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Siria: CNS chiede intervento armato straniero e no fly zone

Roma, 13 marzo 2012, Nena News – In Siria si susseguono le violenze, sempre più atroci, che l’opposizione attribuisce alle «milizie» pro-regime e il regime a «gruppi terroristi armati» finanziati dall’esterno (Arabia saudita e Qatar). Ieri fonti dell’opposizione hanno parlato di un centinaio di vittime, ma sono soprattutto i 47 morti ammazzati, fra donne e bambini, nei quartieri sunniti di Karm az Zeitun e Adawi, nella città martoriata di Homs, da dove migliaia di persone starebbero fuggendo, a suscitare orrore e sgomento. Uccisi dalle milizie filo-Assad Shabiha, secondo l’opposizione; da «gruppi terroristi armati» che poi avrebbero inviato le foto terribili dei cadaveri alle tv arabe al Jazeera e al Arabyia per screditare il governo, secondo fonti governative. Foto che circolano su Youtube. «Le uccisioni dei civili in Siria devono fermarsi adesso. Il mondo deve mandare un messaggio chiaro che questa situazione è inaccettabile», ha detto l’inviato speciale di Onu e Lega araba Kofi Annan ad Ankara.

Annan ha passato due giorni a Damasco, dove ha incontrato (oltre all’opposizione interna del Comitato nazionale per il cambiamento democratico) il presidente Assad a cui ha presentato «proposte concrete» per un cessate il fuoco e l’accesso degli aiuti umanitari. Alla sua partenza, domenica, si è detto, nonostante tutto, contro venti e maree, «ottimista». Ieri mattina ha fatto tappa a Doha, in Qatar, dove ha incontrato l’emiro Hamad bin Khalifa al Thani, che gli ha ribadito la posizione qatariota e in genere delle petro-monarchie del Golfo: un’azione militare internazionale contro Assad, la fornitura d’armi all’opposizione (sicuramente già in corso) e il riconoscimento del Consiglio nazionale siriano (Cns, l’ombrello delle opposizioni prevalentemente dell’esterno) quale unico rappresentante legittimo del popolo siriano. Nel pomeriggio è arrivato ad Ankara, dove doveva incontrare il premier turco Erdogan e i vertici del Cns. Uno dei suoi dirigenti, George Sabra, in una conferenza stampa dopo il massacro di Homs attribuito al regime, ha anticipato quelle che saranno le richieste a Kofi: «un intervento militare internazionale e arabo urgente» e la costituzione «di una fo-fly zone». Il copione è quello libico.

Il Cns ha già ribadito in più occasioni che non accetterà di avviare negoziati con il regime siriano a meno che Assad se ne vada come pre-condizione ineludibile. A sua volta Assad ha detto a Kofi che il suo governo non cambierà linea (ossia continuerà la repressione) fin quando i «gruppi terroristi armati» non avranno cessato le loro attività. Di fronte a queste affermazioni «l’ottimismo» manifestato dall’ex segretario dell’Onu sembra avere poche possibilità di successo, così come i suoi auspici che «tutte le parti siedano a un tavolo e cerchino una soluzione politica». I morti ammazzati servono a entrambe per rifiutare una soluzione politica.

Ieri in Consiglio di sicurezza dell’OnU era convocato un incontro a livello di ministri degli esteri sulla Siria, sponsorizzato dal britannico William Hague che accusa il Consiglio di aver «fallito nella sua responsabilità verso il popolo siriano» e quindi avanza la necessità di superare l’impasse. Il nodo è una nuova risoluzione accettabile per tutti i 15, dopo che l’ultima bozza (scritta da Usa e Francia) che circolava giorni fa è stata bocciata da Russia e Cina che hanno già usato due volte il diritto di veto contro risoluzioni che considerano solo una maschera «umanitaria» a tentativi espliciti di «regime change».

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