Sette spagnoli su 10 considerano la monarchia un’istituzione positiva per il Paese e oltre 1 su 2 (56%) la giudica «vicina o molto vicina» alla gente. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto di rilevamento DYM per il quotidiano di destra ABC, in uno dei momenti più difficili dei 36 anni di regno di Juan Carlos, a causa dell’inchiesta sulla presunta corruzione che vede imputato Inaki Urdargarin, il marito dell’infanta Cristina, secondogenita dei reali. Nonostante sia stato realizzato dieci giorni dopo l’interrogatorio fiume di Urdargarin del 6 e 7 marzo scorsi davanti al giudice istruttore di Palma de Maiorca, il sondaggio evidenzia che gli spagnoli conservano una buona immagine della monarchia. Per il 69% degli intervistati è un’istituzione «abbastanza o molto» impegnata nella democrazia; mentre per il 68% è «molto o abbastanza rispettata» a livello internazionale. Tuttavia, meno della metà degli spagnoli (47%) la considera un’istituzione moderna e quasi nella stessa percentuale (52%) gli intervistati la considerano simile alle altre monarchie europee, mentre solo per il 36% è migliore. Il re Juan Carlos continua a riscuotere ampi consensi. Il 77% degli spagnoli valuta positivamente il suo operato durante il mancato colpo di Stato del 23 febbraio del 1981; il 72% pensa lo stesso in relazione alla sua azione rispetto all’Eta basca; il 79% degli intervistati approva la risposta data dal re al presidente del Venezuela, Hugo Chavez, quando nel corso di un vertice latinoamericano gli disse: «Perchè non stai zitto?». L’opinione più negativa degli intervistati riguarda proprio le attivit… imprenditoriali del genero del monarca, Inaki Urdargarin, approvate solo dal 44% degli spagnoli e bocciate da un 42%. In ogni caso, la stragrande maggioranza degli spagnolo, l’81%, sottolinea la buona immagine della Spagna proiettata da re Juan Carlos all’estero; mentre il 63% riconosce la sua funzione di ‘arbitro’ fra le istituzioni e la capacità di favorire l’unità fra gli spagnoli. Il fatto, infine, che la monarchia susciti un riconoscimento superiore a quello della figura del re, con una percentuale del 69% rispetto al 63%, sfata anche la convinzione che la Spagna sia ‘juancarlista’ più che genuinamente monarchica.
Se si tiene conto del forte sentimento antispagnolo e antimonarchico diffuso nella società basca e catalana, si comprende quanto il valore medio del 70% di gradimento nei confronti della monarchia di Madrid equivalga nella cosiddetta ‘Spagna profonda’ ad un 80% abbondante.
Come se non bastasse si moltiplicano in Spagna i segnali di rivendicazione del passato franchista. Il paese di Guadiana del Caudillo (Badajoz), nella regione orientale dell’Estremadura, conserverà il suo nome dedicato all’ex dittatore fascista Francisco Franco, nonostante la cosa violi la legge sulla “memoria storica” approvata recentemente dal parlamento spagnolo. Lo hanno deciso in un referendum gli abitanti del piccolo Comune, che conta complessivamente 2.530 persone. Degli 817 che si sono recati alle urne, 495 hanno votato a favore della conservazione del nome, mentre altri 310 hanno votato per la sola denominazione di Guadiana. La partecipazione al voto, non molto alta, è stata comunque superiore a quella delle ultime elezioni europee nonostante che i partiti di centrosinistra e sinistra, Psoe e IU, assieme all’Associazione per il recupero della memoria storica dell’Estremadura, avessero invitato a disertare il referendum. Una scelta estrema, quella degli abitanti del piccolo centro dell’Estremadura, ma in linea con una cultura reazionaria ampiamente diffusa che lega la monarchia con il vecchio regime all’interno di una mitologia nazionalista e sciovinista mai tramontata. E che anzi la galoppante crisi economica potrebbe riportare in auge.
