Menu

La Troika alla Grecia: “nuovi sacrifici”. I sindacati dicono no

I rappresentanti dei creditori internazionali della Grecia – Pauel Tomsen del Fondo Monetario Internazionale, Matthias Mors dell’Unione Europea, e Claus Mazuch della Banca Centrale Europea – insistono sulle loro posizioni, riguardo l’attuazione del cosiddetto Memorandum. Durante il loro incontro con il ministro delle Finanze Evaghelos Venizelos e con il ministro del Lavoro Giorgos Koutroumanis, sono tornati a chiedere una ulteriore riduzione dello stipendio minimo garantito, l’abolizione della tredicesima e della quattordicesima mensilità a tutti i lavoratori pubblici e una riduzione di quella dei dipendenti del settore privato, la riduzione degli assegni pensionistici di almeno il 35% e il cambio dell’accordo collettivo del lavoro con l’introduzione di misure che rendano più facili i licenziamenti e minori i vincoli per i datori di lavoro. Tali richieste saranno portate sul tavolo dell’incontro del premier con i leader dei tre partiti che sostengono il suo governo – socialisti, destra ed estrema destra – durante un incontro che si doveva tenere nei giorni scorsi ma che è stato rinviato ad oggi a causa delle resistenze di Nea Dimokratia. Il premier, l’uomo della Bce Lukas Papademos, è pressato dalla troika, e a sua volta sta mettendo fretta alla coalizione che lo sostiene in nome del salvataggio del paese dal fallimento. Il debole premier pretende che le misure chieste dall’UE e dal FMI siano approvate senza cambiamenti da tutti e tre i partiti che sostengono il suo governo, e che quindi i tre rispettivi leader si impegnino a garantire il comportamento dei loro parlamentari. Papademos sembra preoccupato per la reazione di alcuni parlamentari del Pasok, che durante la riunione del gruppo parlamentare del partito hanno minacciato di votare contro le misure richieste dalla troika. Alcuni deputati socialisti lo hanno fatto in passato, ai tempi del governo Papandreou, e sono stati espulsi dal gruppo del Pasok oppure lo hanno abbandonato. Per aumentare la pressione sui partiti Papademos ha informato i suoi più stretti collaboratori che, in mancanza di un accordo fra tutti e tre i segretari, si dimetterà e chiederà dal Presidente della Repubblica di andare a elezioni anticipate.

Ogni decisione dovrà essere comunque presa prima di lunedì, giorno della riunione dell’Eurogruppo, che dovrà dare il via libera allo scambio dei titoli di Stato nelle mani dei privati (Psi), e al nuovo pacchetto di aiuto alla Grecia, che secondo la volontà della troika dipende dall’esito delle trattative in corso per l’approvazione o meno da parte del governo, delle misure richieste. Senza un accordo specifico tra i creditori privati, l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale, la Grecia non sarà in grado di saldare i 14,5 milioni di titoli in scadenza al 20 Marzo che gravano sul debito pubblico.

Ma a fronte della richiesta di ulteriori misure di cosiddetta austerità avanzata dai creditori privati, sindacati e associazioni dei lavoratori della Grecia, con una lettera indirizzata al governo, hanno respinto la proposta di nuovi tagli agli stipendi, valutando invece come soluzione dolorosa ma accettabile la richiesta di congelamento degli stipendi per i prossimi tre anni. 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • Un greco

