna – e aprendo la strada alla dissoluzione del blocco dell’euro. Un’eventualità, quest’ultima, che per la banca d’affari JPMorgan rappresenta uno «scenario distruttivo» per l’eurozona, che «soffrirebbe una grave crisi di fiducia riguardo alla sua capacità di sopravvivere». Uno scenario catastrofico che è in parte frutto della speculazione e del gioco al massacro di chi, negli ambienti finanziari e politici, mira al ‘tanto peggio tanto meglio’.

Secondo gli analisti tutto dipenderebbe dal coinvolgimento dei privati nel “salvataggio” ellenico, preteso a gran voce da Berlino e accettato obtorto collo dalla Francia, che fa i conti con una esposizione verso il debito greco per 55 miliardi contro i 23 della Germania. L’accordo sullo swap del debito è infatti la ‘precondizione’ per l’ok al secondo piano di aiuti alla Grecia da almeno 130 miliardi. Un’altra precondizione è l’ulteriore e rapido taglio di posti di lavori nel settore pubblico e decurtazioni salariali e pensionistiche.

I greci lo sanno bene e da ieri sono impegnati in un nuovo sciopero ‘quasi’ generale. La Grecia è di nuovo paralizzata da un blocco che in molti settori arriverà a 48 ore. Un’accoglienza ai rappresentanti di Bce, Fmi e Commissione Europea in arrivo venerdì che da ieri sta paralizzando il trasporto pubblico nelle altre principali città del paese, in particolare quelle dell’Attica, la regione della capitale. Ieri alcune migliaia di manifestanti – lavoratori del settore pubblico, giornalisti, precari – hanno sfilato in corteo ad Atene dalla centralissima Piazza Clathmonos rispondendo all’appello della Centrale del Lavoro di Atene (Eka). Un’ora prima un’altra manifestazione si era svolta in piazza Omonia organizzata dal Pame, il sindacato del Partito Comunista (KKE). Durante il comizio i rappresentanti del sindacato comunista hanno accusato non solo il governo greco ma anchela Troikae l’Unione Europea in generale di aggravare la situazione del popolo greco con le loro misure di presunto risanamento. In tarda mattinata circa 10 mila persone hanno sfilato da Piazza Omonia fino al Ministero del Lavoro. Nel frattempo altre migliaia di persone si sono radunate per protestare contro il governo direttamente in Piazza Syntagma, davanti al Parlamento. Qui a fine mattinata un gruppo di giovani incappucciati ha aggredito un poliziotto in borghese infiltrato tra la folla: dopo averlo picchiato gli avrebbero anche sottratto la pistola prima di darsi alla fuga.

A scioperare, oltre ai lavoratori dei trasporti, sono anche i medici ospedalieri, i lavoratori della società delle telecomunicazioni OTE e gli avvocati. Ferme anche le organizzazioni sindacali dei lavoratori in tutti i mezzi d’informazione, pubblici e privati, che si stanno astenendo dal lavoro da ieri mattina alle 06.00 per 48 ore.

E’ questo il clima in cui oggi il premier Papademos incontra i leader socialista Giorgos Papandreou e dell’estrema destra Giorgos Karatzaferis, in vista delle trattative con i rappresentanti della troika e con il direttore generale dell’Iif, Charles Dallara. Ai partiti che sostengono il suo esecutivo Papademos sta chiedendo di dire si a tutte le misure previste per ottenere il ‘si’ dell’Unione Europea e delle banche internazionali ad un nuovo piano di salvataggio. Un salvataggio al quale i lavoratori greci, stando agli ultimi sondaggi, non credono affatto, visti i risultati disastrosi di quelli precedentemente imposti nonostante le massicce proteste popolari. Tra le nuove ‘ricette anticrisi’ Papademos intende introdurre l’abolizione del contratto nazionale di lavoro per varie categorie, l’ulteriore taglio di tredicesima e quattordicesima per chi ha ancora ce l’ha, la riduzione dello stipendio minimo garantito nel settore privato. 

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