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Antonino
Gentile Marco Santopadre, sono italiano e vivo in Spagna da ormai 4 anni. Il suo articolo e a dir poco grossolano, e evidenzia in forma palese che lei ignora la storia spagnola. La storia non è ne buona ne cattiva, ma solitamente è complessa e specifica; comprenderla è sempre un esercizio utile. Tra le grandi dittature fasciste che hanno caratterizzato il secolo passato quella di Franco è atipica e estremamente differente da quella italiana. Per cominciare era, e bisogna vivere qui per rendersene conto, una dittatura religiosa. Con pesanti complicità della chiesa. In secondo luogo è una dittatura che per imporsi ha dovuto scatenare una guerra civile, tra le guerre civili più drammatiche della storia e questa è un’altra differenza con l’Italia dove invece il fascismo si impose rapidamente e con ben più vasto successo. La caduta del franchismo è un altro capitolo peculiare della Spagna. Il periodo che seguì alla morte di Franco non vide infatti una vera e propria caduta del regime e un ritorno alla repubblica drammaticamente schiacciata da Franco. Vide invece una transizione. Complessa, complessissima e storicamente affascinante. In questa transizione il ruolo di Juan Carlos fu determinante, insieme a quello di Alfonso Suárez e a quello dell’allora segretario del partito comunista spagnolo Santiago Carrillo. Per queste ragioni Juan Carlos, come persona, riscuote un largo consenso. Meritato. Differente molto differente è invece come è percepita la monarchia come istituzione. Per incominciare bisogna dire che qui il Re non alcun potere. Tanto per spiegarci, neanche quelli riservati in Italia al capo dello stato. In tutti i casi il giudizio è in gran parte negativo, per il semplice fatto che si vorrebbe il ritorno alla situazione politica pre gruerra civile. E’ piuttosto diffusa l’idea che alla morte di Juan Carlos la monarchia si estinguerà. Bisogna aggiungere che lei cita dati del periodico ABC, un periodico di estrema destra i cui sondaggi sono a dir poco discutibili (potremmo paragonarlo al nostro “Il Giornale” e io non citerei simili fonti). Le ragioni di quel sondaggio, in tutti i casi, nascono proprio dalla preoccupazione dell’estrema destra per lo scandalo Inaki Urdargarin, e indicano, e sono testimonianza proprio del fatto che l’idea monarchica è poco radicata nel tessuto civile spagnolo. Dopo lei tocca il tema della autonomia. Tema complesso (anche questo) e non privo di contraddizioni piuttosto forti. Per incominciare l’attuale pensiero autonomino di Catalugna non è per molti versi diverso dal più becero pensiero Leghista nostrano. Barcellona è un grosso polo industriale, tra i più importanti di Spagna, il paragone con Milano non è fuori luogo. Diverso invece è il tema dell’identità culturale (e delle pensantissime conseguenza che il franchismo ebbe su questa). La Spagna, di fatto, già è una repubblica federale e gode di autonomie che l’Italia si sogna. Questo processo di decentralizzazione dello stato è sempre stato gestito storicamente dalle sinistre, mentre le destre lo hanno sempre contrastando. Pero la Catalugna ha appena dato larga maggioranza alla destra. Aggiungiamo che la vera regione “rossa” spagnola non è ne la Catalugna (Valenzia ferocemente autonomista è sempre stato baluardo del franchismo, la unica tra le regioni ad appoggiare il tentato colpo di stato del ’81) ma l’Andalusia. Regione povera, del sud, non autosufficiente. Quando sento, come ho sentito molte volte, un amico catalano chiosare con un “quelli non hanno voglia di lavorare e noi lavoriamo per loro”, faccio fatica, molta fatica a riconoscere in questo movimento un puro movimento di liberazione con Lo Stato Centralista e Imperialista. Vedo più il Trota che Lenin.
In generale noto da parte della sinistra italiana un certo odio verso questo paese, un tentativo di criminalizzarlo ed etichettarlo. Non ne comprendo le ragioni ma una cosa è certa: dietro c’è una FEROCE ignoranza e l’ignoranza, cosi mi ha insegnato mio nonno, è sempre fascista!
Mariano Carlini
Capisco la stesura buona ma l’ultima frase lascia proprio il tempo che trova!!! e toglie credibilità a tutto il contenuto sopra!!! e che la monarchia regni e migliori se stessa sempre!!! passato e futuro assieme…o vogliamo parlare delle repubbliche di sinistra o di destra quanto fanno l’interesse dei popoli?