    Questo che si vive le ultime settimane in Grecia e’ l’ennesima puntata della stessa opera del ricatto verso i lavoratori greci da parte della troica e dei partiti che sostengono il governo del banchiere Papademos con l’aiuto indispensabile dei mass media. Durante gli ultimi due anni, ogni volta che al governo greco viene richiesto di indebitarsi con condizioni sempre piu’ gravose, si mette in scena la soap opera con i duri ma “giusti” tecnocrati della UE, della BCE e del FMI da una parte e dall’altra i governanti greci che cercano di strappare qualche compromesso a favore della popolazione, ma alla fine non ci riescono. Nel frattempo i nuovi mutui vengono usati per il pagamento degli interessi dei vecchi mutui, l’economia del paese e’ messa in ginocchio, i lavoratori sono
    costretti ad accettare un livello di vita sempre piu’ basso e servizi pubblici in continua degradazione. Volendo fare riferimento a quanto scritto nel vostro articolo, in sostanza, la tredicesima e’ gia’ stata ridotta a qualche centinaio di euro per i dipendenti del settore pubblico piu’ fortunati; i tagli al loro stipendio durante l’ultimo anno ammontano ad un 30% in media. Il governo precedente aveva gia’ varato delle leggi secondo cui e’ cambiato lo schema normativo delle regole di lavoro. Decine di migliaia di dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato vengono licenziati. Le pensioni hanno subito drastiche e successive riduzioni sia nella forma di imposte sia di tasse aumentate. L’esenzione dalle tasse si applica solo a redditi inferiori a 5000 Euro annui.
    Un altro esempio della drammaticita’ della situazione nel paese e’ il taglio di quasi 20-25% del sussidio di disoccupazione il quale ammontava, in media,
    alla cifra “astronomica” di 350 euro! Naturalmente soltanto una piccola parte dei disoccupati ha il diritto di usufruire di questo sussidio perche’, secondo le norme, disoccupato e’ colui che durante l’ultimo anno di lavoro ha avuto un contratto regolare, si capisce, una cosa non tanto comune. Pertanto e’ ovvio che Il tasso di disoccupazione che secondo le stime ufficiali e’ del 18% e’ fortemente sottostimato. Le ultime richieste della troica hanno a che fare (i) con la diminuzione dello stipendio minimo e garantito nel settore privato (gia’ al livello di 700 Euro), a qualche centinaio di euro e in modo da rendere i lavoratori del paese concorrenziali a quelli dei paesi limitrofi (leggi Bulgaria per esempio con stipendi di 200 euro mensili); (ii) con l’abolizione della tredicesima; (iii) con la riduzione delle pensioni in modo da adeguarle al taglio dei fondi delle casse pensionistiche; il motivo ufficiale e’ che la casse pensionistiche dovranno sostenere (leggi subire) il cosidetto “hair cut” del debito. I vertici dei sindacati, quelli controllati dalle burocrazie dei due partiti piu’ grandi del paese, si sono gia’ messi d’accordo la settimana scorsa con l’associazione degli industriali greci sulle riduzioni stipendiali e sul cambiamento delle regole riguardo alle contrattazioni del lavoro, e tutto questo in nome della solita falsa giustificazione del mantenimento dei posti di lavoro. Una cosa che forse non e’ abbastanza chiara al pubblico non greco e’ che da molti mesi si osserva il fenomeno secondo cui parecchi impreditori pagano gli stipendi al loro personale con molti mesi di ritardo cercando ovviamente di abbassare temporaneamente il costo del lavoro, mantenere la loro liquidita’ anche in vista di un eventuale default del paese e giustificandosi con la solita scusa che le vendite sono in calo.
    E’ un errore di giudizio sperare che il crollo del governo di Papademos sara’ probabilmente provocato dall’attrito causato dalle varie fasce ed interessi dei parlamentari greci. In effetti i vari deputati dei tre partiti della coalizione (di cui fanno parte il partito socialista, il partito di destra e il partito di estrema destra razzista e militarista) piu’ quelli dei due partiti piu’ piccoli, che difendono il governo pur non partecipando ad esso (si tratta di un partito della desta neoliberista e di un partito della cosiddetta sinistra), hanno sostenuto durante gli ultimi due anni con spirito di responsabilita’, sistematicita’, diligenza e obbedienza (e spargendo piu’ volte illusioni a uso dell’elettorato conservatore) tutte le cosidette soluzioni proposte dalla troica e adottate dai governanti greci. In poche parole i vertici del quadro politico istituzionale e tradizionale in Grecia sono tanto screditati presso ampi strati della popolazione (basta accorgersi che da un anno da queste parti, quasi nessun politico possa fare un intervento pubblico senza subire severi attacchi verbali –e non solo– dal pubblico) che difficilmente decideranno di assumere delle iniziative che potrebbero portare alle urne. Infatti le elezioni vengono scongiurate in modo aperto da molti di loro e allo stesso tempo sono in cerca di una via d’uscita che apparentemente non sara’ quella costituzionale ma nel migliore dei casi sara’ soltanto formalmente conforme alle regole costituzionali …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *