E’ incredibile come i grandi quotidiani padronali di questo paese riescano a dire tutto e il contrario di tutto senza timore di essere smentiti, e di smentirsi da soli. Sulla guerra civile in atto in Siria la vulgata veicolata con insistenza è che da una parte ci sia una popolazione inerme, pacifica e assetata di democrazia, e dall’altra un regime sanguinario assetato di sangue. Ogni giorno articoli costruiti scopiazzando acriticamente le veline di un Osservatorio Siriano per i Diritti Umani – organismo che rappresenta il punto di vista dell’opposizione ma spacciato come superpartes, neutrale e quindi degno di fiducia cieca – parlano solo di vittime civili che cadono sotto i bombardamenti o la repressione dei militari di Assad. Anche i combattenti dell’opposizione vengono derubricati a disertori, cioè soldati governativi passati alla democrazia. Anche il Corriere non fa altro che proporci questa versione idilliaca dei fatti. Poi però arriva un Guido Olimpio qualsiasi che ti racconta che in Siria ci sono all’opera spie, commandos di intelligence statunitensi, israeliani, turchi, britannici, russi e chi più ne ha più ne metta. Che gli americani spiano i siriani con i loro droni e che i turchi fanno da retroterra all’opposizione armata siriana. Viva la sincerità…
La strategia in Siria in mano alle spie (Guido Olimpio, Corriere della Sera, 23 febbraio 2012)
WASHINGTON – In Siria è guerra di spie. In attesa che la diplomazia trovi il modo più efficace per aiutare gli insorti, sono gli agenti segreti a eseguire il lavoro sporco. Gli americani si muovono su più fronti. Il primo riguarda l’uso dei droni. Il Pentagono ha schierato i Global Hawk, che possono decollare da Sigonella (Sicilia) e dalla base turca di Incirlik. Non esclude incursioni del Sentinel, noto come la Bestia, un velivolo sofisticato identico a quello precipitato in Iran. I droni seguono i movimenti siriani, intercettano comunicazioni, procurano prove visive di quanto sta accadendo sul terreno. Al loro fianco – come segnala l’esperto David Cenciotti – gli U2, gli aerei spia veterani della guerra fredda. Il secondo fronte coinvolge la leadership di Damasco.
Gli 007, con l’aiuto delle loro «talpe», sono alla caccia di informazioni su alti gradi e personalità, magari alla ricerca di divisioni interne. La Cia si interessa poi al livello di efficienza dell’esercito siriano. Per ora tiene, anche se c’è qualche fessura. Non meno intensa è la ricerca di dati sulla presenza di Al Qaeda. L’intelligence statunitense è convinta che alcuni gravi attentati siano stati compiuti da jihadisti venuti dall’Iraq. In caso dovesse scattare il programma d’aiuto ai ribelli, Washington vuole evitare di armare gli estremisti. Ma forse è troppo tardi. Molte fonti ritengono che britannici, francesi e uomini del Qatar – utilizzando come avamposto Iskenderun (Turchia) – sono già impegnati nel favorire l’afflusso di volontari (libici in particolare) e di carichi di armi. Gli israeliani, per parte loro, impiegano agenti sul terreno, i droni e le postazioni per la guerra elettronica sul monte Hermon, sul Golan.
Un aereo spia americano U2, veterano della Guerra Fredda e ora impegnato in Siria
A Gerusalemme i guai di Bashar Assad sono come la manna dal cielo – perché Teheran rischia di perdere il miglior alleato – ma al tempo non sarebbero contenti di vedere il potere nelle mani dei Fratelli musulmani. Più appariscente il lavoro del Mit, il servizio turco. Ankara ospita molti disertori siriani e ha infiltrato uomini in diverse province. Notizie non confermate sostengono che alcune decine di agenti turchi o loro informatori sarebbero stati catturati dal Mukhabarat di Damasco. E ora sarebbero in corso negoziati sul loro destino. Missioni complicate, dove non mancano sorprese. Un funzionario dei servizi è stato arrestato dai suoi colleghi. Lo hanno accusato di aver di aver rapito e consegnato alla Siria un alto ufficiale che aveva cercato asilo oltre confine. La Turchia, inoltre, tiene d’occhio i separatisti curdi del Pkk che hanno ripreso la collaborazione con la Siria. I guerriglieri possono agire da quinta colonna con attentati nelle principali città turche. Damasco non è comunque sola. E i suoi numerosi apparati di sicurezza si stanno rivelando letali. A cominciare dalla temuta intelligence dell’aviazione che, da sempre, si occupa poco di aerei e molto di intrighi. Dagli omicidi agli attentati all’estero. Uno scudo irrobustito dai consiglieri russi, presenti ovunque. Ufficiali e sergenti schierati nelle installazioni militari come al fianco dei reparti che incalzano i ribelli. Gli uomini inviati da Mosca hanno messo a punto tecniche brutali in Cecenia e ora le esportano. Infine gli iraniani. I pasdaran assistono il regime per le intercettazioni, sono coinvolti nella repressione, collaborano alla sorveglianza degli esuli siriani in Turchia e in Libano, regione dalla quale arrivano rifornimenti per gli insorti. Secondo informazioni di fonte francese gli iraniani si occupano dell’addestramento degli ufficiali dell’Unità 101, reparto d’elite che insieme alla temuta Quarta Divisione rappresenta la punta di lancia di Bashar Assad.
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