Il caso della destra greca Nea Democratia – il partito che stando al governo ha falsificato i conti pubblici ingigantendo la crisi nel momento in cui l’Europa se n’è accorta – è da manuale. Pur di risalire nei sondaggi agitano proclami bellicosi, sollevano allrmi, scuotono nemici potenti e fin qui dormienti.
Questo lancio d’agenzia chiarisce meglio di ogni discorso i rischi connessi a un fare politica solo strumentale. E fatta di chiacchiere.
Antonis Samaras, il leader del partito greco Nea Dimocratia (centro destra), sembra aver scelto Cipro, dove è arrivato in visita ieri l’altro, per la lanciare la sua campagna elettorale per le consultazioni che si dovrebbero tenere in Grecia ad aprile e che, in base agli ultimi sondaggi, ritiene di vincere. Ma, secondo vari osservatori, è partito con il piede sbagliato perchè ha dichiarato che il governo greco, anche per far fronte al suo enorme debito, dovrebbe affrettarsi a delimitare una Zona Economica Esclusiva (Zee), come nel 2004 fece Cipro, per sfruttare eventuali giacimenti off-shore.
Certamente venire a Cipro e parlare di ricerche off-shore e Zee è come buttare benzina sul fuoco nei già tesissimi rapporti fra Nicosia ed Ankara, con quest’ultima che proprio ieri ha quasi minacciato l’intervento armato contro l’unica piattaforma petrolifera, fra l’altro texana, che sta compiendo trivellazioni per conto di Cipro a Sud dell’isola. A fine dicembre le autorità di Nicosia hanno annunciato che un giacimento sottomarino scoperto due anni fa al largo dell’isola conterrebbe un’enorme quantità di gas naturale stimata fra i 140 e i 230 miliardi di metri cubi.
«Noi riteniamo che la Grecia dovrebbe intraprendere specifiche iniziative analoghe a quelle adottate dal defunto presidente cipriota Tassos Papadopoulos per vedersi riconoscere una Zee», ha detto Samaras parlando con i giornalisti. Le dichiarazioni di Samaras sono quindi destinate a provocare altre dure reazioni di Ankara, stavolta contro Atene. Come se poi bastasse proclamare una Zona Economica Esclusiva per trovarci subito il petrolio o il gas.
Il problema della Grecia, e qui tutti lo sanno, è che Atene per decenni è sempre stata riluttante a condurre ricerche di idrocarburi off-shore proprio per il timore di urtare la suscettibilità turca sulla spinosa questione delle acque territoriali che per Ankara non si limitano al solo Mare Egeo. Poi c’è il problema degli estenuanti tempi della tetragona burocrazia ellenica che neanche la grave crisi economica che attanaglia il Paese riesce a scuotere. E tutti, Samaras compreso, sanno anche questo.
Ormai da oltre un anno ad Atene si parla di «avviare al più presto» ricerche petrolifere in tre aree – assolutamente in acque territoriali greche per evitare problemi con chicchessia – dove sono stati individuati importanti giacimenti di idrocarburi che, in base a stime ufficiali, potrebbero fornire per 15-20 anni greggio per un valore di 40 miliardi di euro dei quali tra i 10 e i 15 finirebbero delle casse dello Stato greco. Le procedure per indire una gara d’appalto internazionale per le ricerche petrolifere, secondo fonti del governo di Atene, sarebbero già state avviate. Peccato che, nel frattempo, non sia stata ancora costituita l’agenzia statale che dovrebbe gestirne i diritti – alla quale però è stato già dato l’altisonante nome di Compagnia ellenica per gli idrocarburi – la cui istituzione era stata preannunciata nel maggio dell’anno scorso ma che è ancora tutta sulla carta.
Le proclamazioni programmatiche di Samaras potranno quindi rimbombare forse per qualche giorno qui a Cipro e creare onde che arriveranno sulle coste turche. Ma in Grecia, secondo vari osservatori, sembra che lasceranno il tempo che trovano perchè – visti i tempi ellenici – tutti sanno che la Zona Economica Esclusiva di Atene è destinata a rimanere ancora a lungo soltanto un pio desiderio.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa