I militari del battaglione San Marco a bordo della nave italiana che hanno sparato sui pescatori indiani, uccidendo due di loro, sono stati arrestati oggi dalle autorità indiane. Lo riferisce il sito online del giornale indiano Times Now. Il giornale fa sapere che saranno ammesse visite consolari e nel frattempo la nave che è stata sequestrata potrebbe essere rilasciata presto.
Guarda il video di Times Now (in inglese): http://www.timesnow.tv/INDIA/Case-registered-against-Italian-liners-crew/videoshow/4396032.cms
La polizia costiera indiana la scorsa notte ha avviato un procedimento di omicidio contro i soldati di una nave italiana con l’accusa di aver ucciso due pescatori del Kerala in alto mare.
Il caso è stato registrato come omicidio, sulla base di prove delle ferite di proiettile trovate sui corpi dei pescatori morti. All’inizio della giornata, il ministro indiano Singh aveva detto a Delhi che sulla vicenda sarebbe stata avviata una inchiesta penale contro le persone responsabili che avrebbero dovuto affrontare le leggi del paese.
Mercoledì scorso, due pescatori su una barca sono stati uccisi quando i Marò del San Marco bordo della petroliera italiana ‘Enrica Lexie’ hanno sparato alla loro barca che trasportava 11 pescatori sospettando che il gruppo di essere una banda di pirati. I due pescatori, identificati come Jalastin e Binki, erano partiti dal porto di Neendakara un paio di giorni indietro.
Dalle prime informazioni rilasciate inizialmente dalla Marina Militare italiana sembrava un’altra “brillante operazione antipirateria”, che invece sta creando anche tensioni diplomatiche tra Italia ed India. Inizialmente, la Marina aveva dichiarato che ieri la scorta militare della petroliera Enrica Lexie aveva sventato un tentativo di abbordaggio da parte dei pirati a circa 30 miglia dalla costa indiana. I marò del San Marco avrebbero sparato tre raffiche di avvertimento, facendo allontanare l’imbarcazione.
Ma la versione fornita da parte indiana è completamente diversa: l’imbarcazione era un vero peschereccio e le raffiche hanno ucciso due membri del suo equipaggio. Il Governo indiano, che ha recuperato l’imbarcazione, ha dichiarato che a bordo non sono state trovare armi, bensì i corpi di due persone. Secondo questa versione, il peschereccio sarebbe stato in navigazione dal 7 febbraio scorso per effettuare la pesca di tonni con undici persone a bordo. Ma solo le due vittime sarebbero state sveglie mentre l’imbarcazione si avvicinava alla petroliera. Nella mattinata, il Governo ha chiesto alla Enrica Lexie di attraccare al porto indiano di Kochi, per completare le indagini sull’accaduto. Il Governo indiano ha inviato una protesta formale a quello italiano.
La Marina Militare italiana aveva diramato un comunicato sull’accaduto decisamente poco credibile, spiegando che “I marinai a bordo del mercantile hanno messo in atto le procedure standard. Il peschereccio si è allontanato dopo la terza raffica di avvertimento, senza danni evidenti a bordo”. Una versione smentita che i “danni a bordo” c’erano eccome ed erano ben due persone uccise dalle raffiche dei soldati italiani.
vedi il nostro servizio di ieri: https://www.contropiano.org/it/esteri/item/6843-i-mar%C3%B2-italiani-uccidono-due-pescatori-nell%E2%80%99oceano-indiano
A Luglio del 2011 erano stato varato l’articolo che prevedeva le scorte armate sulle navi italiane.
Il via libera all’impiego di militari e contractor sulle navi italiane per fronteggiare il pericolo pirateria è previstro dall’articolo 5 del decreto legge del governo sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero, firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e controfirmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai ministri Frattini, La Russa, Maroni, Alfano e Tremonti, autorizza il ministero della Difesa a«stipulare con l’armatoria privata italiana convenzioni per la protezione delle navi battenti bandiera italiana».
L’imbarco dei militari, o in alternativa di servizi di vigilanza privata, è «a richiesta e con oneri a carico degli armatori». L’articolo 5 del decreto legge, intitolato “Ulteriori misure di contrasto alla pirateria”, consente dunque l’imbarco su navi italiane di «Nuclei militari di protezione (Nmp) della Marina, che può così avvalersi anche di personale di altre Forze Armate e del relativo armamento previsto per l’espletamento del servizio».
Al comandante di ciascun nucleo, spiega il secondo comma dell’articolo del decreto legge, e al personale da esso dipendente sono attribuite le funzioni di ufficiale e di agente di polizia giudiziaria. Gli armatori, spiega invece il terzo comma, «provvedono al ristoro dei corrispondenti oneri mediante versamenti all’entrata del bilancio dello Stato entro sessanta giorni». I servizi di vigilanza privata, invece, «possono essere svolti con l’impiego di particolari guardie giurate armate, a protezione delle merci e dei valori sulle navi mercantili e sulle navi da pesca battenti bandiera italiana negli spazi marittimi internazionali a rischio pirateria».
Un nuovo decreto, che dovrà essere adottato entro sessanta giorni, stabilirà le condizioni e i requisiti per il possesso, l’utilizzo, l’acquisizione e il trasporto di armi e delle munizioni da parte delle guardie giurate.””
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giuvio
non basta rendersi ridicoli, stupidi in Italia, ma arroganti assasin assasini all’estero
ma questi quattro esaltati di Marò e paracadutisti non farebbero meglio a sparare ai loro superiori ??